25 Aprile 2025

XXV Aprile: e bravi gli scout !!!!!

E bravi gli scout…. Non mi sarei mai immaginato di vedere nella manifestazione del 25 aprile la loro partecipazione. E una par tecipazione corale, inquadrati, guidati da un bello striscione ove campeggiava la frase: LO SCOUTISMO E’ ANTIFASCISTA.

Forse avevano già partecipato negli anni passati, mea culpa per non averli notati.

Ora li ho visti e ripresi, con la loro giovanile allegria (alla faccia di un ministro meloniano che ha intimato che le manifestazioni fossero “sobrie”) unita alla compostezza e all’attenzione che era dovuta nel marciare inquadrati.

Accanto a me a pochi centimetri dalla balaustra in marmo della piazza della chiesa di Santo Stefano, ho sentito i commenti di due non giovani signore. In pratica contestavano la presenza di minori in una manifestazione “comunista”. Non potuto trattenermi dal dire loro che nella manifestazione c’erano organizzazioni di vario tipo, partiti politici e non era facile trovare dei comunisti. Comunque i comunisti avevano rappresentato a Genova il nucleo da cui sono sortirono le Brigate Partigiane, quelle che il 23 aprile 1945 hanno ridato alla città la libertà. Libertà grazie alla quale le due signore potevano esprimere le proprie ide senza timore di finire al confino od essere ammazzate.

Ho visto che questi scout appartengono ad una associazione nazionale di stampo cattolico: sono certo che faranno tesoro degli insegnamenti di Papa Francesco almeno in ambito sociale.

25 Aprile 2025

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25 aprile

80° Anniversario della Liberazione

Oggi, 25 aprile 2025, cade il 80° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo.

La data ricorda il giorno della Liberazione di Milano, ma giova ricordarne una altrettanto importante: il 23 aprile, quando le forze Partigiane liberarono Genova. Fu la prima città in Europa liberata dai combattenti non inquadrati negli eserciti alleati ma nel Corpo Volontari della Libertà.

Ai Partigiani, agli Eroi che hanno dato la vita cadendo in combattimento, a quelli che nel tempo sono stati la memoria storica della Liberazione e ai pochi ancora in vita , deve andare il pensiero riconoscente della Nazione. Riconoscenza che si deve esplicare proprio nel mantenere vivo, da parte di chi è venuto dopo e di chi verrà, il ricordo di ciò che fu il più grande movimento popolare dell’Italia moderna: la Resistenza.

A coloro che, invece, si schierarono con l’invasore nazista aderendo alla Repubblica sociale, vada il perenne ludibrio nessuna pietà. Lo stesso a coloro che oggi vorrebbero far tornare indietro l’orologio della storia ad un periodo in cui la Libertà fu cancellata dalle peggiori dittature.

Purtroppo ogni giorno che passa si osserva una deriva neo o post-fascista da parte del governo o delle amministrazioni locali. Come ha scritto Antonio Scurati costoro cercano di riscrivere la storia, attribuendo le responsabilità ai nazisti e dimenticandosi la connivenza e collaborazione data dai fascisti repubblichini.

ORA E SEMPRE RESISTENZA

 

 

Partigiani
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81 anni dalla strage della Benedicta

Sono trascorsi 81 anni dalla strage della Benedicta, una delle più efferate avvenute intorno a Genova.

Tra il 6 aprile e l’11 aprile 1944 75 partigiani appartenenti alle Brigate Garibaldi, furono massacrati da militari della Guardia Nazionale Repubblicana con l’aiuto di reparti nazisti.

La strage avvenne in località Benedicta nei pressi dell’abitato di Capanne di Marcarolo, nel comune di Bosio, sull’Appennino ligure, poco lontano dal confine con la provincia di Genova.

Allo scopo di far venir meno il sostegno dato dagli abitanti del luogo e dei paesi vicini ai gruppi antifascisti, i comandi repubblichini, di concerto con le truppe naziste, organizzarono rastrellamenti che portarono a scontri armati con la Brigata Autonoma Alessandria e la III Brigata Garibaldi della Liguria.

Queste forze Partigiane, per lo più costituite da giovani male armati, furono soverchiate dai nazifascisti contando ben 147 morti, dei quali 75 catturati furono fucilati dai Granatieri repubblichini il 7 apile 1944.

I Partigiani catturati furono in parte avviati ai ai lager tedeschi; altri 17 partigiani furono fucilati il 19 maggio vicino al passo del Turchino, insieme ad altri 42 prigionieri, come rappresaglia per l’ attentato contro un gruppo di soldati tedeschi che si trovavano al cinema Odeon di Genova.

A 80 anni da questo evento, di cui è accertata la responsabilità di fascisti italiani, stiamo assistendo a rigurgiti di quella ideologia, con tentativi di riscrivere la storia diminuendo le responsabilità di italiani al soldo dei nazisti, come avviene anche in altre stragi, partendo da quella delle Fosse Ardeatine.

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80 anni dalla strage delle Fosse Ardeatine.

