C’era una volta la sinistra…..

C’era una volta la sinistra in Europa ed in Italia. Parlo di quella sinistra europeista, occidentale che fin dal 1956, dalla rivolta di Budapest, ed ancor più dal 1968 con i carri armati a Praga, aveva intuito che il modello sovietico nulla aveva a che vedere col socialismo democratico.

Era la sinistra europea di Olof Palme, di Willy Brandt, di Helmut Schmidt, di François Mitterand, Harold Wilson. Ed in Italia la sinistra socialista di Pertini, Nenni, De Martino, Lombardi e quella comunista di Berlinguer, Amendola, Natta, Iotti.

Gli schieramenti erano chiari: la sinistra, socialista, socialdemocratica e comunista schierata a favore degli interessi delle classi lavoratrici, ovviamente con alcuni distinguo, il centro democristiano per una politica fortemente influenzata dalla Chiesa per gli aspetti sociali, dalla Confindustria per quelli economici e dagli USA per quelli più politici, ed una destra poco significativa, quasi sempre legata al carro democristiano. Solo una scarsa presenza di neofascisti inquinava il Parlamento.

Poi venne la fine della Prima Repubblica, i socialisti sparirono o quasi dietro alle monetine lanciate contro Craxi, i democristiani divennero Popolari, i comunisti Democratici di Sinistra, i partitini… sparirono o quasi.

E in quel marasma trovo spazio un personaggio a cui solo gli italiani poterono dare credito: Berlusconi.

E la sinistra, invece di mantenersi unita nel difendere gli interessi dei lavoratori, incominciò a praticare il gioco del masochismo. Due anni dopo la vittoria della coalizione dell’Ulivo il  primo governo Prodi nel 1998 ad opera di Rifondazione comunista di Bertinotti, riconsegnando l’Italia alla coalizione tra Berlusconi e i neofascisti.

A questo seguirono i governi di D’Alema, il secondo governo Prodi, anch’esso trombato, il ritorno di Berlusconi nel 2008, e la nascita del Partito democratico.

Quest’ultimo fatto mise sotto lo stesso tetto sia ex-comunisti che ex-democristiani, ovvero coloro che fino a 20 anni fa erano agli antipodi.

E’ ovvio che tale ibrido innaturale portò al distaccarsi dalla politica di tutti quegli attivisti che erano stati il cuore pulsante della sinistra. Regioni come l’Emilia Romagna, l’Umbria, le Marche, la Toscana, la Liguria, iniziarono a perdere il colore rosso. E così in città come Genova, Milano, Torino, Bologna, Parma, in località come Sampierdarena, Sestri Ponente, Sesto San Giovanni, Nichelino, il PD perdeva il rapporto con i suoi elettori che era basato sulla presenza nel territorio per comprendere i bisogni dello stesso.

Ed emersero allora personaggi che con la sinistra nulla avevano a che fare: ex democristiani come Renzi, Gentiloni, Franceschini, Fioroni riuscirono a prendere le leve del potere, complice anche l’indolenza o la sufficienza di ex-comunisti come Bersani, Ernani, Civati, Cuperlo spostando al centro le politiche del partito.

Ne sono derivati leggi come il Job Act, che ha ridotto i diritti dei lavoratori, l’attenzione più agli industriali che ai lavoratori, quella alle banche in fallimento, fino alla cosiddetta “Buona scuola” che di buono non ha proprio nulla.

A volte mi chiedo se Renzi ed i suoi sodali siano degli agenti infiltrati per distruggere un partito che, per definizione della sua origine, avrebbe dovuto rappresentare le istanze dei ceti più deboli, aumentando e non diminuendo i diritti dei lavoratori, favorendo e non sfavorendo lo stato sociale.

Magari così non è del tutto così, probabilmente è stata solo l’incapacità di Renzi e del suo “Giglio magico” a portare il PD prima alla rottura con la sinistra, poi ad ottenere meno del 18% di voti.

Incapacità a comprendere le necessità di chi abita nelle periferie, di chi non capisce perché lo stato sociale, ad esempio le prestazioni sanitarie, non migliorino se non peggiorino, quando si spendono milioni di Euro nelle attività militari in paesi sperduti, o nell’accoglienza indiscriminata di tutti coloro che arrivano nelle nostre coste, perché l’Italia debba essere il terzo contribuente per l’Unione europea e gli altri Stati per lo più non accettano la distribuzione dei profughi.

Queste necessità sono state fatte proprie dai partiti e movimenti populisti che ora, Lega e M5S, fanno in totale il 50% dei voti, voti presi per lo più nei quartieri popolari, la Lega al nord, il M5S al sud.

A questo punto la sinistra ha un solo obbligo: quello di mettere da parte i rancori personali, le divisioni basate sul nulla, il provare il piacere nel martellarsi le gonadi e ricostruirsi. Per questo deve emergere una figura di alto spessore, e non sarà facile trovarla, ma soprattutto se ne devono andare coloro che nulla hanno a che vedere con gli ideali della sinistra democratica.

