40 anni senza John Lennon

L’8 dicembre 1980 alle ore 23 circa a New York John Lennon stava rincasando, dopo una giornata di lavoro nel suo studio di registrazione, quando davanti all’atrio del Dakota Building, dove risiedeva, un giovane di nome Mark David Chapman esclamò: “Hey, mister Lennon”. John ebbe appena il tempo di girarsi mentre Chapman esplodeva 5 colpi di pistola verso di lui. Johon cadde a terra perdendo i sensi e fu subito soccorso e trasportato al Roosvelt Hospital dove in meno di un’ora morì.

Le motivazioni addotte dall’assassino furono diverse in divesi momenti, da quella in cui pensava così di liberarrsi da una “depressione cosmica”, a quella religiosa, riferita alla strofa di  Imagine ove si immagina un mondo senza religioni, all’invidia per una persona che aveva conseguito un successo planetario. Fu condannato ad almeno 25 anni di carcere,  ma tutt’ora è ristretto in quanto le sue richieste di libertà condizionata sono state sempre respinte.

Con quei 5 colpi di pistola moriva uno dei più importanti musicisti del XX secolo, sia per la sua attività nei Beatles, dove con Paul McCartney fu autore della maggior parte dei brani sia come testo che come musica, sia per quella da solista nel corso degli anni ’80 del XX secolo.

Non credo sia il caso di ricordare i successi dei Beatles, ma piuttosto la produzione come solista che fu permeata dal pacifismo, tanto che fu per anni dichiarato persona non gradita negli USA e, quando riuscì ad avere la “green card” sottoposto a costanti controlli da parte dell’FBI e di altre Agenzie federali.

Di questa produzione sono notevoli brani come “Power to the People” (1971) che divenne l’inno di chi era contrario all’imperialismo USA, e. dello stesso anno, la famosissima “Imagine“, considerata una dei brani più belli del XX secolo, per me il più bello. Nell’anno successivo John scrisse un’altro brano iconico “Merry Christmas (the war is over)“.

Non ho fino ad ora citato la persona più amata da John e che ne condizionò la vita: Yoko Ono, artista di origine giapponese. Secondo molti, ed io sono tra questi, Yoko Ono fu una concausa, e forse nache determinante, della separazione dei Beatles all’inizio degli anni ’70. Sappiamo che l’attività della band durò circa 10 anni, dal 1960 al 1970, per cui si può pensare cosa sarebbe potuto accadere negli anni della maturità artistica del quartetto, quali monumenti musicali avrebbero potuto creare.

Ma la storia non si può cambiare.

John Lennon
 

Imagine (1971)

Imagine there’s no heaven
It’s easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people
Living for today…Imagine there’s no countries
It isn’t hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace…You may say I’m a dreamer
But I’m not the only one
I hope someday you’ll join us
And the world will be as one

Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man
Imagine all the people
Sharing all the world…

You may say I’m a dreamer
But I’m not the only one
I hope someday you’ll join us
And the world will live as one

Immagina che non ci sia alcun paradiso
E’ facile se ci provi
Nessun inferno sotto di noi
Sopra di noi soltanto il cielo
Immagina tutta le gente
Che vive solo per l’oggi…Immagina che non ci siano patrie
Non è difficile farlo
Nulla per cui uccidere o per morire
Ed anche nessuna religione
Immagina tutta la gente
Che vive la vita in pace…

Potresti dire che io sia un sognatore
Ma non sono l’unico
Spero che un giorno ti unirai a noi
Ed il mondo sarà come uno solo

Immagina che non ci siano proprietà
Mi domando se tu possa
Nessuna necessità di avidità o ingordigia
Una fratellanza di uomini
Immagina tutta le gente
Condividere tutto il mondo….

Potresti dire che io sia un sognatore
Ma non sono l’unico
Spero che un giorno ti unirai a noi
Ed il mondo sarà come uno solo.

 

 

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Luis Sepulveda

Luis Sepúlveda Calfucura 1949-2020

Il virus maledetto, che da mesi affligge il mondo intero e, con intensità, l’Europa, si è portato via uno dei più grandi autori della letteratura latino-americana.

