Intervallo a scuola

Buon inizio delle lezioni

E’ sempre stato l’augurio che ci si faceva tra colleghi il primo giorno delle lezioni. Chi era un po’ avanti con gli anni lo usava spesso nei confronti dei più giovani, meglio se supplenti, per marcare una certa superiorità, come dire “ancora un anno davanti“.

Ieri ho inviato ad alcuni ex-colleghi lo stesso augurio per email. Alcuni mi hanno ringraziato, un paio mi ha risposto con frasi che potrei riassumere in: “Ci stai prendendo per il culo ?

In effetti riprendere le lezioni dopo un anno travagliato, fatto di Didattica a Distanza (E-Learning, per i più colti), di collegi dei docenti con “Team” o simili, ed avere di fronte lo spettro di una recrudescenza della pandemia e dover convivere con altre persone in ambiente ristretto, magari con il famoso metro di distanza tra le rime buccali, non è una situazione facile da gestire.

Chi ha un minimo di conoscenza della scuola, specie della secondaria superiore, sa benissimo che la distanza interpersonale e l’uso della mascheria non sono possibili in ambiente scolastico. In 44 anni di scuola come docente, ai quali si potrebbero aggiungere i 13 di scuola, e l’università, non ho mai visto in un cambio d’ora gli alunni restare al loro posto, bensì alzarsi, recarsi dal docente uscente per un chiarimento, scambiare qualche parola con un compagno, magari bere un po’ d’acqua dalal sua bottiglietta, aprire la finestra, etc.

E non immagino certo che la mascherina sia rapidamente collocata al giusto posto in quei momenti, così come nelle ricreazioni, all’entrata e all’uscita, nei laboratori, in palestra.

Parliamo dell’intervallo o pausa di socializzazione (escamotage per poter inserire quei minuti nel monte ore e non doverli, altrimenti, recuperare). Le istruzioni ministeriali dicono che l’intervallo deve essere svolto in tempi diversi per classi o gruppi di classe, al fine di prevenire al massimo i contatti tra alunni di classi diverse. Quindi un plesso che abbia, ad esempio, 15 classi poste su due piani dovrebbe far svolgere l’intervallo in sette momenti diversi per un piano, in 8 per l’altro; questo perchè non vi è altro modo di separare alunni di classi diverse che si recheranno nei pochi servizi esistenti, o ai pochi distributori di bevande e merendine. Quindi ci sarebbe da immaginare, ad esempio,  una campanella che suoni 8 volte per indicare l’inizio dei vari intervalli, 8 volte la loro conclusione. In pratica un concerto di campanelle per metà mattinata.

Anche ingressi ed uscite scaglionate creeranno ben pochi problemi, anche perchè così facendo le ore di lezione risulteranno sfalsate per diverse classi. Altro concerto di campanelle.

Infine il problema dell’accertamento della temperatura per gli alunni. Le istruzioni demandano alle famiglie la cosa: i genitori devono misurare la temperatura ai loro figli per accertarsi che sia sotto i fatidici 37.5 °C.

Peccato che molti genitori escono di casa per recarsi al lavoro ben prima dei figli, spesso si tratta di un solo genitore presente, quindi alla fine o lo farà l’alunno, oppure se ne fregherà e andrà a scuola senza misurarsi la temperatura.

Teniamo anche conto che nelle superiori ci sono alunni (meritevoli) che provengono da località non vicine. Quando insegnavo a Chiavari, ho avuto alunni provenienti dall’Appennino Parmense o dall’alta Val d’Aveto, con oltre un’ora e mezza di viaggio in autobus. Più di una volta è capitato che arrivati a scuola dicessero di non sentirsi bene, magari per una banale influenza, ma quando erano partiti non se ne erano accorti.

Poi ad essere malpensanti, potrebbe accadere che qualche genitore di fronte ad una temperatura di 37.7 °C dica al figlio di andare lo stesso “tanto sarà solo un’alterazione” per evitare lo scompiglio della vita famigliare.

Quindi davvero l’augurio da fare ai Docenti, al personale non docente e agli studenti è quello di avere molta fortuna, oltra al consiglio di applicare con costanza le norme di sicurezza.

