Per le crêuze e le scalinate di Genova
In questi tempi di restrizioni dovute alla pandemia, anzichè passeggiare per luoghi affollati, mi piace camminare per stradine, scalinate e crêuze di cui abbonda la Circonvallazione a Monte di Genova.
Si sa che Genova è stata costruita sul mare, partendo dal Castrum romano, ma nel corso dei secoli insediamenti si sono avuti nelle colline vicine. Spesso insediamenti monastici, santuari, chiese, ma anche terreni coltivati da cui partivano, a dorso di mulo, le provviste per la città marinara. Ecco un esempio del vero “Km zero”.
Le crêuze, per chi non lo sapesse, sono delle stradine in salita, una volta usate come mulattiere, per congiungere il centro storico di Genova a insediamenti sulle alture. La caratteristica è quella di avere una parte, di solito centrale, in mattoni rossi pieni e due parti laterali di grossi ciottoli marini, per il deflusso dell’acqua piovana. In alcuni casi, come nella Salita alla Porta di San Bernardino, le mattonate sono laterali e il ciottolato centrale. Una di queste è magistralmente descritta da Fabrizio De Andrè nella stupenda canzone “Crêuza de mä”
Passando per queste crêuze, e per le scalette che spesso sono usate nei forti dislivelli, balza subito agli occhi il pessimo stato di conservazione della maggior parte. Mattoni fuoriusciti o mancanti, ciottolati divelti dal passaggio di auto, erbe cresciute ai bordi o negli interstizi. La manutenzione è praticamente zero: il Comune non se ne cura se non porprio quando le cose si fanno pericolose e l’ineffabile Sindaco Bucci preferisce spendere migliaia di euro nelle piste ciclabili, dove non passa quasi nessuno in quanto Genova non è una città per ciclisti, intesi quelli che dovrebbero usare la bicicletta per recarsi al lavoro. Queste corsie rosse stanno riempendo molte zone della città, ovviamente quelle in piano, in quanto difficilmente chi abita sulle alture (ovvero la maggior parte dei genovesi), avrebbe difficoltà ad arrampicarsi, ad esempio, per via Assarotti, via Montaldo, via Sant’Ugo per tornare a casa.
Stamattina ho pensato di fare una passeggiata dalla zona di Piazza Manin/Largo Giardino su per una scalinata che porta alla stazione della Ferrovia per Casella. Da lì salendo per le Mura seicentesche di San Bartolomeo, poi giunti alla confluenza con via Carso e via Cesare Cabella, salendo per un viottolo e scalinata lungo il bastione delle Mura di San Bernardino, scalinata e sentiero in pessime condizioni di pulizia e manutenzione, ricco, invece, di deiezioni canine, arrivati alla Chiesa e alla Porta omonime, scendendo per la salita alla Porta di San Bernardino, una lunga crêuza che ha la caratteristica di avere due mattonate laterali ed un ciottolato centrale. Anche qui la vegetazione è rigogliosa, specie di Parietaria Officinalis, i mattoni spesso pericolosamente sconnessi e lo stesso per il ciottolato. Al termine della crêuza si raggiunge la chiesa di Santa Maria della Sanità e la discesa omonima con un ingresso al parco di Villa Gruber.
Ecco uno slideshow di immagini dei tratti in scalinata e in crêuza.