Acquedotto storico: il ramo delle Fucine
Come visto in precedenza, l’acquedotto genovese una volta entrato in quella che oggi è nota come “Circonvallazione a monte”, si divideva in due rami. A ponente il ramo di Castelletto, a levante il ramo delle Fucine.
La divisione tra i due rami avveniva in quella che oggi è corso Magenta, in prossimità di via Mameli. Il ramo delle Fucine scendeva per il bosco dei Cappuccini verso la villetta Di Negro, alimentava la cascata scenografica, e si portava alle spalle di Palazzo Spinola, ora sede della Città metropolitana e della Prefettura.
Un tratto di condotta su archi è visibile accedendo in via Grenchen sul lato sinistro del palazzo della Città metropolitana (in pratica ove è l’autorimessa).
Da lì la condotta superava con un ponte canale salita Santa Caterina e si dirigeva con un percorso che non è più verificabile, verso la collina di Piccapietra, passando per le strade ove avevano sede sia tintori che fucine di metalli e passava accanto alla Porta Aurea, non più visibile.
Da lì la condotta si portava su Porta Soprana e proseguiva sul percorso delle mura medievali, su quella che oggi è chiamato passo delle Murette. Da notare che detto passo, pur pubblico, non è accessibile in quanto chiuso da un cancello che limita l’accesso ai soli abitanti.
Interessante osservare sul lato posteriore della Porta Soprana due cannoni d’acqua piombati.
Sotto il passo delle Murette, dal lato di levante, si possono osservare un arco tra edifici in vico Gattilusio e in salita di Coccagna, diversi bronzini numerati ed un lavatoio.
Dall’altro lato del passo delle Murette, in quelli chiamati Giardini Baltimora, si osservano i Lavatoi del Barabino o della Marina. Questi lavatoi erano posizionati alla fine di via della Marina, e furono spostati a seguito della trasformazione urbanistica della zona. Sono un reperto storico interessante in quanto risalgono al periodo della Repubblica di Genova, completati nel 1797.
Superata via Ravasco, la condotta si divideva in un tratto che alimentava la cisterna pubblica di piazza Sarzano ed una che passava dapprima per vico San Salvatore, inserendosi tra gli edifici, e poi per Campopisano.
Da lì proseguiva per le mura delle Grazie, fino alla cisterna che si trovava interrata sotto la piazza omonima.