Auguri al Partigiano Giotto

Giordano Bruschi, il Partigiano Giotto, compie oggi 99 anni. A Lui, memoria storica dell’antifascismo della Val Bisagno che ha incontrato più di 50.000 studenti delle scuole genovesi, ai quali ha raccontato cosa sia stata la guerra di Liberazione ed il ricordo delle centinaia di giovani genovesi che diedero la vita per riscattare l’onore dell’Italia infangato dai fascisti e dai loro alleati nazisti.

Giordano Bruschi viene festeggiato ed onorato oggi nella sua Val Bisagno al Circolo Sertoli.

Auguri Partigiano Giotto.

 

 

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Woodstock: Tre giorni di pace e musica rock

La Woodstock Music and Art Fair, più nota come The Woodstock Fair, in italiano Fiera di Woodstock fu uno degli eventi musicali del XX secolo più importanti.

L’evento ebbe inizio il 15 agosto 1969 e si concluse il 18 dello stesso mese. Consiserato il più importante festival musicale della cultura hippie, si svolse nello stato di New York, nella cittadina di Bethel, non lontana da Woodstock, città già nota come sede di diverse iniziative legate alla cultura hippie. Lo slogan fu “Three Days of Peace & Rock Music“, ovvero “Tre giorni di pace e musica rock

Si stima che abbiano partecipato circa 500.000 persone, rispetto una previsione di 40.000/60.000. Alla fine il luogo prescelto fu un’area di 600 acri comprendendo anche uno stagno.

Il notevole afflusso di partecipanti creò non pochi problemi logistici, ad esempio fare entrare i camion con i sistemi audio, e igienici in quanto erano pochissimi i bagni chimici disponibili.

Ciò nonostante Woodstock rimane una delle più grandi manifestazioni musicali di tutti i tempi.

Pateciparono molti dei più famosi artisti di lingua inglese del momento, tanto che fu necessario prolungare al 18 agosto con la partecipazione finale di Jimi Hendrix che rimane nella storia della musica Rock.

Non sto a riportare tutti gli artisti ed i brani da loro interpretati, in quanto si trovano facilmente in rete, ma solo quelli che ricordo e che ho maggiormente apprezzato ieri ed oggi, a distanza di 55 anni e i brani più significativi.

Richie Havens With a Little Help from My Friends

Strawberry Fields Forever

Hey Jude

Arlo Guthrie Amazing Grace
Joan Baez Oh Happy Day

We shall overcome

Santana Soul Sacrifice
Janis Joplin To Love Somebody

Summertime

Creedence Clearwater Revival Proud Mary
Joe Cocker Just Like a Woman

With a Little Help from My Friends

Crosby, Stills, Nash & Young Marrakesh Express
Jimi Hendrix Hey Joe

 

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Sono tutti bambini

Due foto che non sono poi tanto diverse una dall’altra. Quella, più famosa e in bianco e nero, mostra dei bambini Ebrei rinchiusi in un lager nazista, mentre mostrano il tatuaggio con il numero di identificazione.

Sono bambini colpevoli, si fa per dire, solo del fatto di appartenere ad una religione, con i loro genitori, oggetto della barbarie nazista e della follia di molti uomini

La seconda foto, recente ed a colori, mostra dei bambini in una tenda di fortuna tra muri pericolanti mentre su un fuoco improvvisato tentano di cucinare un misero pranzo. Il bambino in primo piano è sporco, ferito, lacero ed i suoi occhi fanno trasparire il terrore.

Sono bambini Palestinesi, colpevoli di non avere un territorio che diventi per loro stato, e di dover vivere rinchiusi in una striscia di territorio, Gaza, o in piccole zone della Cisgiordania.

Non vi è grande differenza tra la follia di Hitler che voleva lo sterminio di tutti gli Ebrei iniziando dai bambini e quella del primo ministro Israeliano Netanyahu che più volte ha ribadito che vuole lo sterminio della maggior parte dei Palestinesi e che mai vi sarà uno stato Palestinese accanto ad Israele.

Ancora ieri una scuola dove erano ricoverati donne, anziani e bambini è stata bombardata dall’aviazione israeliana, con la giustificazione che potevano essere nascosti dei miliziani di Hamas.

100 morti, molti dei quali bambini che si assommano a tutte le criminali azioni contro scuole, ospedali, campi profughi, Sono 26.000 i bambini Palestinesi morti nel corso dell’attuale conflitto. Altre migliaia sono feriti e porteranno per sempre i segni di questa criminale guerra.

Quanti bambini dovranno ancora morire, rimanere invalidi, crescere nella paura ? Fino a quando sarà concesso all’esercito israeliano di uccidere civili, contro ogni regola morale ?

