
Categoria: Scuola
Considerazioni sullo stato della scuola in Italia e sulle (scarse) prospettive di innovazione.
In Liguria ancora scuole superiori chiuse e didattica a distanza
Note di nomenclatura chimica “vintage”
Nei primi anni ’80 del secolo scorso, quando insegnavo all’Istituto tecnico statale di Chiavari nel corso Geometri, mi resi conto che i libri di testo di chimica erano lacunosi per quanto riguardava la nomenclatura chimica inorganica, parte del programma della classe prima.
Decisi allora di predisporre una dispensa che potesse essere utile agli studenti nello studio. Allora l’Istituto disponeva solo di un computer con sistema operativo CP/M ed uno dei primi Commodore, ma non di un programma di wordprocessing che potesse scrivere le formule.
Usai, pertanto, il sistema più semplice: la macchina da scrivere e, per alcune correzioni, la penna.
Le dispense vennero prima distribuite come fotocopie, poi rimpicciolite con la fotocopiatrice, impaginate a libretto e consegnate a ciascun studente.
Nella sezione della Didattica della Chimica di questo sito un PDF lo avevo già pubblicato, ma era una seconda versione, quella a libretto. La prima l’ho ritrovata, stampata, nei giorni scorsi, per cui mi è sembrato simpatico pubblicarla come PDF.
Note d nomenclatura chimica inorganicaSi ritorna in classe (anzi no)
Oggi 7 gennaio 2021, dopo mesi di didattica a distanza per le scuole secondarie di II grado, gli alunni, pur per il 50% delle ore di lezione, avrebbero dovuto fare ritorno in aula per le lezioni in presenza. Così da giorni prometteva il Ministro dell’Istruzione Azzolina, così auspicava il mondo della scuola, molti studenti, genitori, sociologi, psicologi.
Ma non se ne è fatto nulla. Sembrava tutto a posto, previsto incremento dei mezzi di trasporto, orari scolastici rimodellati per consentire scaglionamenti nelle entrate e nelle uscite, quando ecco che la maggior parte dei Presidente di Regione si è defilata, consigliando un rinvio almeno alla settimana prossima, forse anche dopo, anche, come in un paio di casi, a fine mese.
Questo per timore che il rientro a scuola possa favorire la circolazione del virus Sars-Cov-2 e il conseguente aumento di casi positivi. Ovviamente non si tratta di una precauzione per salvaguardare gli alunni, visto che gli studi epidemiologici hanno accertato che la scuola non è ambiente che favorisce il contagio e gli adolescenti sono meno sensibili al contagio, ma il timore che l’aumento di studenti nei mezzi di trasporto renda meno disponibili posti per chi si reca a lavorare o a fare acquisti.
Per carità, la motivazione potrebbe anche avere una sua logica, ma è chiaro che ancora una volta l’Istruzione è messa in secondo piano rispetto l’economia.
Spero di sbagliarmi, ma ho paura che di rinvio in rinvio, di aumento o diminuzione dei contagi, si arriverà alla primavera, piano piano a giugno. Tanto i promossi saranno il 100% o poco meno, nessuno si lamenterà.
Poi se gli studenti avranno svolto solo una parte dei programmi, se ad esempio un diplomato geometra non avrà mai visto e toccato un livello o una stazione totale, se un diplomato perito chimico non avrà mai fatto una analisi quantitativa o una spettrometria, o un perito agrario non avrà potuto vedere la differenza tra un tubero ed una radice, beh poco male.
Nobel per la Chimica 2020
Il Premio Nobel per la Chimica 2020 è stato assegnato a due ricercatrici: Emmanuelle Charpentier (Francia) e Jennifer Doudna (USA) “Per lo sviluppo di un metodo per editare il genoma”.
Le due ricercatrici hanno scoperto un sistema “a forbice”, CRISPR/Cas9 genetic scissors, che permette la modifica del DNA di microorganismi, piante e animali con estrema precisione. Tale scoperta avrà un forte impatto nella cura di molte patologie, ad esempio nelle neoplasie.