Concludo con una considerazione: si poteva fare di meglio ? Sicuramente qualcosa si poteva fare, nei 6 mesi in cui il problema è esploso. Si sono acquistati i banchi singoli, ci sarà una dotazione quotidiana di mascherine e DPI per i dipendenti, si sono aperti alcuni spazi nelle scuole, ma non si è pensato di recuperare spazi alternativi in modo da ridurre il numero di alunni nei plessi esistenti. Possono andare bene le biblioteche, i musei, qualche teatro, ma sarebbe stato più utile recuperare spazi non provvisori, magari partendo da caserme dismesse, depositi, fabbricati industriali dismessi, o anche utilizzando prefabbricati che potrebbero in futuro essere riutilizzati in caso di calamità naturali.

E poi superare una volta per tutte il “Digital Divide“, in modo che tutte le località e le abitazioni siano raggiunti dalla banda larga, sia cablata o Wifi, in modo che parte della didattica sia svolta in modalità a distanza, con opportuna formazione sia dei Docenti che degli studenti, ai quali dovrebbe anche essere garantito l’uso in comodato di notebook, tablet, router, e quanto sia necessario per accedere a Internet.

E di conseguenza assumere Docenti ed ATA per consentire di sdoppiare le classi in gruppi di non più di 10/12 alunni, creando quelle “bolle sanitarie” che potrebbero confinare eventuali infezioni.

 

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esame stato 2020

L’esame di Stato 2020

Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato il 16 maggio l’attesa Ordinanza ministeriale n.10 sullo svolgimento dell’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione.

Già da tempo il Ministro Azzolina si era espressa sulla necessità di svolgere l’esame in osservanza alle disposizioni di contenimento della pandemia Covid-19, evitando la presenza nelle scuole in contemporanea di tutti i candidati. In altre parole la struttura dell’esame, risalente alla cosiddetta “Riforma Berlinguer”, Legge 10 dicembre 1997, n. 425, e che prevedeva 3 prove scritte ed un colloquio su tutte le materie del curriculo del V anno, viene ridotta ad un solo colloquio con contestuale rimodulazione dei crediti.

L’Ordinanza di cui si parla in due articoli, il 16 ed il 17, specifica in modo cogente sia i contenuti del colloquio che la scansione temporale dello stesso.

Nell’art. 16,comma 2 in particolare, si legge:

Ai fini di cui al comma 1, il candidato dimostra, nel corso del colloquio:

  1. di aver acquisito i contenuti e i metodi propri delle singole discipline, di essere capace di utilizzare le conoscenze acquisite e di metterle in relazione tra loro per argomentare in maniera critica e personale, utilizzando anche la lingua straniera;
  2. di saper analizzare criticamente e correlare al percorso di studi seguito e al profilo educativo culturale e professionale del percorso frequentato, mediante una breve relazione o un lavoro multimediale, le esperienze svolte nell’ambito dei PCTO;
  3. di aver maturato le competenze previste dalle attività di “Cittadinanza e Costituzione” declinate dal consiglio di classe.

Ed al comma 3:

La sottocommissione provvede alla predisposizione dei materiali di cui all’articolo 17 comma 1, lettera c) prima di ogni giornata di colloquio, per i relativi candidati. Il materiale è costituito da un testo, un documento, un’esperienza, un progetto, un problema ed è finalizzato a favorire la trattazione dei nodi concettuali caratterizzanti le diverse discipline e del loro rapporto interdisciplinare. Nella predisposizione dei materiali e nella preliminare assegnazione ai candidati, la sottocommissione tiene conto del percorso didattico effettivamente svolto, in coerenza con il documento di ciascun consiglio di classe, al fine di considerare le metodologie adottate, i progetti e le esperienze realizzati, con riguardo anche alle iniziative di individualizzazione e personalizzazione eventualmente intraprese nel percorso di studi, nel rispetto delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida.

L’art.17 entra nel merito dello svolgimento del colloquio, fissandone, anche qui sembra in modo cogente, le parti e le modalità:

