Alunni in ginocchio

Sull’edizione ligure online di La Repubblica, spicca oggi pomeriggio la notizia che in una scuola primaria del quartiere di Castelletto (guarda un po’: un quartiere storicamente alto-borghese) in mancanza dei banchi che sarebbero dovuti essere consegnati prima dell’inizio delle lezioni, una/o insegnante ha fatto inginocchiare gli alunni sul pavimento, in modo chè potessero scrivere sulle sedie.

Immediata l’accusa del Presidente della Regione Liguria Toti, rapidamente da qualcuno edotto sui fatti, al Governo di non aver rispettato i tempi di consegna creando un grave danno alle attività scolastiche.

Siamo a 6 giorni dalle elezioni regionali ed è evidente che Toti candidato sollevi questo problema per un mero interesse politico, ma qualche dubbio su come siano andate le cose mi sovviene.

Il primo dubbio è che nella scuola in oggetto, probabilmente il Comprensivo di Castelletto, non siano state predisposte le procedure per lo svolgimento delle attività didattiche e, ovviamente, quelle relative al contrasto alla diffusione del Covid-19. Tali procedure sicuramente non possono contemplare lo stare in ginocchio sul pavimento.

Oppure tali procedure sono state predisposte accuratamente, come spero, ed allora sarebbe interessante sapere per quale motivo l’insegnante in classe ha autorizzato se non invitato gli alunni a disporsi in tal modo.

Ma non è finita. Della situazione è stata fatta una, forse più, fotografie. Da chi ? Dando per scontato che non sia stata la docente, che nessun genitore abbia potuto accedere all’aula, non resta che pensare ad un alunno.

Però gli alunni sembrano di età tra i 7 e i 9 anni, quindi mi è difficile pensare che sia stata un’idea di un ragazzino o di una ragazzina. Piuttosto mi verrebbe da pensare che la scena sia stata un po’ costruita, tanto è vero che i genitori degli alunni in poche ore si sono mobilitati in qualche social per diffondere la notizia.

Vedremo l’evoluzione, vedremo se il Dirigente scolastico dirà qualcosa, se l’alunno/a che abbia scattato la foto sarà sanzionato in base alla normativa vigente che vieta assolutamente le riprese foto e video in classe e, ultima, la docente sia sottoposta a provvedimento disciplinare.

UPDATE: da un quotidiano online genovese arriva la notizia che la foto è stata scattata da una docente che l’ha inviata, immagino attraverso una chat di classe, ai genitori. Lo scopo era quello di mostrare ai genitori lo spirito di adattamento dei loro bambini, di fronte alla mancanza di suppellettili.

Quindi  la docente è stata davvero poco accorta, ignorando le norme che vietano le riprese in classe e non pensando che la foto sarebbe stata divulgata ed avrebbe sollevato, come ha fatto, un vespaio di polemiche contro il Governo. E per questo merita di essere sanzionata.

Oppure, ed io penso sia così, lo ha fatto scientemente con lo scopo di sputtanare il Governo prestando il fianco al candidato Toti a pochi giorni dalle elezioni.

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Intervallo a scuola

Buon inizio delle lezioni

E’ sempre stato l’augurio che ci si faceva tra colleghi il primo giorno delle lezioni. Chi era un po’ avanti con gli anni lo usava spesso nei confronti dei più giovani, meglio se supplenti, per marcare una certa superiorità, come dire “ancora un anno davanti“.

Ieri ho inviato ad alcuni ex-colleghi lo stesso augurio per email. Alcuni mi hanno ringraziato, un paio mi ha risposto con frasi che potrei riassumere in: “Ci stai prendendo per il culo ?

In effetti riprendere le lezioni dopo un anno travagliato, fatto di Didattica a Distanza (E-Learning, per i più colti), di collegi dei docenti con “Team” o simili, ed avere di fronte lo spettro di una recrudescenza della pandemia e dover convivere con altre persone in ambiente ristretto, magari con il famoso metro di distanza tra le rime buccali, non è una situazione facile da gestire.

Chi ha un minimo di conoscenza della scuola, specie della secondaria superiore, sa benissimo che la distanza interpersonale e l’uso della mascheria non sono possibili in ambiente scolastico. In 44 anni di scuola come docente, ai quali si potrebbero aggiungere i 13 di scuola, e l’università, non ho mai visto in un cambio d’ora gli alunni restare al loro posto, bensì alzarsi, recarsi dal docente uscente per un chiarimento, scambiare qualche parola con un compagno, magari bere un po’ d’acqua dalal sua bottiglietta, aprire la finestra, etc.

E non immagino certo che la mascherina sia rapidamente collocata al giusto posto in quei momenti, così come nelle ricreazioni, all’entrata e all’uscita, nei laboratori, in palestra.

Parliamo dell’intervallo o pausa di socializzazione (escamotage per poter inserire quei minuti nel monte ore e non doverli, altrimenti, recuperare). Le istruzioni ministeriali dicono che l’intervallo deve essere svolto in tempi diversi per classi o gruppi di classe, al fine di prevenire al massimo i contatti tra alunni di classi diverse. Quindi un plesso che abbia, ad esempio, 15 classi poste su due piani dovrebbe far svolgere l’intervallo in sette momenti diversi per un piano, in 8 per l’altro; questo perchè non vi è altro modo di separare alunni di classi diverse che si recheranno nei pochi servizi esistenti, o ai pochi distributori di bevande e merendine. Quindi ci sarebbe da immaginare, ad esempio,  una campanella che suoni 8 volte per indicare l’inizio dei vari intervalli, 8 volte la loro conclusione. In pratica un concerto di campanelle per metà mattinata.

Anche ingressi ed uscite scaglionate creeranno ben pochi problemi, anche perchè così facendo le ore di lezione risulteranno sfalsate per diverse classi. Altro concerto di campanelle.

Infine il problema dell’accertamento della temperatura per gli alunni. Le istruzioni demandano alle famiglie la cosa: i genitori devono misurare la temperatura ai loro figli per accertarsi che sia sotto i fatidici 37.5 °C.

Peccato che molti genitori escono di casa per recarsi al lavoro ben prima dei figli, spesso si tratta di un solo genitore presente, quindi alla fine o lo farà l’alunno, oppure se ne fregherà e andrà a scuola senza misurarsi la temperatura.

Teniamo anche conto che nelle superiori ci sono alunni (meritevoli) che provengono da località non vicine. Quando insegnavo a Chiavari, ho avuto alunni provenienti dall’Appennino Parmense o dall’alta Val d’Aveto, con oltre un’ora e mezza di viaggio in autobus. Più di una volta è capitato che arrivati a scuola dicessero di non sentirsi bene, magari per una banale influenza, ma quando erano partiti non se ne erano accorti.

Poi ad essere malpensanti, potrebbe accadere che qualche genitore di fronte ad una temperatura di 37.7 °C dica al figlio di andare lo stesso “tanto sarà solo un’alterazione” per evitare lo scompiglio della vita famigliare.

Quindi davvero l’augurio da fare ai Docenti, al personale non docente e agli studenti è quello di avere molta fortuna, oltra al consiglio di applicare con costanza le norme di sicurezza.

Concludo con una considerazione: si poteva fare di meglio ? Sicuramente qualcosa si poteva fare, nei 6 mesi in cui il problema è esploso. Si sono acquistati i banchi singoli, ci sarà una dotazione quotidiana di mascherine e DPI per i dipendenti, si sono aperti alcuni spazi nelle scuole, ma non si è pensato di recuperare spazi alternativi in modo da ridurre il numero di alunni nei plessi esistenti. Possono andare bene le biblioteche, i musei, qualche teatro, ma sarebbe stato più utile recuperare spazi non provvisori, magari partendo da caserme dismesse, depositi, fabbricati industriali dismessi, o anche utilizzando prefabbricati che potrebbero in futuro essere riutilizzati in caso di calamità naturali.

E poi superare una volta per tutte il “Digital Divide“, in modo che tutte le località e le abitazioni siano raggiunti dalla banda larga, sia cablata o Wifi, in modo che parte della didattica sia svolta in modalità a distanza, con opportuna formazione sia dei Docenti che degli studenti, ai quali dovrebbe anche essere garantito l’uso in comodato di notebook, tablet, router, e quanto sia necessario per accedere a Internet.

E di conseguenza assumere Docenti ed ATA per consentire di sdoppiare le classi in gruppi di non più di 10/12 alunni, creando quelle “bolle sanitarie” che potrebbero confinare eventuali infezioni.

 

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