Condividi questo:

50 anni dall’uccisione di Ernesto Che Guevara

Il 9 ottobre 1967 veniva catturato ed ucciso da militari boliviani, guidati da agenti della CIA, il rivoluzionario argentino, poi cubano di adozione, Ernesto Guevara.

Da tutti conosciuto come “El Che”, Guevara nei giovani del ’68 appariva come un eroe in lotta contro l’imprialismo americano, il colonialismo e lo sfruttamento dei paesi del terzo Mondo. Le sue gesta arrivavano un po’ soffocate dalla stampa di allora, che molto spesso lo bollava come “comunista” o “castrista”, ma anche così erano sufficienti a creare un’aura eroica intorno alla sua figura.

Poco importava, allora, se le gesta del Che erano spesso azioni militari con decine di morti e feriti da una parte all’altra, ma questa figura di indomito guerrigliero, che girava il mondo per portare la rivoluzione in Africa o in altri paesi dell’America latina, per noi giovani, che in quegli anni avevamo abbracciato i movimenti studenteschi di protesta, appariva senza macchia nè paura.

Ricordo gli striscioni rossi, pochi giorni dopo la notizia della sua uccisione, con da un lato la stella del suo berretto, dall’altra una serigrafia della sua iconica foto scattata da Korda, ed al centro la scritta “IL CHE VIVE !!”. Ricordo una manifestazione, se non erro, prima a Caricamento, poi sfilare fino a Piazza De Ferrari dove molti indossavano il basco con la stella, e a gridare “CHE, CHE, CHE GUEVARA”.

La maggior parte di noi, giovani di allora, si definiva, e magari ci credeva, rivoluzionario forse ben sapendo che la rivoluzione in Italia sarebbe stata impossibile e che nessuno, al netto di chi poi passò al terrorismo, avrebbe dovuto imbracciare un Kalashnikov. Non per nulla, la stragrande maggioranza di quei giovani ora fa parte della borghesia, classe sociale allora odiata e denigrata, e magari riciclatasi nei partiti più conservatori.

El Che è forse l’unico rivoluzionario che sia anche diventato un oggetto di moda; mi è capitato di vedere qualche giovane del nuovo millennio indossare una maglia con la foto di Korda e alla domanda se sapesse chi fosse, oltre alla risposta “Che Guevara” nulla su cosa egli avesse compiuto.

Ciò non toglie che oggi io intenda onorare Ernesto Che Guevara, nel cinquantesimo della sua morte, come uno degli eroi più cristallini del XX secolo.

 

Condividi questo:
Orsa

Essere orso in Trentino

Nelle cronache pre-ferragostane di questo 2017 una notizia è nelle prime pagine: l’abbattimento dell’orsa KJ2 rea di aver impunemente attaccato un turista che, col proprio cane, aveva invaso il territorio dell’orsa stessa.

Premetto, a scarso di equivoci, che non sono certo un animalista, anzi, a dirla tutta, sopporto poco o niente gli animali negli ambienti antropizzati, e detesto animalisti e vegani quando cercano di imporre le loro teorie talebane. Loro hanno il diritto di tenere un cane o un gatto per loro divertimento, di mangiare un ottimo piatto di tofu. Io ho il diritto di non vedere le strade, i muri, e le ruote della mia auto usate come latrine dai loro animali e di potermi gustare una bella bistecca o un panino col culatello.

Ciò doverosamente premesso,  ritengo che ciascuna specie abbia il diritto di vivere tranquillamente nella propria biocenosi, senza che l’uomo od altre specie aliene possano intralciare la loro vita.

La delibera di “rimozione” (quasi fosse un’auto in seconda fila) firmata dal Presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi dice esplicitamente che il turista è stato attaccato senza aver provocato l’orsa.

Mi viene spontanea una domanda, egr. Dott. Rossi: “chi ha stabilito che i fatti si siano svolti così ?” Immagino dalla testimonianza del turista. Quindi, una versione non confermata da dati oggettivi, tantomeno da testimonianze di altri.

E se l’attacco da parte dell’orsa fosse stato risposta ad una molestia da parte del cane ? E’ stato domandato o verificato se il cane era condotto al guinzaglio con la museruola, come converrebbe in quando si immette una specie aliena, il cane, in un ambiente ove vi sono specie endemiche libere ?

Naturalmente nulla di tutto questo, solo la versione del turista. E questa è bastata a provocare la “rimozione” del plantigrado.

L’ordinanza del dott. Rossi fa riferimento al PACOBACE (Piano d’Azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali) nel quale è presente la scala di pericolosità e gli interventi da attuare. Nell’ordinanza stessa sono indicate le tipologie adottabili, nello specifico le voci “i,j,k”, ed anche specificato che, qualora l’orsa fosse di pericolo per gli agenti della Forestale Trentina, si sarebbe potuto provvedere all’abbattimento.

E qui si ritorna alla domanda: “Chi ha stabilito che l’orsa non fosse stata provocata o molestata ?”. Questo avrebbe potuto significare un livello di pericolosità 15 anzichè 18, quella massima attribuita.

