Si ritorna in classe (anzi no)
Oggi 7 gennaio 2021, dopo mesi di didattica a distanza per le scuole secondarie di II grado, gli alunni, pur per il 50% delle ore di lezione, avrebbero dovuto fare ritorno in aula per le lezioni in presenza. Così da giorni prometteva il Ministro dell’Istruzione Azzolina, così auspicava il mondo della scuola, molti studenti, genitori, sociologi, psicologi.
Ma non se ne è fatto nulla. Sembrava tutto a posto, previsto incremento dei mezzi di trasporto, orari scolastici rimodellati per consentire scaglionamenti nelle entrate e nelle uscite, quando ecco che la maggior parte dei Presidente di Regione si è defilata, consigliando un rinvio almeno alla settimana prossima, forse anche dopo, anche, come in un paio di casi, a fine mese.
Questo per timore che il rientro a scuola possa favorire la circolazione del virus Sars-Cov-2 e il conseguente aumento di casi positivi. Ovviamente non si tratta di una precauzione per salvaguardare gli alunni, visto che gli studi epidemiologici hanno accertato che la scuola non è ambiente che favorisce il contagio e gli adolescenti sono meno sensibili al contagio, ma il timore che l’aumento di studenti nei mezzi di trasporto renda meno disponibili posti per chi si reca a lavorare o a fare acquisti.
Per carità, la motivazione potrebbe anche avere una sua logica, ma è chiaro che ancora una volta l’Istruzione è messa in secondo piano rispetto l’economia.
Spero di sbagliarmi, ma ho paura che di rinvio in rinvio, di aumento o diminuzione dei contagi, si arriverà alla primavera, piano piano a giugno. Tanto i promossi saranno il 100% o poco meno, nessuno si lamenterà.
Poi se gli studenti avranno svolto solo una parte dei programmi, se ad esempio un diplomato geometra non avrà mai visto e toccato un livello o una stazione totale, se un diplomato perito chimico non avrà mai fatto una analisi quantitativa o una spettrometria, o un perito agrario non avrà potuto vedere la differenza tra un tubero ed una radice, beh poco male.