The Beatles

Now and Then: il brano finale dei Beatles

E’ stata rilasciata oggi  la versione restaurata di quella che può essere considerata la canzone finale dei Beatles: “Now and Then“.

I Beatles sono stati il fenomeno musicale più importante della seconda metà del XX secolo. Un fenomeno che durò praticamente solo per gli anni ’60 e terminato per una serie di incomprensioni tra i membri del quartetto.

Oggi i Beatles ancora in vita, over 80, sono Paul McCartney e Ringo Star. Gli altri due, John Lennon fu brutalmente assassinato da un pazzo l’8 dicembre del 1980 e George Harrison ucciso da un male incurabile il 29 novembre 2001.

Negli anni a seguire furono fatti diversi tentativi di pubblicare alcuni pezzi rimasti a livello di provini, ma la tecnologia di allora, primo fra tutti il fatto che i brani erano registrati su nastri a quattro piste, non permetteva un risultato ottimale.

Dopo la morte di Lennon Nel 1994, Yoko Ono consegnò a Paul McCartney alcune cassette contenenti registrazioni demo di quattro delle canzoni incompiute di John Lennon: “Free as a Bird“, “Grow Old with Me“, “Real Love” e “Now and Then” con “for Paul” scritto di pugno da John.

I tre Beatles in vita (Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr) non hprovarono mai a lavorare su “Grow Old with Me” in modo simile a come avevano fatto con le altre canzoni della “reunion” degli anni ’90 dei Beatles.

Free as a Bird” e “Real Love” sono stati gli unici completati e pubblicati su “Anthology 1“. I risultati non furono ottimali ed i brani apparivano una specie di mosaico dove la voce di John si capiva subito che era quella degli anni ’70, rielaborata per quanto possibile ma in un certo senso estranea alla base musicale e alle voci degli altri componenti.

I Fab Four provarono anche a lavorare su “Now and Then“, ma decisero di abbandonare il progetto perché il demo originale di Lennon richiedeva troppo lavoro per portarlo allo standard necessario per una pubblicazione.

Ora con la tecnologia “Machine Learning” ha consentito di rendere attuale la voce di Lennon, ed inserirla in “Now and Then” insieme a quelle attuali di Paul e Ringo.

Il brano inizia con la voce di Ringo che dà il tempo “one…two…” e subito Paul inizia con un arpeggio di pianoforte sulla quale la tecnologia fa scivolare la voce, quella degli anni d’oro, di John. Ed è lei, la voce, a portare avanti la musica nella parte in cui la chitarra basso di Paul e la batteria di Ringo sostengono un lento ritornello.

E nella seconda parte ècco l’inedito: le voci di Paul e Ringo si uniscono, come mai accaduto in alti brani dei Fab Four.

Forse George resta un po’ in disparte, ma ecco l’intuizione di Paul: un assolo fi chitarra “sliding” che lascia l’ascoltatore con il respiro sospeso. Ed il brano, passando per una orchestra di archi, tipicamente beatlesiana, si porta alla conclusione dopo 4 minuti ed 8 secondi di pura poesia.

[Introduzione]
(One, two, three)

[Ritornello]
I know it’s true
It’s all because of you
And if I make it through
It’s all because of you

[Strofa 1]
And now and then
If we must start again
Well, we will know for sure
That I will love you

[Coro]
Now and then
I miss you
Oh, now and then
I want you to be there for me
Always to return to me

[Strofa 2]
I know it’s true
It’s all because of you
And if you go away
I know you’ll never stay

[Coro]
Now and then
I miss you
Oh, now and then
I want you to be there for me

[Ponte]
(Ah)
(Ah)
(Ah)
(Ooh)
(Ah)

[Ritornello]
I know it’s true
It’s all because of you
And if I make it through
It’s all because of you

[Conclusione]

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La fine dell’epopea dei Beatles

Il 10 aprile 1970 in un’intervista Paul McCartney comunicava lo scioglimento della band e che non avrebbe più scritto canzoni con John Lennon. Subito dopo John dichiarava che Paul non se ne era andato, ma era stato licenziato.

Dopo 10 anni, dal 1960 al 1970, finiva l’epopea dei Beatles, la band che aveva cambiato la musica della seconda metà del ‘900.

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Ringo Starr compie 82 anni (e non li dimostra…)

Ringo Starr, al secolo Richard Starkey, compie oggi 82 anni. Per i pochi che non lo conoscono, dico solo che Ringo è stato il batterista del più importante band del XX secolo, The Beatles.

Forse per il fatto che la posizione della batteria lo poneva dietro gli altri tre componenti del gruppo, John Lennon, Paul McCartney e George Harrison, Ringo è il meno famoso. Teniamo anche conto che il gruppo era dominato come autori dalla coppia John-Paul, alcune con George, mentre per Ringo sono accreditate ben poche canzoni.

Ringo Starr è considerato uno dei più bravi percussionisti della musica Rock, sia l’attenzione che poneva nelle esecuzioni sia in studio che in concerto, sia per alcune innovazioni che, in seguito, sono state utilizzate da moltissimi batteristi.

Inoltre Ringo è stato, specie negli ultimi anni ’60 del XX secolo, un elemento di distensione negli innumerevoli contrasti specie tra Lennon e McCartney, che hanno, purtroppo determinato lo scioglimento del gruppo nel 1970.

Dopo tale fase Ringo ha intrapreso la carriera di solista, pur non raggiungendo i livelli degli altri Beatles, ma che continua anche ora senza sosta.

Auguri Ringo, 82 anni ma non li dimostri certo.

 

 

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Abbey Road 1969

Quando una foto diventa un’icona

Cinquant’anni fa, il giorno 8 agosto 1969, i Beatles erano impegnati nella produzione del loro dodicesimo e, purtroppo, penultimo album negli studi di Abbey Road, a Londra. I Fab Four ed i loro collaboratori di studio discussero a lungo sull’immagine di copertina da utilizzare. Diverse proposte, dalle più semplici alle più complesse, non riuscirono a soddisfare completamente il quartetto anche alla luce del successo avuto dall’album del 1967 “Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club band” e che si voleva replicare.

Ad un certo punto a Paul McCartney venne l’idea di una foto del quartetto nel momento di attraversare la strada di fronte lo studio, Abbey Road. A dare corpo all’idea fu chiamato Iain Macmillan, un fotografo che aveva già lavorato con i Beatles. Senza chiedere alcun permesso, Mamillan organizzò la ripresa intorno alle ore 12, contando così sullo scarso traffico di veicoli e passaggio di pedoni. Il Fotografo si pose su una scala mentre i Fab Four attraversarono sulle strisce la strada.

Non si sa bene come fosse organizzato l’attraversamento, si sa solo che l’ordine fu scelto dal fotografo. Nella foto si vedono i quattro di lato, davanti John Lennon con un vestito bianco e le mani in tasca, Ringo Starr in un completo “total black”, Paul McCartney con un vestito blu spiegazzato, sigaretta tra le dita e senza scarpe. Chiude la fila George Harrison in abbigliamento più casual in jeans.

La foto si ritiene non sia mai stata ritoccata, a sinistra si vede un’auto, un Maggiolino Volkswagen, malamente parcheggiata a metà sul marciapiede, a destra un furgone nero, probabilmente un taxi londinese, e poco lontano la figura di un uomo, un turista americano che senza volere si è trovato a far parte di una foto così importante. Come detto in precedenza la foto servì per la copertina dell’album chiamato “Abbey Road” che uscì nell’autunno dello stesso 1969.

La foto divenne con gli anni iconica. Ma perchè questo accadde ? In fondo si tratta di una foto abbastanza normale, sicuramente meno complessa ed accurata di quella usata per “Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club band”, ma alcuni particolari hanno portato, negli anni successivi, a letture molto fantasiose, a partire da quella che ritiene che la foto volesse comunicare la morte di Paul McCartney, sostituito in seguito da un sosia, quello che ancor oggi si esibisce in decine di concerti. E’ ovvio che chi ha un minimo di sale in zucca non possa considerare fantasiosa, se non cospirazionista tale teoria, ma molti si sono lanciati a individuare in alcuni particolari supporto ad essa.

  • La posizione e l’abbigliamento dei quattro: John, vestito di bianco, rappresenterebbe il religioso che officia il funerale. Ringo, di nero vestito, uno degli addetti al rasporto della bara, o, cosa comune in Inghilterra, colui che coordina il funerale. Paul, unico ad avere la gamba destra in avanti, con la sigaretta nella mano destra (è a tutti noto il fatto che sia mancino), e senza scarpe sarebbe il defunto (in Inghilterra i defunti si seppellliscono senza scarpe). George, infine, in abiti quasi da lavoro sarebbe il seppellitore.
  • Il furgoncino o taxi nero: potrebbe rappresentare un carro funebre.

Appare evidente che la teoria sulla morte di Paul, per sostenuta in seguito da diversi indizi indizi non è altro che una pura e semplice idiozia, in quanto nei cinquantanni successivi Paul McCartney ha avuto una straordinaria carriera ed ancor oggi, avvicinandosi agli 80 anni, tiene concerti in tutto il mondo.

L’attraversamento di Abbey Road ancor oggi è meta di un costante pellegrinaggio di fans che si riprendono nello stesso modo dei Fab Four.

 

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Sgt. Pepper compie 50 anni

Esattamente cinquant’anni fa, tra il 26 maggio 1967 e il 1 giugno dello stesso anno (la vera data non è mai stata chiarita), uscì l’ottavo album dei Beatles dal titolo che apparve ai più strano: “Sgt. Pepper’e Lonely Heart Club Band“, tradotto: “La Banda del Club dei Cuori Solitari del Sergente Pepper“. I Beatles erano al momento al culmine della loro notorietà, anche se come è noto la loro storia come gruppo durò tremendamente poco, solo 10 anni, dal 1960 al 1970, e veniva dopo un altro monumento della musica degli anni ’60, l’album “Revolver“.

Sgt.Pepper è considerato un album dei ricordi di gioventù dei Fab4, e mescola brani dal ritmo incalzante, ad altri molto più lenti, questi ultimi anche con il suono del sitar di George Harrison.

La canzone di apertura, che dà il titolo all’album fu innovativa sia per l’utilizzo di una banda, registrata anche nel momento in cui accordava gli strumenti,  sia per il rumore di fondo di un pubblico, quasi fosse stata una registrazione live.

Altre due canzoni sono state sempre considerate di rottura, in quante giudicate l’una, “Lucy in the Sky with Diamonds” un inno all’acido lisergico, e l’altra, “Fixing a Hole” alludente all’uso dell’eroina. Ovviamente Paul e John smentirono questa lettura, dicendo che nel primo caso si fossero ispirati ad un romanzo di Lewis Carroll, mentre nel secondo era semmai una critica verso l’uso di droghe pesanti a favore della marijuana (di cui Paul era un buon utilizzatore).

Tra le altre canzoni, credo che la più importante possa essere considerata “A Day in the Life“, anch’essa una metafora che illustrava le visioni che si percepivano con l’uso dell’LSD. Il brano ha una costruzione musicale complicatissima, con l’utilizzo di strumentisti, di suoni d’ambiente, di voci registrate su nastro e tagliate.

Olra ai contenuti artistici l’album è famoso per la sua copertina. Per la prima volta una copertina di un disco diventa una vera e propria opera d’arte, con una serie di significati alcuni dei quali non sono mai stati chiariti del tutto.

Se la parte centrale presenta solo una foto dei Fab4 con dei costumi da musicisti di banda, coloratissimi e diventati da allora iconici, la contro-copertina presenta i testi dei brani ed una foto dei Beatles, tre posti di fronte e Paul McCartney posto di spalle. Secondo i fautori della teoria della morte di Paul e della sostituzione dello stesso, questo è un messaggio che conferma questa strampalata teoria, unitamente alla presenza nel disco di una cosiddetta “traccia fantasma” che, letta al contrario, dovrebbe confermare la morte e ad altre indicazioni presenti nella copertina.

La copertina è una delle icone Pop del XX Secolo. Probabilmente è la più famosa. Solo poche copertine possono avvicinarsi a questa, degli stessi Beatles probabilmente “Abbey Road“, ma la cover di Sgt.Pepper presenta una complessità di messaggi ineguagliabile. Basti pensare alle persone raffigurate, da Jung a Poe, Dylan, Laurel & Hardy, Marilyn Monroe, Fred Astaire, Karl Marx, Oscar Wilde, Einstein.

Sgt. Pepper uscì in Italia dopo qualche tempo e lo stesso giorno dell’uscita mi recai presso il negozio Ricordi di Genova per acquistarlo. Ricordo la coda ed il fatto che per un paio di centinaia di lire potei comprare la versione Stereo, anche se avevo un giradischi solo mono.

 

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