81 anni dalla strage delle Fosse Ardeatine

Il 24 marzo ricorrono 81 anni dalla strage delle Fosse Ardeatine. 335 persone, da giovani di 17 anni ad anziani di 75, antifascisti comunisti, socialisti ed azionisti, ebrei, persone qualunque in carcere per piccoli reati, o semplicemente sfortunati che erano passati vicino via Rasella dove aveva avuto luogo un attentato contro una colonna di fascisti repubblichini.

Su ordine del generale tedesco Kappler essi furono prelevati dai carceri controllati dai nazisti e dai loro alleati fascisti condotti alle Fosse Ardeatine e crudelmente uccisi con un colpo di pistola alla nuca, ed i cadaveri gettati nelle caverne uno sull’altro.

Una delle peggiori stragi nazifasciste che ebbero luogo in diverse parti dell’Italia, perpetrate dai soldati nazisti e dai loro alleati fascisti repubblichini, durante la risalita a nord delle truppe di occupazione.

In questi ultimi anni è sorto il tentativo da parte di neofascisti di attribuire la responsabilità della rappresaglia ai Partigiani che colpirono un gruppo di soldati altoatesini, ben sapendo che quello fu un atto di guerra contro l’occupante nazista ed i suoi alleati, come per altro in seguito riconosciuto da diverse sentenze giudiziarie.

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L’eccidio di Cravasco

Le giornate del 22 e 23 marzo 1945 furono teatro di uno dei più sanguinosi eccidi nel genovesato perpetrati dai nazisti con la collaborazione di fascisti repubblichini.

Si trattò di una rappresaglia per l’uccisione in una azione di guerra di nove soldati tedeschi da parte di Partigiani della Brigata volante Balilla.

Venti partigiani detenuti nel carcere di Marassi furono scelti dalle milizie repubblichine e portati nella frazione di Cravasco, nel comune di Campomorone. Nella concitazione del momento due Partigiani (Luise Tristano e Bindi Eugenio) riescono a fuggire.
Un terzo Partigiano Arrigo Diodati, colpito dal piombo nazista, riesce miracolosamente a salvarsi.

Principali responsabili dell’eccidio furono Mauro Risi, milite repubblichino in servizio nelle carceri come sorvegliante dei prigionieri politici e Siegfried Engel, Obersturmbannführer, comandante delle forze naziste in presidio a Genova.

Particolarmente efferato fu il comportamento di Risi che in alcuni casi diede il colpo di grazia ai Partigiani agonizzanti. Per questo fu fucilato dopo un regolare processo.

Elenco delle vittime
Antibo Oscar (Lauri) nato il 12/02/1908 a Savona; 5ª Brg. Gar. Div. Gin Bevilacqua
Bellegrandi Giovanni (Annibale) nato nel 1919 a Brescia; org.Otto
Bernardi Pietro, nato il 14/03/1910 a Durrmenz (Germania); Brg. Sap Jori
Bianchi Orlando (Orlandini), nato il 19/09/1900 a Genova; collaboratore militare C.M.R.L.
Bignotti Virgilio (Franchi), nato il 31/08/1888 a Biella; comando Sap
Bo Cesare (Emilio), nato il 17/12/1924 a Sampierdarena (Ge); Sap Buranello
Boido Pietro (Pierin) nato il 12/12/1914 a Nizza Monferrato (Al); Sap Alprom
Campi Giulio (Cesare) nato il 07/02/1897 a Spezia; condirettore ufficio lanci C.M.R.L.
Capitò Gustavo (Fermo) nato il 07/02/1897 a Spezia; Capo servizio informazioni C.M.R.L.
Carù Giovanni, nato il 22/12/1912 a Ferno (Va); Brg.Sap Centro
Dattilo Cesare (Oscar) nato il 11/09/1921 a Cogoleto (Ge); Comandante Brg. assalto Buranello Div. Mingo
Goso Giacomo nato il 04/08/1895 a Bardineto (Sv); Brg. Gl Savona
Malinverni Giuseppe (Otto) nato il 08/04/1925 a Rivarolo (Ge); Vicecomandante Brg. Sap Buranello
Panevino Nicola (Silva) nato il 13/07/1910 a Carbone (Pz); Brg. Gl. Savona
Quartini Renato (Tino) nato il 27/09/1923 a Ronco Scrivia; gapista, comandante squadre d’azione Fronte
della Gioventù
Riberti Bruno nato il 06/11/1926 a Migliarino (Fe); Brg Sap Jori
Salvestrini Ernesto (Amilcare) nato nel 1923 a Marina di Massa (Ms); radiotelegrafista

Da notare che dopo l’eccidio diverse stalle di Cravasco furono date alle fiamme o depredate dai nazisti.

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L’eccidio del Forte Castellaccio

Alle prime luci dell’alba del 1 febbraio 1945, ottant’anni fa, quando ormai la guerra volgeva verso la liberazione dell’Italia e la sconfitta del nazifascismo, sei Partigiani furono assassinati da militi delle brigate nere, dopo un sommario processo che si era tenuto il giorno precedente e che aveva sentenziato per essi la morte.