La Corte Penale dell’Aia ha chiesto il mandato d’arresto per Netanyahu accusandolo di crimini contro l’umanità: l’Italia deve richiamare l’ambasciatore  ed in prospettiva interrompere le relazioni diplomatiche con gli stati criminali.

Israeliani e Palestinesi devono poter vivere come due popoli in due stati, pacificamente e secondo quanto previsto dal piano di pace del 1947 e dei successivi accordi, primi tra tutti, quelli di Oslo.

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Uccidete pure me. L’idea che è in me non l’ucciderete mai !!

“Uccidete pure me. L’idea che è in me non l’ucciderete mai !!!” Questa frase Giacomo Matteotti la gridò in faccia ad un gruppo di fascisti in camicia nera, qualche giorno prima di essere vilmente e brutalmente ammazzato da sicari inviati da Mussolini.

Giacomo Matteotti, fu il principale avversario del fascismo e della dittatura che stava per essere formata, e memorabile fu il discorso di accusa che pronunciò il 30 maggio davanti alla Camera dei Deputati, quando contestò gli esiti delle ultime elezioni politiche, che si erano tenute il 6 aprile, in un clima di terrore e repressione.

“Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me” disse Matteotti ai deputati socialisti che aveva vicino. E ciò purtroppo avvenne.

Questa ricorrenza centenaria avviene in un momento storico in cui frange neofasciste italiane  hanno rialzato il capo dalla fogna in cui la storia le aveva relegate, e tentano di colpire i diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione Repubblicana.

Per questo è necessario vigilare ed essere pronti a contrastare “con ogni mezzo lecito o no”, come scrisse il grande Partigiano Sandro Pertini, chi voglia tentare di far resuscitare il fascismo, in qualsiasi forma esso si sia tramutato o si nasconda.

 

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La diga sul torrente Noci

Articolo dell’ Ing. Ugo Bossi, pubblicato sul Bollettino municipale della Grande Genova n° 7 – ottobre 1928

 

Da molti anni ormai l’opinione pubblica genovese era saltuariamente richiamata – specialmente durante il ripetersi dei periodi di grande siccità o durante l’esposizione di programmi elettorali – sul problema del suo approvvigionamento idrico che sempre più si manifestava insufficiente ed inadeguato ai bisogni della città.

Molti progetti furono in discussione, molti studi interessanti e precisi furono fatti.

Ma solamente nell’immediato dopo guerra – quando verificandosi pure in Genova il fenomeno dell’accentramento di popolazione si dimostrò di conseguenza la soluzione del “problema dell’acqua” ormai improrogabile – fu dall’Amministrazione Comunale decisa la costruzione di un nuovo acquedotto. Fra i diversi studi che l’Ufficio tecnico municipale aveva approntati e raccolti con l’oculata e tenace attività dell’ing. Bologna preposto alla sezione acquedotti, l’Acquedotto di Valle Noci apparve quello immediatamente realizzabile e capace di un ulteriore sviluppo che potesse per un lungo periodo di anni garantire l’approvvigionamento di acque confacente alle esigenze dello sviluppo cittadino e dell’igiene sociale.

Si trattava di costruire nella valle appunto del torrente Noci – che scende dal monte Candelozzo (m. 1034) quale affluente di sinistra dello Scrivia dopo essersi confuso nelle acque del Laitona o rivo di Creto – un serbatoio artificiale che trattenendo le acque di piena e quelle provenienti dalle sorgenti nei periodi di morbida, potesse permettere la continua erogazione di una sufficiente quantità di acqua capace, almeno in un primo tempo, di sopperire unitamente agli altri acquedotti esistenti alle più urgenti esigenze della Città. Nel mentre già si prevedeva e si avanzavano le opportune domande di concessione per addurre in seguito nello stesso bacino del Noci quantità non indifferenti delle acque che copiose scorrono nella non lontana Valle del Trebbia.

Un altro vantaggio che pare ed è essenziale dell’acquedotto di Valle Noci, consiste – data la quota sul livello del mare del serbatoio di raccolta – nel poter distribuire acqua potabile a quota alta, 430 circa sulle alture della città, vale a dire poco sotto il forte Sperone. Lo sviluppo edilizio avrà nuove possibilità di estendersi verso l’alto delle pendici montuose al disopra dell’attuale circonvallazione a monte ed oltre il tracciato della nuova circonvallazione. L’acquedotto Valle Noci potrà consegnare acque alle regioni di Quezzi, al Monte, a S. Martino ed a tutta la parte alta ad oriente ed occidente della città.

