Note di Nomenclatura Chimica Inorganica

Ritrovati dopo lunghe ricerche delle dispense sulla nomenclatura chimica inorganica, che avevo redatto nel 1982 per gli alunni del biennio geometri dell’Istituto Tecnico Statale di Chiavari,

Come si può vedere le dispense sono scritte con una macchina da scrivere, ed in piccola parte, ad esempio legami e molecole, a mano. Nel 1982 a scuola avevamo un solo computer Commodore Pet e stavamo imparando ad usarlo…

NOTE di NOMENCLATURA CHIMICA 1982
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Premio Nobel per la Chimica 2024

Il Premio Nobel per la Chimica 2024 ha insignito tre scienziati che hanno compiuto importanti studi sulle proteine.

Ecco alcune informazioni sui tre laureati:

David Baker (1962, Seattle, WA, USA) è riuscito nell’impresa, quasi ritenuta per anni impossibile, di costruire tipi di proteine completamente nuovi, partendo da zero. Quota del premio: 1/2.

Demis Hassabis (1976, London, United Kingdom)  e John Jumper (1985, Little Rock, AR, USA) hanno sviluppato un modello di intelligenza artificiale per risolvere un problema vecchio di oltre 50 anni: prevedere le strutture complesse delle proteine. Queste scoperte hanno un enorme potenziale in particolare in campo farmaceutico. Quota del premio: 1/2 ciascuno.

The official website of the Nobel Prize – NobelPrize.org

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Auguri al Partigiano Giotto

Giordano Bruschi, il Partigiano Giotto, compie oggi 99 anni. A Lui, memoria storica dell’antifascismo della Val Bisagno che ha incontrato più di 50.000 studenti delle scuole genovesi, ai quali ha raccontato cosa sia stata la guerra di Liberazione ed il ricordo delle centinaia di giovani genovesi che diedero la vita per riscattare l’onore dell’Italia infangato dai fascisti e dai loro alleati nazisti.

Giordano Bruschi viene festeggiato ed onorato oggi nella sua Val Bisagno al Circolo Sertoli.

Auguri Partigiano Giotto.

 

 

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Woodstock: Tre giorni di pace e musica rock

La Woodstock Music and Art Fair, più nota come The Woodstock Fair, in italiano Fiera di Woodstock fu uno degli eventi musicali del XX secolo più importanti.

L’evento ebbe inizio il 15 agosto 1969 e si concluse il 18 dello stesso mese. Consiserato il più importante festival musicale della cultura hippie, si svolse nello stato di New York, nella cittadina di Bethel, non lontana da Woodstock, città già nota come sede di diverse iniziative legate alla cultura hippie. Lo slogan fu “Three Days of Peace & Rock Music“, ovvero “Tre giorni di pace e musica rock

Si stima che abbiano partecipato circa 500.000 persone, rispetto una previsione di 40.000/60.000. Alla fine il luogo prescelto fu un’area di 600 acri comprendendo anche uno stagno.

Il notevole afflusso di partecipanti creò non pochi problemi logistici, ad esempio fare entrare i camion con i sistemi audio, e igienici in quanto erano pochissimi i bagni chimici disponibili.

Ciò nonostante Woodstock rimane una delle più grandi manifestazioni musicali di tutti i tempi.

Pateciparono molti dei più famosi artisti di lingua inglese del momento, tanto che fu necessario prolungare al 18 agosto con la partecipazione finale di Jimi Hendrix che rimane nella storia della musica Rock.

Non sto a riportare tutti gli artisti ed i brani da loro interpretati, in quanto si trovano facilmente in rete, ma solo quelli che ricordo e che ho maggiormente apprezzato ieri ed oggi, a distanza di 55 anni e i brani più significativi.