  1. L’esame è così articolato e scandito:
    1. discussione di un elaborato concernente le discipline di indirizzo individuate come oggetto della seconda prova scritta ai sensi dell’articolo 1, comma 1, lettere e b) del Decreto materie. La tipologia dell’elaborato è coerente con le predette discipline di indirizzo. L’argomento è assegnato a ciascun candidato su indicazione dei docenti delle discipline di indirizzo medesime entro il 1° di giugno. Gli stessi possono scegliere se assegnare a ciascun candidato un argomento diverso, o assegnare a tutti o a gruppi di candidati uno stesso argomento che si presti a uno svolgimento fortemente personalizzato. L’elaborato è trasmesso dal candidato ai docenti delle discipline di indirizzo per posta elettronica entro il 13 giugno. Per gli studenti dei licei musicali e coreutici, la discussione è integrata da una parte performativa individuale, a scelta del candidato, della durata massima di 10 minuti. Per i licei coreutici, il consiglio di classe, sentito lo studente, valuta l’opportunità di far svolgere la prova performativa individuale, ove ricorrano le condizioni di sicurezza e di forma fisica dei candidati;
    2. discussione di un breve testo, già oggetto di studio nell’ambito dell’insegnamento di lingua e letteratura italiana durante il quinto anno e ricompreso nel documento del consiglio di classe di cui all’articolo 9;
    3. analisi, da parte del candidato, del materiale scelto dalla commissione ai sensi dell’articolo 16, comma 3;
    4. esposizione da parte del candidato, mediante una breve relazione ovvero un elaborato multimediale, dell’esperienza di PCTO svolta nel corso del percorso di studi;
    5. accertamento delle conoscenze e delle competenze maturate dal candidato nell’ambito delle attività relative a “Cittadinanza e Costituzione”.
  2. Per quanto concerne le conoscenze e le competenze della disciplina non linguistica (DNL) veicolata in lingua straniera attraverso la metodologia CLIL, il colloquio può accertarle qualora il docente della disciplina coinvolta faccia parte della Commissione di esame.
  3. La commissione cura l’equilibrata articolazione e durata delle fasi del colloquio, della durata complessiva indicativa di 60 minuti.

Come si vede la modalità del colloquio previsto dalla “Riforma Berlinguer” viene completamente stravolto. Nella versione precedente il colloquio doveva vertere, in modo multidisciplinare quando possibile, sulle materie del V anno di cui vi fossero nella commissione le competenze, intese queste come abilitazione in più classi di concorso. In diverse occasioni ciò ha dato luogo a problemi ed incomprensioni, ad esempio quando in una commissione non fosse stata presente la (o una) lingua straniera ed il presidente fosse stato abilitato in tale insegnamento, egli aveva l’obbligo di accertare le competenze in tale materia. Ciò con grande gioia dei candidati.

Con l’attuale versione dell’esame, si spera attiva solo per il corrente anno scolastico per le precauzioni di fronte alla pandemia, il colloquio inizierà con la discussione di un elaborato relativo alle materie di indirizzo; in pratica una sorta di “tesina”, più o meno come si faceva fino all’esame del 2018. L’argomento di tale elaborato sarà assegnato dai docenti delle materie di indirizzo entro il giorno 1 giugno e ad essi restituito dal candidato entro il giorno 13 giugno. Ciò, ovviamente, per essere in grado di fornirlo alla Commissione in occasione della riunione preliminare.

A questa fase seguirà l’analisi di un testo di letteratura italiana già trattato nel corso dell’anno e citato nel documento di classe. Ci si augura che la scelta del testo sia casuale e non guidata.

La terza parte prevede l’analisi del materiale predisposto dalla Commissione e assegnato casualmente. Ricorda un po’ le buste previste nell’esame 2019, ma si spera che in esso siano predisposti degli esercizi, casi professionali, semplici elaborati grafici, tali da poter verificare le competenze trasversali, la capacità di analisi e sintesi, la proprietà di linguaggio anche tecnico del candidato.

La quarta fase prevede una disamina del percorso di PCTO (percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento), utilizzando eventualmente dei prodotti multimediali.

Infine, accertamento delle competenze acquisite nei percorsi di “Cittadinanza e Costituzione”.

L’esame, se alcune discipline sono state svolte con il CLIL, può avvenire nella lingua straniera.

La carne al fuoco sembrerebbe molta, ma all’art. 17 comma 3 viene posto un paletto che sembra più che altro un paracarro: durata indicativa 60 minuti. Indicativa e non cogente, ma è ovvio che se un esame dovesse prolungarsi per un’ora e mezza o anche due a causa della scarsa preparazione o difficoltà espressiva di un candidato, e qualora lo stesso non venisse promosso, sarebbe gioco facile in un eventuale ricorso rifarsi a tale indicazione.

Chiunque abbia esperienza di esami di Stato, sa che la durata di un colloquio può essere molto variabile a seconda della preparazione, della capacità di esposizione, della qualità di elaborati multimediali del candidato. Ma, e lo scrivo per esperienza diretta, mettere un limite pur non cogente è una grave ingerenza nell’autonomia dei docenti membri della Commissione che dovrebbero essere gli unici a decidere la congruità del tempo necessario a valutare la preparazione del candidato.