Nel 1923 il Comune di Genova appaltava i primi lotti di lavoro e precisamente la diga di sbarramento e le gallerie-canale.

La diga di sbarramento rappresenta certamente la parte più importante dell’insieme del nuovo acquedotto ed è attualmente una delle maggiori in costruzione in Italia ed in Europa.

Nella valle del Noci – un tempo silenziosa e solitaria dove pochissime famiglie vivevano dedite all’agricoltura ed alla pastorizia – ebbero inizio nello stesso anno 1923 i lavori di impianto del cantiere e di scavo delle fondazioni. Lavori proseguiti nel 1924 e che subirono qualche rallentamento dovuto al cambiamento del tipo dello sbarramento a seguito dell’intervento dei superiori uffici tecnici governativi.

Dal 1925 ad oggi il lavoro di costruzione della diga, spinto al massimo rendimento mediante l’impiego dei più perfezionati meccanismi ed impianti indicati dalla moderna tecnica di siffatto genere di costruzioni, ha condotto lo sbarramento ad un punto tale della sua erezione da permettere di prevederne con sicurezza la ultimazione entro il prossimo 1929.

La diga, che dovrà sopportare la spinta di 55 metri d’altezza d’acqua, si eleva complessivamente sulle rocce di fondazione per ml. 59,20. Con l’altezza di ritenuta di 55 ml. è possibile trattenere nella valle sbarrata circa quattro milioni di metri cubi di acqua con il che si possono erogare continuamente per ogni minuto secondo litri 265 di acqua da distribuirsi in città facendo fronte, senza dover diminuire tale erogazione, al più lungo prevedibile periodo di siccità assoluta.

A tali previsioni si è giunti mediante la raccolta accurata di osservazioni pluviometriche e di portata del torrente che ebbero inizio nel 1906 e proseguite ininterrotte fino ad oggi. Gli studi di valenti specialisti in materia di cose idrauliche e le deduzioni fatte sulla base di quelle osservazioni forniscono ogni migliore garanzia nei riguardi della capacità del bacino del Noci a consegnare ogni minuto secondo i 265 litri preventivati.

La diga del tipo “a gravità”, resistente cioè in virtù del proprio peso, ha profilo verticale triangolare raccordato in alto con un arco di cerchio ad un dado di coronamento che costituisce il ciglio e sul quale saranno sistemate le manovre delle opere di presa e degli scaricatori profondi e superficiali occorrenti per la sicurezza e per l’esercizio del bacino.

La pianta della diga è curvilinea con un raggio di curvatura di ml. 250. L’opera muraria ultimata avrà un volume di circa 130.000 metri cubi. È costruita in calcestruzzo di cemento di Casale e blocchi di pietrame annegati nel calcestruzzo. Misura alla base a contatto della roccia di fondazione una larghezza massima di metri 44 ed alla risega di base è larga ml. 40,42. Il ciglio, della larghezza di ml. 4, verrà a trovarsi alla quota 540,50 sul livello del mare mentre il livello massimo al quale potranno giungere le acque del lago avrà la quota 537,50.

Particolare cura hanno richiesto e richiedono gli scavi di fondazione e per le imposte laterali i quali vengono spinti nei fianchi delle falde di sponda fino a che non si incontrano i banchi di roccia perfettamente sani ed in posto. Questo lavoro di approntamento della fondazione che richiede attenzioni particolari rappresenta forse la parte più delicata dell’opera. Trivellazioni delle roccie di fondo nella parte centrale della valle furono eseguite con l’impiego di macchine speciali e furono gradualmente prelevati i campioni delle roccie sottostanti fino ad una profondità di metri 22, sotto il piano della più bassa fondazione. L’esito di tali esplorazioni è stato sotto ogni aspetto soddisfacente.

Un impianto di distribuzione del calcestruzzo a gravità mediante una torre distributrice di 80 metri di altezza permette di colare il calcestruzzo allo stato elastico su tutta l’ampiezza della diga.

Impianti speciali provvedono alla frantumazione della pietra per l’approntamento del pietrisco ed alla macinazione per la preparazione delle sabbie. Gli agglomeranti provenienti da Casale giungono a mezzo ferrovia a Busalla da dove vengono trasportati con autocarri fino in cantiere essendo questo raccordato, mediante un chilometro di strada ruotabile appositamente costruita, alla provinciale Doria-Creto-Montoggio per Busalla.

Il lavoro di getto del calcestruzzo è possibile solamente nei mesi da aprile a novembre e deve rimanere sospeso nel periodo invernale per il pericolo di congelamento dei calcestruzzi scendendo la temperatura costantemente sotto lo zero durante la notte sino a raggiungere a volte -12 gradi centigradi.