Richie Havens With a Little Help from My Friends

Strawberry Fields Forever

Hey Jude

Arlo Guthrie Amazing Grace
Joan Baez Oh Happy Day

We shall overcome

Santana Soul Sacrifice
Janis Joplin To Love Somebody

Summertime

Creedence Clearwater Revival Proud Mary
Joe Cocker Just Like a Woman

With a Little Help from My Friends

Crosby, Stills, Nash & Young Marrakesh Express
Jimi Hendrix Hey Joe

 

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Salvador Allende

Salvador Allende: discorso all’Assemblea delle Nazioni Unite

Il 4 dicembre 1972 Salvador Allende Gossens,  Presidente della Repubblica del Chile, democraticamente eletto il 3 novembre 1970, tenne all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, di fronte a 130 rappresentanti, un memorabile e storico discorso.

In questo discorso Egli rappresentò la sua visione del mondo, in particolare dell’America latina dove si perpetrava lo sfruttamento delle risorse naturali da parte delle nazioni capitaliste, in particolare da parte delle grandi società degli USA.

Purtroppo un anno dopo, nel settembre del 1973 la visione di questo grande uomo fu brutalmente stroncata prima da scioperi fomentati dalle grandi società statunitensi, poi dall’azione di militari fascisti, guidati dal criminale Pinochet, che portò all’attacco al palazzo presidenziale della Moneda e all’assassinio di Allende. A ciò fece seguito una delle più brutali dittature del XX secolo, con migliaia di assassini e sparizioni.

Il video integrale è un documento storico di enorme interesse, per cui ho ritenuto di pubblicarlo e di aggiungere, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, il testo completo in Spagnolo (originario), Italiano ed Inglese.

Testo in Italiano

Testo in Spagnolo

Testo in Inglese

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Sopraelevata Aldo Moro: che fare ?

E’ iniziato con largo anticipo il dibattito sull’utilità della sopraelevata Aldo Moro di Genova quando sarà stato costruito il tunnel sub-portuale. Non commento il progetto del tunnel in quanto non ho competenze in merito, ma l’ipotesi di una demolizione di parte o di tutta la sopraelevata mi sembra degna di discussione.

La strada sopraelevata Aldo Moro si estende per 4.5 km, circa 6 km considerando gli accessi, seguendo l’andamento delle strade sottostanti, a loro volta insieme al porto, seguenti la linea di costa.

Fu costruita nei primi 5 anni del ’60 con un uso massivo dell’acciaio, con 201 piloni a sorreggere le due carreggiate, ciascuna a doppia corsia.

la sopraelevata sicuramente ha costituito una cesura tra la città ed il porto, più che altro dal punto di vista visivo e per i palazzi che si trovano a breve distanza, specie nel tratto contiguo a Via Gramsci.

Come ho detto si è trattato di una cesura visiva, in quanto prima della costruzione il porto era già separato con inferriate dalla città. Di questo ne ho memoria diretta. Chi doveva accedere per qualche motivo doveva passare per dei varchi controllati dalla Guardia di Finanza in quanto era frequente il contrabbando.

Ora, con il progetto del tunnel sub-portuale, molti hanno proposto di demolire tutta la sopraelevata, oppure di limitare l’abbattimento alle zone dove l’inquinamento visivo è maggiore, ad esempio la zona di Mura delle Grazie, di Via Turati, di Caricamento, di Via Gramsci.

Questo ricongiungimento città-porto-mare avrebbe un senso ma è da osservare che il mare è quello portuale, non certo quello fruibile per la balneazione. Ed il porto antico è dall’ Expo del 1992 in parte fruibile.

I favorevoli al mantenimento della sopraelevata sostengono che ormai essa è integrata nel panorama della città e i costi di demolizione e riassetto urbanistico sarebbero elevatissimi. Mantenendola insieme al tunnel si avrebbe un doppio percorso che dalla Foce arriva a Sampierdarena, lasciando alle strade storiche il solo traffico locale.

Da qualcuno è anche nata l’idea di lasciare la sopraelevata ma utilizzarla come un percorso verde pedonale e in parte ciclabile, con la possibilità di apprezzare sia le palazzate, sia il porto antico, sia la stazione marittima, ed il porto commerciale, fino alla Lanterna, simbolo della città. Questo potrebbe essere un’idea vincente, ma temo che non sia nelle corde di chi vuole ad ogni costo che ci sia un rientro economico.