Luis Sepúlveda Calfucura con Gabriel García Márquez è stato, senza dubbio, uno dei più famosi scrittori della seconda parte del ‘900 e dei primi anni del XXI secolo.

Sepúlveda, è stato un animo inquieto: studente comunista, borsista in una università russa (da cui fu cacciato per le critiche espresse sul sistema sovietico), quindi rientrato in Sud America, si legò a organizzazioni guerrigliere della Colombia; poi alla fine degli anni ’60 rintrato in Cile, iscritto al Partito Socialista.

Fu con Salvador Allende, Presidente del Cile dal 1970, a difendere il palazzo presidenziale de La Moneda l’11 settembre 1973 dall’attacco dei militari golpisti di Pinochet.

Per questa sua vicinanza ad Allende fu arrestato, imprigionato, torturato e condannato all’ergastolo che, solo per la sua notorietà e per le pressioni da parte di molti paesi, riuscì ad evitare con 3 anni di carcere e l’esilio.

Il suo spirito rivoluzionario lo portò, rinunciando ad un comodo esilio in Svezia, da cui aveva ottenuto asilo politico, ad unirsi in Nicaragua alle Brigate internazionali che appoggiavano il Fronte Sandinista nella vittoriosa lotta contro il dittatore Somoza.

Riparato, successivamente, in Germania, Francia  epoi in Spagna, continuò la sua produzione letteraria, con romanzi e poesie, la maggior parte delle quali ambientate o legate all’America Latina.

Personaggio eclettico, con interessi ambientalisti, legato a Greenpeace, parlava correntemente diverse lingue, grande affabulatore sempre disponibile al dialogo con i suoi lettori che incontrava nei suoi numerosi viaggi per il mondo.

A febbraio, di ritorno da alcune conferenze in Portogallo, accusò i sintomi del Covid-19. Ricoverato in ospedale in Spagna disse alla moglie che il sangue mapuche di origine materna era forte e lo avrebbe aiutato a superare l’infezione. Sembrava quasi avercela fatta, la stessa moglie era stata dimessa, ma il virus maledetto non ha perdonato.

Aveva ancora molto da dire e da scrivere, in particolare un romanzo ambientalista, invece non sarà così.

Resta nella storia dell’America latina e, come ha scritto qualcuno: “Sepulveda ha scritto cose belle, ma le migliori le ha fatte”.

Ha chiesto di riposare in Patagonia, non nella sua terra di origine (il nord del Cile), ma in quella che chiamava “La terra alla fine del mondo” e che sentiva propria.

 

 

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Fabrizio De Andrè

Buon compleanno Faber

Oggi 18 febbraio 2020 avresti compiuto 80 anni, se un male impietoso non ti avesse portato via 21 anni fa.

A volte mi chiedo cosa avresti potuto ancora scrivere in questi anni, quali poesie e canzoni avresti potuto creare, quali emozioni dare a tutti noi.

Purtroppo è andata così, ma ci restano le tue opere, imperiture e sempre attuali.

Buon compleanno, comunque, Faber. Sei stato il più grande.

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palindromo

Una data speciale

Oggi è il 2 febbraio 2020. Scritto così non sembra una data particolare, ma se la scriviamo per estesa, nella forma 2+2+4 cifre, è 02-02-2020.

Come si vede questo numero, al netto dei trattini sarebbe 02022020 è un palindromo, ovvero si può leggere da destra a sinistra e viceversa.

Interessante anche il fatto che non solo nella notazione italiana, gg-mm-aaaa, ma anche in quella americana mm-gg-aaaa il risultato è lo stesso.

Una data palindroma simile è stata quella 01-01-1010, quindi circa 900 anni fa e la prossima sarà  l 03-03-3030.

Di date palindrome ce ne sono molte altre, ad esempio 11-11-1111, costituita da un solo numero.