Sono impiegati nei lavori giornalmente circa 300 operai ed ogni giorno si gettano in media 300 metri cubi di sbarramento: vale a dire, giornalmente, si rimuovono, si manipolano e si collocano in opera circa 700 tonnellate di materiali. A tutt’oggi si sono scavati circa 85.000 metri cubi di terre e rocce ed i 100.000 mc. di sbarramento eseguito, raggiungendo i 45 metri d’altezza sulla fondazione, hanno implicato il consumo di 230.000 quintali di cemento, di 45.000 mc. di sabbia, di 80.000 mc. di pietrisco e si sono collocate in opera 48.000 tonnellate di blocchi di pietra.

Queste cifre – meglio di ogni descrizione – potranno rendere l’idea del lavoro titanico che si va compiendo e della grandiosità e poderosità degli impianti che si è reso conveniente installare.

L’ufficio tecnico municipale dei Lavori Pubblici ha distaccato in Valle Noci una Direzione locale che direttamente provvede agli studi ed alla direzione tecnica e sorveglianza dell’opera, affidata per l’esecuzione alla Impresa Ingg. Marasi e Gallo.

Meccanismi particolarmente studiati provvederanno a smaltire durante le piene le acque superflue ed eccedenti, in modo tale da garantire la sicurezza dell’opera.

Infatti lo scaricatore di superficie e la valvola di fondo permetteranno di scaricare automaticamente od a comando almeno 160 metri cubi di acqua al minuto secondo mentre è prevedibile, dato il bacino imbrifero a monte dello sbarramento di chilometri quadrati 7,5, potersi avere defluenti piene massime di 150 mc. al secondo.

L’opera di presa appositamente studiata sarà capace di erogare almeno 800 litri al secondo prevedendo in ciò il completamento dell’acquedotto Noci colle acque del Trebbia. Le bocche di emungimento permetteranno di erogare sempre acqua profonda e quindi più pura. Le più basse saracinesche di presa hanno il centro di figura posto alla quota 503 sul mare.

Un’apposita tubazione di ghisa della lunghezza di metri 80 e del diametro interno di m. 0,800 condurrà le acque dalla diga alla galleria-canale Monte Sanguineto che dopo 1000 metri di percorso sbocca in sponda destra della valle del Laitona o rivo di Creto di fronte all’abitato di Acquafredda (frazione del comune di Montoggio). Sopra il letto del Laitona, previa arginatura e copertura verrà sistemato l’edifizio di filtrazione delle acque.

La sistemazione dei filtri in questa località è stata recentemente voluta con illuminata previdenza dal Podestà di Genova On. Broccardi perché fosse possibile immettere nella galleria-canale M. Alpe immediatamente dopo la filtrazione acque pure e pronte per essere distribuite allo sbocco nel vallone di Molassana sul territorio entrato a far parte della Grande Genova. Le acque del Noci attraverso la galleria M. Alpe vengono condotte dal versante adriatico (Scrivia-Po) al versante tirrenico nella valle del Bisagno.

Le due gallerie di 1000 e 1700 metri rispettivamente sono terminate e quasi pronte ad entrare in esercizio. Quanto prima verrà posto mano alla costruzione dell’edifizio per la filtrazione mentre già si sta ponendo in opera sulla apposita sede stradale costruita la tubazione di adduzione. Questa ha uno sviluppo di chilometri 10,5 e viene adagiata lungo le pendici del versante di Val Bisagno del M. Mezzano, del Butegna, del Crovo, del Corvo raggiungendo il valico obbligatorio della Torrazza a quota 360,80. Da qui la tubazione, risalendo di quota, si sposta per breve tratto sul versante del Polcevera per ritornare su quello del Bisagno lungo le falde del M. Bastia, del Diamante, dei Due Fratelli, del Puin fino al forte dello Sperone alla quota 430 circa sul livello del mare.

I tubi di ghisa formanti la tubulatura principale hanno il diametro interno di ml. 0,500 e seguono fin come e dove possibile l’andamento delle falde montuose.

Occorre trasportare e porre in opera circa 2000 tonnellate di materiali che per la loro fragilità e la loro mole rendono quanto mai delicato e malagevole il lavoro.

Serbatoi di regolazione, una piccola centrale elettrica che sfrutterà il salto compreso tra la tubulatura a servizio della parte alta della città e quella a servizio della parte bassa e tutte le tubulature di distribuzione completeranno l’opera.

Queste a grandi linee le caratteristiche del nuovo acquedotto di Valle Noci che tra non molto potrà entrare in funzione.

Come già si è detto, in un secondo tempo l’opera verrà integrata mediante l’allacciamento alle valli dell’alta Trebbia.

 La costituzione del Consorzio Aveto-Trebbia tra i Comuni e le Provincie di Genova e Piacenza ha permesso di regolare tutte le questioni inerenti al trasporto delle acque da un versante all’altro.

Così l’Acquedotto di Valle Noci raggiungerà la sua massima importanza – veramente notevole – quando sarà integrato colla derivazione di Val Trebbia (da sorgenti dell’alta valle del Brugneto sotto l’Antola e da serbatoio artificiale) con una portata di litri 500 al minuto secondo e colla possibilità di aumentarla, qualora occorresse. Le gallerie-canale dell’Acquedotto di Valle Noci sono già disposte a doppio canale per convogliare distintamente, occorrendolo, le acque del versante Scrivia e del Trebbia. La portata complessiva dell’Acquedotto potrà così raggiungere gli 800 litri al secondo.

Il percorso occorrente per la conduttura dal Brugneto al Noci consterà di cinque gallerie-canale della lunghezza complessiva di Km. 9,500 e di Km. 2,500 di tubulatura all’aperto: un totale quindi di 12 chilometri.

L’Acquedotto di Valle Noci, studiato e costruito con tutti gli accorgimenti e gli insegnamenti della tecnica moderna, ha per la sua mole e la sua importanza l’impronta della romanità ed è e sarà opera ben degna della Grande Genova.

Valle Noci, 30 settembre 1928.

 

 

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Sopraelevata Aldo Moro: che fare ?

E’ iniziato con largo anticipo il dibattito sull’utilità della sopraelevata Aldo Moro di Genova quando sarà stato costruito il tunnel sub-portuale. Non commento il progetto del tunnel in quanto non ho competenze in merito, ma l’ipotesi di una demolizione di parte o di tutta la sopraelevata mi sembra degna di discussione.

La strada sopraelevata Aldo Moro si estende per 4.5 km, circa 6 km considerando gli accessi, seguendo l’andamento delle strade sottostanti, a loro volta insieme al porto, seguenti la linea di costa.

Fu costruita nei primi 5 anni del ’60 con un uso massivo dell’acciaio, con 201 piloni a sorreggere le due carreggiate, ciascuna a doppia corsia.

la sopraelevata sicuramente ha costituito una cesura tra la città ed il porto, più che altro dal punto di vista visivo e per i palazzi che si trovano a breve distanza, specie nel tratto contiguo a Via Gramsci.

Come ho detto si è trattato di una cesura visiva, in quanto prima della costruzione il porto era già separato con inferriate dalla città. Di questo ne ho memoria diretta. Chi doveva accedere per qualche motivo doveva passare per dei varchi controllati dalla Guardia di Finanza in quanto era frequente il contrabbando.

Ora, con il progetto del tunnel sub-portuale, molti hanno proposto di demolire tutta la sopraelevata, oppure di limitare l’abbattimento alle zone dove l’inquinamento visivo è maggiore, ad esempio la zona di Mura delle Grazie, di Via Turati, di Caricamento, di Via Gramsci.

Questo ricongiungimento città-porto-mare avrebbe un senso ma è da osservare che il mare è quello portuale, non certo quello fruibile per la balneazione. Ed il porto antico è dall’ Expo del 1992 in parte fruibile.

I favorevoli al mantenimento della sopraelevata sostengono che ormai essa è integrata nel panorama della città e i costi di demolizione e riassetto urbanistico sarebbero elevatissimi. Mantenendola insieme al tunnel si avrebbe un doppio percorso che dalla Foce arriva a Sampierdarena, lasciando alle strade storiche il solo traffico locale.

Da qualcuno è anche nata l’idea di lasciare la sopraelevata ma utilizzarla come un percorso verde pedonale e in parte ciclabile, con la possibilità di apprezzare sia le palazzate, sia il porto antico, sia la stazione marittima, ed il porto commerciale, fino alla Lanterna, simbolo della città. Questo potrebbe essere un’idea vincente, ma temo che non sia nelle corde di chi vuole ad ogni costo che ci sia un rientro economico.

Nel video ho registrato l’intero percorso Foce-Sampierdarena per vedere i tempi di percorrenza: a velocità consentita ci ho messo 7 minuti e 20 secondi. Va bene che non era un’ora di grande traffico, ma a me non è mai capitato di vedere code, se non raramente per incidenti.

Quindi concludendo: vale la pena di demolire la sopraelevata Aldo Moro e costruire un tunnel costoso e che molti cittadini non percorreranno per paura di restare intrappolati in caso di incidente ?

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