Come visto l’esame si svolge in 5 fasi. Ricordando anche che qualche minuto si perde nel riconoscimento del candidato e apposizione della firma di presenza, la discussione dell’elaborato potrebbe portar via dai 10 ai 15 minuti, L’analisi di un testo dovrebbe occupare anch’essa 10/15 minuti, forse qualcuno di più. L’analisi del materiale predisposto dovrebbe essere la parte più corposa del colloquio, in quanto in esso dovrebbero essere interessati, pur in modo multidisciplinare, le materie ed i docenti presenti nella commissione. Ad essere ottimisti direi dai 40 ai 50 minuti, a meno di non voler davvero essere complici di un esame in cui tutti devono per forza essere promossi.

E siamo a 60/80 minuti, ad essere ottimisti. Quindi si parlerà del percorso PCTO, meglio se corredato da una presentazione multimediale. Essendo un’esperienza caratterizzante l’indirizzo, è chiaro che i candidati cercheranno in questa parte di dimostrare le proprie capacità di analisi e di produzione di elaborati multimediali. Per questo, direi non meno di 15/20 minuti.

Infine, il percorso di Cittadinanza e Costituzione. Personalmente ritengo questa fase una delle più importanti e meritorie di un tempo di discussione non compresso. L’esame di Stato è per molti candidati il passaggio all’istruzione universitaria, ma per altri il termine del percorso formativo e il passaggio, quando possibile, al mondo del lavoro. Conoscere diritti e doveri del cittadino, conoscere nelle parti essenziali, ad esempio i Titoli 1 e 2 della Parte prima della nostra Costituzione sono fatti imprescindibili per giudicare la “maturità” di un giovane al termine di tale percorso. Anche qui un tempo congruo dovrebbe essere dai 10 ai 15 minuti.

In conclusione dagli 80 minuti per un esame “fast”, con candidato brillante e veloce nell’esposizione e commissari altrettanto veloci, a 120 per un esame un po’ più approfondito, sicuramente più esaustivo e giusto, specie per candidati “claudicanti” o dal curriculo traballante. Sotto gli 80 minuti mi sento di definirlo non un esame ma una buffonata.

In conclusione, questo esame così strutturato, pur considerando la situazione sanitaria esistente, appare avvilente sia per i candidati che per chi li dovrà esaminare. Avvilente perché una sola prova non può essere sufficiente a verificare la preparazione del candidato, e spesso nel colloquio molti giovani si trovano in difficoltà per l’emozione e rendono molto meno di quanto avrebbero potuto fare nelle tre prove scritte. Questo, lo ribadisco, non è una semplice illazione, ma è un convincimento dettato da anni di presidente di Commissione d’esame, dove tali situazioni sono sempre emerse.

Si potrebbe obiettare che essendo i commissari interni ad esclusione del presidente, essi conoscono bene i candidati, e quindi anche una prova negativa potrà essere vista in modo diverso, anche tenendo conto della rimodulazione dei crediti che peseranno il 60% dei punti disponibili. Ma allora questo altro non farebbe che diminuire l’importanza dell’esame stesso e i diplomati di questa sessione porteranno sempre con sé lo stigma di aver fatto l’esame in un’ora, mentre chi lo ha fatto in anni passati e, presumibilmente lo farà in futuro, si è o sarà dovuto sudare la promozione ed il punteggio con prove multiple di ben altra difficoltà.

Ci poteva essere un’alternativa a questo esame ?

Fermo restando che l’esame conclusivo dei cicli scolastici è obbligatorio, l’unica soluzione praticabile a mio avviso sarebbe stata quella di svolgere le due prove scritte con criteri di distanziamento e sicurezza. Se da domani 18 maggio, si potrà andare al ristorante o dal parrucchiere tenendo un solo metro di distanza, se da giugno si potrà andare al cinema o a teatro con le stesse precauzioni, a metà giugno sarebbe stato possibile utilizzare come sede di esami spazi delle scuole o di impianti sportivi con dimensioni tali da permettere distanza tra un candidato e l’altro di ben più di un metro.

Faccio presente che distanziamenti di un metro, e spesso di più, sono sempre stati applicati nelle precedenti sessioni d’esame, al fine di evitare spiacevoli inconvenienti, E questo semplicemente utilizzando corridoi, palestre, aule magne.

Ma l’ineffabile Ministra ha così deciso e così, purtroppo, si farà.

Ai candidati “In bocca al lupo”, pur sapendo che la maggior parte di loro avrebbero preferito cimentarsi con un esame vero e non essere ricordati come “Quelli che hanno fatto la maturità nel 2020”.

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