La prossima data palindroma, nella notazione europea, sarà il 12-02-2021, mentre nella notazione americana sarà 12-02-2021: sembra la stessa data, ma nel primo caso si riferisce al 12 febbraio 2021, nel secondo al 2 dicembre 2021.

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Abbey Road 1969

Quando una foto diventa un’icona

Cinquant’anni fa, il giorno 8 agosto 1969, i Beatles erano impegnati nella produzione del loro dodicesimo e, purtroppo, penultimo album negli studi di Abbey Road, a Londra. I Fab Four ed i loro collaboratori di studio discussero a lungo sull’immagine di copertina da utilizzare. Diverse proposte, dalle più semplici alle più complesse, non riuscirono a soddisfare completamente il quartetto anche alla luce del successo avuto dall’album del 1967 “Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club band” e che si voleva replicare.

Ad un certo punto a Paul McCartney venne l’idea di una foto del quartetto nel momento di attraversare la strada di fronte lo studio, Abbey Road. A dare corpo all’idea fu chiamato Iain Macmillan, un fotografo che aveva già lavorato con i Beatles. Senza chiedere alcun permesso, Mamillan organizzò la ripresa intorno alle ore 12, contando così sullo scarso traffico di veicoli e passaggio di pedoni. Il Fotografo si pose su una scala mentre i Fab Four attraversarono sulle strisce la strada.

Non si sa bene come fosse organizzato l’attraversamento, si sa solo che l’ordine fu scelto dal fotografo. Nella foto si vedono i quattro di lato, davanti John Lennon con un vestito bianco e le mani in tasca, Ringo Starr in un completo “total black”, Paul McCartney con un vestito blu spiegazzato, sigaretta tra le dita e senza scarpe. Chiude la fila George Harrison in abbigliamento più casual in jeans.

La foto si ritiene non sia mai stata ritoccata, a sinistra si vede un’auto, un Maggiolino Volkswagen, malamente parcheggiata a metà sul marciapiede, a destra un furgone nero, probabilmente un taxi londinese, e poco lontano la figura di un uomo, un turista americano che senza volere si è trovato a far parte di una foto così importante. Come detto in precedenza la foto servì per la copertina dell’album chiamato “Abbey Road” che uscì nell’autunno dello stesso 1969.

La foto divenne con gli anni iconica. Ma perchè questo accadde ? In fondo si tratta di una foto abbastanza normale, sicuramente meno complessa ed accurata di quella usata per “Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club band”, ma alcuni particolari hanno portato, negli anni successivi, a letture molto fantasiose, a partire da quella che ritiene che la foto volesse comunicare la morte di Paul McCartney, sostituito in seguito da un sosia, quello che ancor oggi si esibisce in decine di concerti. E’ ovvio che chi ha un minimo di sale in zucca non possa considerare fantasiosa, se non cospirazionista tale teoria, ma molti si sono lanciati a individuare in alcuni particolari supporto ad essa.

  • La posizione e l’abbigliamento dei quattro: John, vestito di bianco, rappresenterebbe il religioso che officia il funerale. Ringo, di nero vestito, uno degli addetti al rasporto della bara, o, cosa comune in Inghilterra, colui che coordina il funerale. Paul, unico ad avere la gamba destra in avanti, con la sigaretta nella mano destra (è a tutti noto il fatto che sia mancino), e senza scarpe sarebbe il defunto (in Inghilterra i defunti si seppellliscono senza scarpe). George, infine, in abiti quasi da lavoro sarebbe il seppellitore.
  • Il furgoncino o taxi nero: potrebbe rappresentare un carro funebre.

Appare evidente che la teoria sulla morte di Paul, per sostenuta in seguito da diversi indizi indizi non è altro che una pura e semplice idiozia, in quanto nei cinquantanni successivi Paul McCartney ha avuto una straordinaria carriera ed ancor oggi, avvicinandosi agli 80 anni, tiene concerti in tutto il mondo.

L’attraversamento di Abbey Road ancor oggi è meta di un costante pellegrinaggio di fans che si riprendono nello stesso modo dei Fab Four.

 

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