E la domanda successiva è:” Perchè adottare l’intervento “k”, abbattimento, piuttosto che “i”, cattura e spostamento o “j”, cattivazione ?

Infine, le ultime domande: “l’orsa ha aggredito gli agenti della Forestale creando un pericolo ? E come è stata abbattuta ?”

Naturalmente il dott. Rossi non risponde nè mai risponderà a queste domande. Il suo unico intento è stato quello di eliminare il problema alla radice, in modo che i tanti turisti che in questo periodo soggiornano in Trentino siano tranquillizati che nessun orso o orsa cattiva possa intralciare le loro passeggiate nei boschi.

Certo che l’orsa è stata un po’ sfigata. Bastava che fosse stata qualche kilometro più a ovest e sarebbe stata nell’area del Parco Adamello Brenta che, guarda caso, ha come simbolo l’orso.

Dott. Rossi e cari Trentini, decidetevi: non potete prendere soldi dall’EU per il progetto Life Ursus per la reintroduzione dell’orso bruno nel vostro territorio e poi ammazzare (secondo caso in un paio d’anni) gli esemplari che magari si avvicinano troppo agli umani che hanno invaso il loro territorio.

In attesa di una decisione e di risposte personalmente mi asterrò da acquistare qualsiasi cosa sia di provenienza trentina, dalle mele ai formaggi, agli yoghurt, ai vini e inviterò quante più persone possibile ad evitare il vostro territorio e i vostri prodotti.

Condividi questo:

Sgt. Pepper compie 50 anni

Esattamente cinquant’anni fa, tra il 26 maggio 1967 e il 1 giugno dello stesso anno (la vera data non è mai stata chiarita), uscì l’ottavo album dei Beatles dal titolo che apparve ai più strano: “Sgt. Pepper’e Lonely Heart Club Band“, tradotto: “La Banda del Club dei Cuori Solitari del Sergente Pepper“. I Beatles erano al momento al culmine della loro notorietà, anche se come è noto la loro storia come gruppo durò tremendamente poco, solo 10 anni, dal 1960 al 1970, e veniva dopo un altro monumento della musica degli anni ’60, l’album “Revolver“.

Sgt.Pepper è considerato un album dei ricordi di gioventù dei Fab4, e mescola brani dal ritmo incalzante, ad altri molto più lenti, questi ultimi anche con il suono del sitar di George Harrison.

La canzone di apertura, che dà il titolo all’album fu innovativa sia per l’utilizzo di una banda, registrata anche nel momento in cui accordava gli strumenti,  sia per il rumore di fondo di un pubblico, quasi fosse stata una registrazione live.

Altre due canzoni sono state sempre considerate di rottura, in quante giudicate l’una, “Lucy in the Sky with Diamonds” un inno all’acido lisergico, e l’altra, “Fixing a Hole” alludente all’uso dell’eroina. Ovviamente Paul e John smentirono questa lettura, dicendo che nel primo caso si fossero ispirati ad un romanzo di Lewis Carroll, mentre nel secondo era semmai una critica verso l’uso di droghe pesanti a favore della marijuana (di cui Paul era un buon utilizzatore).

Tra le altre canzoni, credo che la più importante possa essere considerata “A Day in the Life“, anch’essa una metafora che illustrava le visioni che si percepivano con l’uso dell’LSD. Il brano ha una costruzione musicale complicatissima, con l’utilizzo di strumentisti, di suoni d’ambiente, di voci registrate su nastro e tagliate.

Olra ai contenuti artistici l’album è famoso per la sua copertina. Per la prima volta una copertina di un disco diventa una vera e propria opera d’arte, con una serie di significati alcuni dei quali non sono mai stati chiariti del tutto.

Se la parte centrale presenta solo una foto dei Fab4 con dei costumi da musicisti di banda, coloratissimi e diventati da allora iconici, la contro-copertina presenta i testi dei brani ed una foto dei Beatles, tre posti di fronte e Paul McCartney posto di spalle. Secondo i fautori della teoria della morte di Paul e della sostituzione dello stesso, questo è un messaggio che conferma questa strampalata teoria, unitamente alla presenza nel disco di una cosiddetta “traccia fantasma” che, letta al contrario, dovrebbe confermare la morte e ad altre indicazioni presenti nella copertina.

La copertina è una delle icone Pop del XX Secolo. Probabilmente è la più famosa. Solo poche copertine possono avvicinarsi a questa, degli stessi Beatles probabilmente “Abbey Road“, ma la cover di Sgt.Pepper presenta una complessità di messaggi ineguagliabile. Basti pensare alle persone raffigurate, da Jung a Poe, Dylan, Laurel & Hardy, Marilyn Monroe, Fred Astaire, Karl Marx, Oscar Wilde, Einstein.

Sgt. Pepper uscì in Italia dopo qualche tempo e lo stesso giorno dell’uscita mi recai presso il negozio Ricordi di Genova per acquistarlo. Ricordo la coda ed il fatto che per un paio di centinaia di lire potei comprare la versione Stereo, anche se avevo un giradischi solo mono.

 

Condividi questo: