Oggi 9 aprile 2023 gli studenti del Liceo C.Colombo di Genova, si sono riuniti in assemblea ed hanno deciso di occupare la scuola per protestare contro le politiche del governo in materia di istruzione, ordine pubblico e politica estera, quest’ultima con particolare riferimento a quanto accade a Gaza.
Come ex alunno del Liceo nei primi anni ’70 non posso che congratularmi con gli studenti per questa iniziativa di lotta, in particolare in relazione al conflitto tra Israele e Gaza, e al vero e proprio genocidio di civili inermi, in particolare bambini, che sta avvenendo nel silenzio colpevole dell’Occidente e, quindi, anche dell’Italia.
Certo non si può e non si deve nascondere la responsabilità di Hamas nel criminale attacco a cittadini israeliani, ma la risposta data da quello stato è unanimemente considerata spropositata, arrivando ai 30000 civili morti nella striscia di Gaza.
Il conflitto tra Palestinesi e Israeliani ha radici profonde, a partire dalla risoluzione ONU 181 del 1947 che attribuiva il 56,47 % del territorio a 500.000 ebrei + 325.000 arabi , il restante 43,53 % del territorio a 807.000 arabi + 10.000 ebrei , la tutela internazionale su Gerusalemme con circa 100.000 ebrei e 105.000 arabi . La risoluzione non fu mai rispettata da parte degli ebrei e, come conseguenza dell’arrivo di coloro che erano scampati allo sterminio nazista, circa il 70% del territroio palestinese, in particolare le regioni più fertili, fu occupato da ebrei e i palestinesi relegati in zone più aride.
La successiva risoluzione dell’ONU n. 242 del 1967 obbligava al ritiro delle truppe israeliane dai territori conquistati con la forza, obbligo che Israele ignorò. Nel giugno del 1967 ebbe luogo la “guerra dei sei giorni” tra Israele e gli stati arabi confinanti che si concluse con ulteriori annessioni da parte dello stato sionista: Alture del Golan, Gerusalemme Est, Cisgiordania e Penisola del Sinai.
In seguito, praticamente ogni anno, l’ONU votava una risoluzione in cui si intimava a Israele di ritornare allo status quo definito dalla risoluzione 181, ma il veto degli USA in Consiglio di sicurezza ebbe l’effetto di non rendere esecutiva la stessa.
Nell’ottobre 1973 vi fu una ulteriore guerra tra Israele e la coalizione araba, detta “del Kippur” che si concluse con la riconquista egiziana della penisola del Sinai, ma con la perdita di alcune zone del Golan da parte dei siriani. La guerra si concluse con gli “Accordi di Camp David“, sottoscritti dal presdente egiziano Sadat e dal primo ministro israeliano in presenza del presidente USA Carter e che prevedevano un trattato di pace tra i due stati ed il ritorno del Sinai al controllo egiziano.
Nei decenni successivi si assistette ad altri conflitti come quelli con il Libano, al tentativo di un nuovo accordo “Trattato di Oslo” tra Arafat, presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e il primo ministro israeliano Rabin, accordi che sancivano una forma di autonomia della “Autorità Palestinese” in Cisgiordania e nella striscia di Gaza, e la cessazione dell’occupazione di terre da parte di nuovi coloni ebrei, molti dei quali arrivati da paesi dell’Est Europa.
Tali accordi non furono mai compiutamente rispettati, in particolare a causa di sempre più numerosi insediamenti ebraici in Cisgiordania, e ciò portò alle due “Intifada“, rivolte organizzate per lo più da giovani palestinesi, consistenti nel lancio di pietre alle quali l’esercito sionista rispondeva con armi da fuoco.
Purtroppo le continue violazioni degli accordi, la cacciata di agricoltori palestinesi dai loro terreni per costruirvi insediamenti ebraici, hanno negli anni covato come un fuoco inarrestabile. Ed i risultati sono quelli che si vedono ora.
Israele ha un solo obiettivo: quello di distruggere completamente la striscia di Gaza, annientare il popolo Gazawi a partire dai bambini, per evitare che tra 10/15 anni possano essere loro a riprendere la lotta per la liberazione della Palestina. E all’occidente dei palestinesi poco importa e nemmeno importa più di tanto ai paesi arabi. Il popolo Gazawi è allo stremo, la Palestina non è Hamas, Israele sta affamando un popolo, ha la responsabilità delle morti di bambini, di volontari di organizzazioni umanitarie, dei medici ed infermieri degli ospedali.
Questo il documento prodotto agli alunni del Liceo Colombo di Genova, documento che da ex-alunno nonchè da docente per 45 anni nella scuola pubblica, sottoscrivo in pieno.
“Il primo tema su cui ci concentriamo è la guerra in Palestina – scrivono gli studenti e le studentesse del Colombo – o per meglio dire il genocidio in portato avanti da Israele con la partecipazione dell’occidente, il quale non solo affonda le sue radici nell’ingiustizia della creazione di uno stato colonialista in una terra abitata da un altro popolo per millenni, ma che pone come obiettivo quello di compiere una vera e propria pulizia etnica, arrivando ad essere considerato violatore del diritto internazionale perfino dall’ONU, per gentile concessione degli Stati Uniti, che recentemente non hanno più posto il veto ad ogni tentativo di risoluzione pacifica del conflitto. I dati ci pongono davanti ad una situazione che suscita orrore: dal 7 Ottobre si stima che siano morti più di trentamila palestinesi, dei quali almeno diecimila bambini, e che oggi su 2,3 milioni di abitanti della striscia di Gaza il 70% sia afflitto da una carestia operata scientemente dal governo sionista”.
“Il nostro paese però non si limita ad approvare il genocidio, ma protegge attivamente Israele: dal 19 Febbraio tramite l’operazione Aspides infatti l’Italia è ufficialmente parte del conflitto con il compito di difendere le navi commerciali e militari dell’alleanza israelo-occidentale che transitano nel Mar Rosso dalle azioni del governo yemenita Houthi, tese, in solidarietà con il popolo palestinese, ad impedire il traffico marittimo per fermare una situazione inaccettabile. Condanniamo dunque ogni forma di legame con il governo di Israele e ogni partecipazione italiana alla guerra in Palestina, poiché viola i diritti dell’uomo, il diritto internazionale scritto e condiviso da tutti i paesi e l’articolo 11 della nostra costituzione. Questo conflitto si ritrova perfettamente nelle logiche occidentali, che per il guadagno di una ristretta oligarchia finanziano guerre e privatizzano lo stato, rendendolo un’istituzione non rappresentativa per il popolo, bensì per gli interessi dei ricchi. Un sistema che non si basa sulla società ma sul singolo porta all’abbandono del pubblico se non come mezzo di accrescimento finanziario del privato, e ciò lo possiamo notare osservando la situazione in cui versa l’istruzione”.
…….chiediamo quindi al governo italiano di compiere alcune azioni: Vogliamo che sia esplicitamente condannato il genocidio palestinese, che i nostri ambasciatori e i nostri consoli siano ritirati dallo stato di Israele, che la privatizzazione non colpisca la scuola, la quale deve rimanere pubblica senza
alcuna partecipazione delle aziende nel percorso formativo…….”