Nel video ho registrato l’intero percorso Foce-Sampierdarena per vedere i tempi di percorrenza: a velocità consentita ci ho messo 7 minuti e 20 secondi. Va bene che non era un’ora di grande traffico, ma a me non è mai capitato di vedere code, se non raramente per incidenti.

Quindi concludendo: vale la pena di demolire la sopraelevata Aldo Moro e costruire un tunnel costoso e che molti cittadini non percorreranno per paura di restare intrappolati in caso di incidente ?

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Bravi ragazzi del Liceo Colombo

Oggi 9 aprile 2023 gli studenti del Liceo C.Colombo di Genova, si sono riuniti in assemblea ed hanno deciso di occupare la scuola per protestare contro le politiche del governo in materia di istruzione, ordine pubblico e politica estera, quest’ultima con particolare riferimento a quanto accade a Gaza.

Come ex alunno del Liceo nei primi anni ’70 non posso che congratularmi con gli studenti per questa iniziativa di lotta, in particolare in relazione al conflitto tra Israele e Gaza, e al vero e proprio genocidio di civili inermi, in particolare bambini, che sta avvenendo nel silenzio colpevole dell’Occidente e, quindi, anche dell’Italia.

Certo non si può e non si deve nascondere la responsabilità di Hamas nel criminale attacco a cittadini israeliani, ma la risposta data da quello stato è unanimemente considerata spropositata, arrivando ai 30000 civili morti nella striscia di Gaza.

Il conflitto tra Palestinesi e Israeliani ha radici profonde, a partire dalla risoluzione ONU 181 del 1947 che attribuiva il 56,47 % del territorio a 500.000 ebrei + 325.000 arabi , il restante 43,53 % del territorio a 807.000 arabi + 10.000 ebrei , la tutela internazionale su Gerusalemme con circa 100.000 ebrei e 105.000 arabi . La risoluzione non fu mai rispettata da parte degli ebrei  e, come conseguenza dell’arrivo di coloro che erano scampati allo sterminio nazista, circa il 70% del territroio palestinese, in particolare le regioni più fertili, fu occupato da ebrei e i palestinesi  relegati in zone più aride.

La successiva risoluzione dell’ONU n.  242 del 1967 obbligava al ritiro delle truppe israeliane dai territori conquistati con la forza, obbligo che Israele ignorò. Nel giugno del 1967 ebbe luogo la “guerra dei sei giorni” tra Israele e gli stati arabi confinanti che si concluse con ulteriori annessioni da parte dello stato sionista: Alture del Golan, Gerusalemme Est, Cisgiordania e Penisola del Sinai.

In seguito, praticamente ogni anno, l’ONU votava una risoluzione in cui si intimava a Israele di ritornare allo status quo definito dalla risoluzione 181, ma il veto degli USA in Consiglio di sicurezza ebbe l’effetto di non rendere esecutiva la stessa.

Nell’ottobre 1973 vi fu una ulteriore guerra tra Israele e la coalizione araba, detta “del Kippur” che si concluse con la riconquista egiziana della penisola del Sinai, ma con la perdita di alcune zone del Golan da parte dei siriani. La guerra si concluse con gli “Accordi di Camp David“, sottoscritti dal presdente egiziano Sadat e dal primo ministro israeliano  in presenza del presidente USA Carter e che prevedevano un trattato di pace tra i due stati ed il ritorno del Sinai al controllo egiziano.

Nei decenni successivi si assistette ad altri conflitti come quelli con il Libano, al tentativo di un nuovo accordo  “Trattato di Oslo” tra Arafat, presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e il primo ministro israeliano Rabin, accordi che sancivano una forma di autonomia della “Autorità Palestinese” in Cisgiordania e nella striscia di Gaza, e la cessazione dell’occupazione di terre da parte di nuovi coloni ebrei, molti dei quali arrivati da paesi dell’Est Europa.

