|
|||||
Artificiale e Naturaledi G. Giacomo GuilizzoniLa chimica e i chimici sono da tempo nel mirino dei media ed ora scendono in campo anche i ministeri della P.I. e della Salute pubblicando un opuscolo diretto ai giovani, in cui si confonde chi sintetizza droghe con la figura del ricercatore chimico che opera per il benessere comune. E' vero, esistono le droghe, esistono l'inquinamento idrico e atmosferico, ma nel criminalizzare la chimica e i chimici ora si esagera dimenticando, o fingendo di dimenticare, il gran numero di prodotti chimici usati contro la fame, il freddo, le malattie, il dolore. «Naturale», ecco una parola che riempie la bocca degli ecoestremisti (mentre tutti sanno quali insidie si possono celare in certe tisane di erboristeria). Come se «naturale» fosse sinonimo di «salutare». Anche un tumore è naturale. Come ha scritto Gianni Fochi (Il segreto della chimica, Longanesi) «... vi sono ancora molte persone le quali credono che uno stesso composto chimico, indipendentemente dalla sua purezza, possa essere diverso se esiste in natura o se lo fa un chimico». Agli anziani come chi scrive, la parola artificiale suona sgradevole, ricordando i surrogati del caffè, del tè, del cioccolato, ecc. consumati in tempo di guerra. Ma una sostanza chimica artificiale non è un surrogato; se venisse prodotto artificialmente, lo zucchero sarebbe assolutamente identico a quello estratto dalla barbabietola o dalla canna. Qualche esempio della cattiva informazione? Vista in TV: una massaia mostra un tessuto tinto con una soluzione ottenuta bollendo con acqua una non ben precisata radice. Commento entusiastico del conduttore: «Molto bene! Nessun pericolo di allergie! Tutto naturale! Niente chimica!». Gli ecoestremisti, accecati dall'ideologia, prendono talvolta qualche abbaglio. In un settimanale del gennaio 1996 si poteva leggere: «Si raccomanda di usare come deodorante l'allume di rocca a quanti non vogliono usare prodotti chimici». Come se l'allume di rocca (alluminio e potassio solfato) non fosse un prodotto chimico. In un altro giornale (11.2.1996) si poteva trovare: «Nel campione vi erano tracce di solventi clorurati non rilevabili dalla strumentazione». Da un quotidiano (24.8.1994): «Ricercatori olandesi hanno ottenuto fosfati naturali da sostituire a quelli sintetici nei detersivi». Titolone apparso su un altro quotidiano (15.1.1997): «Purezza sì, chimica no». Ai nemici delle sostanze chimiche prodotte per sintesi, come se fossero diverse da quelle esistenti in natura, bisognerebbe ricordare un benefattore dell'umanità, il chirurgo Crawford W. Lony di Jefferson (USA) il quale, in epoca relativamente recente, e precisamente il 30 aprile 1842, operò per la prima volta nella storia in anestesia totale. Prima della sua scoperta, malati e feriti erano sottoposti ad interventi chirurgici accompagnati da atroci sofferenze, appena alleviate con la somministrazione di bevande alcoliche e oppiacei. Ebbene, che cosa usò il dottor Lony? Una sostanza che non esiste in natura, l'etere etilico, capostipite dei numerosi anestetici generali di sintesi usati in chirurgia. E' frequente trovare in commercio prodotti con accattivanti nomi di fantasia, spesso preceduti dai prefissi bio- o eco-. Non è detto si tratti di prodotti naturali, secondo alcuni «buoni» per definizione; si tratta spesso di comuni prodotti sia naturali che artificiali al cui nome hanno affibbiato, pour épater les bourgeois , i prefissi eco- o bio- (che spesso diventa byo- , colpendo di più il consumatore). E' comparso persino ecobio- : sembra inventato da Achille Campanile. Va da sè che i prodotti reclamizzati, a detta dei produttori, sono rigorosamente «naturali» quando non addirittura « veri naturali». Un produttore si spinge persino a pubblicizzare scarpe sportive dotate di cuscinetto ammortizzatore, «contenente aria ecologica». In una erboristeria di Bologna, per rassicurare i clienti animalisti, un cartello avvertiva: «Prodotti naturali non testati su animali». (Sono stati testati sull'uomo o, più probabilmente, non testati affatto?). Sono ben poche le sostanze usate dall'uomo così come si trovano in natura. Anche il latte, gli oli commestibili, la lana, la seta, il cotone, il legno, sono utilizzabili soltanto dopo indispensabili trattamenti fisico-chimici. Sono artificiali, nel senso di prodotti frutto dell'opera umana, il pane, il vino, la birra, i farmaci, i laterizi, il cemento, le leghe metalliche (già nell'età del bronzo, 3000 ¸ 1500 a.C., l'uomo «faceva della chimica») i plastomeri e la vasta gamma di sostanze e materiali prodotti industrialmente o artigianalmente. Concludendo: l' odierna mania per i prodotti «naturali» e l'avversione per la chimica non sono che aspetti del comportamento degli attuali laudatores temporis acti , - eredi di coloro che strepitarono per i primi dagherrotipi, le prime radiografie (un attentato al pudore femminile�), le prime trasfusioni di sangue (oggi accettate da tutti fuorchè da una minoranza di fanatici religiosi), i primi trapianti di organi (una sfida a Dio!). I nostalgici del buon tempo antico, da essi non conosciuto, sostengono più o meno le tesi del filosofo stoico Seneca (4 a.C. ¸ 65 d.C.) il quale, nella XC lettera a Lucilio, scrisse: «E oggi, chi stimi più saggio? Chi sa riempire i canali con improvvisa immissione di acqua e sa vuotarli con tanta rapidità [ ... ] . O il filosofo che insegna [ ... ] che noi possiamo avere un'abitazione senza bisogno di marmorari e di fabbri, che possiamo vestirci anche senza importare stoffe di seta [ ... ] . Non è forse vero che molti popoli si coprono le membra con le cortecce degli alberi? [ ... ] . Tutte queste industrie che sollevano tanto strepito per le città e fanno gli interessi del corpo [ ... ] . Perciò sono sorte le fabbriche di tessuti, le officine dei fabbri [ ... ] . E che dire dei vetri alle finestre e dei tubi fatti passare attraverso i muri per diffondere una temperatura sempre uguale? [ ... ] . Gli uomini [ ... ] si riparavano dal calore del sole in mezzo ai boschi; contro il freddo intenso o il maltempo vivevano sicuri sotto la protezione delle fronde [ ... ] . Tutte queste sono invenzioni degli schiavi più vili [ ... ] ». Fortunatamente, accanto ai profeti di sventura vi sono stati, e vi sono, altri illustri personaggi più ottimisti. Come Orazio, nato più di sessant'anni prima di Seneca, che critica i vecchi «bisbetici, lamentosi, sempre intenti a lodare i tempi che furono, a castigare e fare i censori dei giovani». Come il novantenne cardinale Ersilio Tonini: «...vorrei poter avvertire i contemporanei del tempo splendido che li attende: una Europa unita dopo secoli di guerre, nuove conquiste della medicina e dell'ingegneria genetica che aiuteranno tanti malati a lenire la loro sofferenza». G. Giacomo Guilizzoni
|