I nomi dei Partigiani erano: Sabatino Di Nello (Silvestri), Piero Pinetti (Boris), Alfredo Formenti (Brodo), Luigi Riva (Foce), Angelo Gazzo (Falco) e Federico Vinelli (Ala o Seri).

I sei eroi furono legati a delle sedie, chieste in prestito al vicino convento di suore, e fucilati alla schiena da un manipolo di criminali delle brigate nere.

Nello stesso Forte Castellaccio furono fucilati il 18 gennaio ed il 12 marzo dello stesso anno altri due Partigiani Corradino Nuzzi e Gian Domenico Diambri.

Questi Eroi non verranno mai dimenticati, come non verranno mai dimenticati gli altri eccidi perpetrati dai criminali fascisti.

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29 settembre 1944: la strage di Monte Sole

Il 29 settembre 1944 ebbe inizio la serie di stragi note come “Strage di Monte Sole” o, spesso più di frequente, come “Strage di Marzabotto“.

In realtà le stragi, che si conclusero il 5 ottobre furono perpetrate in diversi centri abitati dell’Appennino bolognese, posti sulle pendici del Monte Sole: Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno.

Responsabili dell’efferata strage furono i soldati dell’esercito tedesco, delle SS e fascisti repubblichini, più che altro impegnati come delatori, spie ma anche partecipanti direttamente alle stragi.

La strage di Monte Sole fu la più pesante in termini di perdite di cittadini inermi, e seguì quelle di Sant’Anna di Stazzema e di Vinca, in una lunga striscia di sangue che seguì la fuga verso nord dei soldati tedeschi. Ad essi era stato dato l’ordine da parte del feldmaresciallo Kesserling di fare “terra bruciata” nelle zone ove combattevano le formazioni partigiane.

Incaricato di ciò fu il maggiore Reder, comandante del 16° battaglione Panzer Aufklärung Abteilung della 16° Panzer Granadier Division “Reichs Führer SS”, uno dei peggiori criminali di guerra del teatro italiano.

Il 29 settembre le truppe naziste si avvicinarono alla frazione di Casaglia di Marzabotto. Gli abitanti, in maggior parte anziani, donne e bambini si radurarono in preghiera nella chiesa di Santa Maria Assunta. I nazisti entrarono nella chiesa, uccisero il parroco ed alcuni anziani, ed ordinarono agli altri di recarsi al cimitero e lì 197 innocenti, dei quali 50 bambini, furono massacrati con mitragliatrici e bombe a mano.

Da lì iniziò una esplosione di ferocia insensata che portò i soldati tedeschi, guidati da fascisti, in ogni frazione della zona, Caprara, Cerviano, Creva, ed in altri casolari isolati ad uccidere senza pietà chi vi fosse trovato.

La ferocia dei nazifascisti fu tale che alcuni bambini furono decapitati, altri civili inermi fatti a pezzi con le bombe a mano, o con mitragliatrici pesanti.

Il tutto durò sei giorni, sei giorni in cui la degenerazione prese il sopravvento su qualsiasi senso di umanità. Una lunga striscia di sangue che alla fine contò qualcosa come 1830 vittime, tra quelli uccisi e quelli che morirono successivamente in conseguenza delle ferite ricevute.

A distanza di 80 anni dalle stragi di Monte Sole, la memoria di queste deve restare viva in ogni persona che si riconosca nei valori della democrazia, tanto più in un momento dove rigurgiti fascisti, teorie negazioniste e sovraniste sono purtroppo riemerse.

Concludo riportando una foto della lapide ad ignominia, epigrafe di Piero Calamandrei indirizzata al feldmaresciallo Kesserling.

 

 

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Sandro Pertini

Sandro Pertini: 126° dalla nascita

Il 25 settembre 1896 nasceva a Stella San Giovanni Sandro Pertini, una delle più luminose figure del ‘900: combattente nella I guerra mondiale, antifascista, autorevole membro della Resistenza, Presidente della Camera dei Deputati e Presidente della Repubblica.

Un uomo che definire un gigante è riduttivo, soprattutto se paragonato ai politici attuali.

Rimane viva in me la campagna per le elezioni politiche del 1972 e l’onore di averlo potuto conoscere.

Sicuramente attuale questa sua frase:

“Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica. Sembra assurdo quello che dico, ma è così: il fascismo a mio avviso è l’antitesi delle fedi politiche, il fascismo è in contrasto con le vere fedi politiche. Non si può parlare di fede politica parlando del fascismo, perché il fascismo opprimeva tutti coloro che non la pensavano come lui.”

Quindi con i fascisti, e con chi ne condivida in parte o in tutto l’ideologia, non deve esistere alcun dialogo; essi non possono essere minimamente considerati parte di uno stato democratico, ma solo nemici da combattere senza esclusione di colpi per eliminarli definitivamente dalla faccia della Terra.

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