Tali accordi non furono mai compiutamente rispettati, in particolare a causa di sempre più numerosi insediamenti ebraici in Cisgiordania, e ciò portò alle due “Intifada“,  rivolte organizzate per lo più da giovani palestinesi, consistenti nel lancio di pietre alle quali l’esercito sionista rispondeva con armi da fuoco.

Purtroppo le continue violazioni degli accordi, la cacciata di agricoltori palestinesi dai loro terreni per costruirvi insediamenti ebraici, hanno negli anni covato come un fuoco  inarrestabile. Ed i risultati sono quelli che si vedono ora.

Israele ha un solo obiettivo: quello di distruggere completamente la striscia di Gaza, annientare il popolo Gazawi a partire dai bambini, per evitare che tra 10/15 anni possano essere loro a riprendere la lotta per la liberazione della Palestina. E all’occidente dei palestinesi poco importa e nemmeno importa più di tanto ai paesi arabi. Il popolo Gazawi è allo stremo, la Palestina non è Hamas, Israele sta affamando un popolo, ha la responsabilità delle morti di bambini, di volontari di organizzazioni umanitarie, dei medici ed infermieri degli ospedali.

Questo il documento prodotto agli alunni del Liceo Colombo di Genova, documento che da ex-alunno nonchè da docente per 45 anni nella scuola pubblica, sottoscrivo in pieno.

 “Il primo tema su cui ci concentriamo è la guerra in Palestina – scrivono gli studenti e le studentesse del Colombo – o per meglio dire il genocidio in portato avanti da Israele con la partecipazione dell’occidente, il quale non solo affonda le sue radici nell’ingiustizia della creazione di uno stato colonialista in una terra abitata da un altro popolo per millenni, ma che pone come obiettivo quello di compiere una vera e propria pulizia etnica, arrivando ad essere considerato violatore del diritto internazionale perfino dall’ONU, per gentile concessione degli Stati Uniti, che recentemente non hanno più posto il veto ad ogni tentativo di risoluzione pacifica del conflitto. I dati ci pongono davanti ad una situazione che suscita orrore: dal 7 Ottobre si stima che siano morti più di trentamila palestinesi, dei quali almeno diecimila bambini, e che oggi su 2,3 milioni di abitanti della striscia di Gaza il 70% sia afflitto da una carestia operata scientemente dal governo sionista”.

“Il nostro paese però non si limita ad approvare il genocidio, ma protegge attivamente Israele: dal 19 Febbraio tramite l’operazione Aspides infatti l’Italia è ufficialmente parte del conflitto con il compito di difendere le navi commerciali e militari dell’alleanza israelo-occidentale che transitano nel Mar Rosso dalle azioni del governo yemenita Houthi, tese, in solidarietà con il popolo palestinese, ad impedire il traffico marittimo per fermare una situazione inaccettabile. Condanniamo dunque ogni forma di legame con il governo di Israele e ogni partecipazione italiana alla guerra in Palestina, poiché viola i diritti dell’uomo, il diritto internazionale scritto e condiviso da tutti i paesi e l’articolo 11 della nostra costituzione. Questo conflitto si ritrova perfettamente nelle logiche occidentali, che per il guadagno di una ristretta oligarchia finanziano guerre e privatizzano lo stato, rendendolo un’istituzione non rappresentativa per il popolo, bensì per gli interessi dei ricchi. Un sistema che non si basa sulla società ma sul singolo porta all’abbandono del pubblico se non come mezzo di accrescimento finanziario del privato, e ciò lo possiamo notare osservando la situazione in cui versa l’istruzione”.

…….chiediamo quindi al governo italiano di compiere alcune azioni: Vogliamo che sia esplicitamente condannato il genocidio palestinese, che i nostri ambasciatori e i nostri consoli siano ritirati dallo stato di Israele, che la privatizzazione non colpisca la scuola, la quale deve rimanere pubblica senza
alcuna partecipazione delle aziende nel percorso formativo…….”

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