Il Dress Code a scuola

Nella mia carriera ultra-quarantennale a scuola ho sempre creduto che fosse necessario adeguarsi ad un “Dress Code“. Ovviamente non una imposizione a vestire una specie di uniforme, come nei college anglosassoni, ma solo un limite di decenza e di buon gusto entro il quale ciascuno, docente o studente, possa collocarsi.
Personalmente, specie negli ultimo 15/20 anni di lavoro, ho quasi sempre indossato una giacca, camicia e cravatta, raramente un maglione o una t-shirt nei periodi caldi. Non tanto per una scelta di presunta eleganza, ma anche per comodità in quanto la giacca ha tasche entro le quali mettere oggetti, fazzoletto, chiavi, etc.
Ciò non dimeno ho sempre ritenuto che l’istituzione scolastica dovesse essere considerata non alla stregua di una discoteca, piuttosto che di uno stabilimento balneare, per cui non ho mai apprezzato chi, nei giorni finali dell’anno scolastico, si presentava a scuola se maschio con pantaloncini, bermuda e infradito, se femmina con magliette che ricordavano una brassiere lasciando pancia scoperta.
Nella dozzina di volte in cui ho esercitato la funzione di presidente di commissione per l’esame di Stato, ho raccomandato ai membri interni di chiedere ai candidati di presentarsi alle prove con un abbigliamento consono in quanto in quel momento sia io che il resto della commissione rappresentavamo lo Stato. E devo dire che tale raccomandazione è stata al 99% recepita.
Faccio questa lunga e noiosa premessa in quanto è di questi giorni la notizia che il Collaboratore (o collaboratrice) del Dirigente scolastico del Liceo Classico Socrate di Roma ha raccomandato alle alunne di non indossare la minigonna, in quanto, in assenza dei banchi monoposto non ancora consegnati, le gambe delle alunne avrebbero potuto essere oggetto di sguardi inopportuni da parte dei docenti, si pensa maschi.
Ovvia e condivisibile la simpatica protesta delle alunne che si sono presentate a scuola in minigonna o con pantaloncini, dichiarando la loro libertà di abbigliarsi a loro piacimento.
Sull’uso di minigonne, pantaloni stracciati, pantaloncini, brassiere, vale il discorso in premessa: a mio avviso bisognerebbe predisporre un “Dress Code” che tenga conto della libertà di abbigliamento, però nei limiti di decenza e buon gusto.
Ma la cosa che trovo deprecabile è l’affermazione del Collaboratore/Collaboratrice del DS per cui i docenti maschi potrebbero essere distolti al proprio lavoro cadendo il loro occhio sulle gambe delle studentesse. Affermazione grave per la quale spero che il DS, il Collegio dei docenti intervengano e che chi ha fatto questo invito sia rimosso immediatamente dal suo incarico.
Certo nella mia esperienza scolastica mi è anche capitato di commentare con qualche collega maschio la particolare avvenenza di una collega, magari anche di qualche studentessa degli ultimi anni, ma non mi è mai capitato di vedere o avere notizia di qualche docente che in cattedra si sia permesso di sbirciare o “far cadere l’occhio” sulle gambe più o meno esposte di alunne.
Alle alunne del Socrate vorrei dire che la loro libertà di abbigliamento non deve essere messa in discussione, così come deve essere combattuta con forza la teoria per cui lo stalking o, peggio, di violenze verbali o fisiche ad una donna siano in qualche modo correlate e causate dal suo apparire.
Ma anche che questa libertà non può non tener conto del luogo e delle circostanze e, soprattutto, del buon gusto.
Alunni in ginocchio

Sull’edizione ligure online di La Repubblica, spicca oggi pomeriggio la notizia che in una scuola primaria del quartiere di Castelletto (guarda un po’: un quartiere storicamente alto-borghese) in mancanza dei banchi che sarebbero dovuti essere consegnati prima dell’inizio delle lezioni, una/o insegnante ha fatto inginocchiare gli alunni sul pavimento, in modo chè potessero scrivere sulle sedie.
Immediata l’accusa del Presidente della Regione Liguria Toti, rapidamente da qualcuno edotto sui fatti, al Governo di non aver rispettato i tempi di consegna creando un grave danno alle attività scolastiche.
Siamo a 6 giorni dalle elezioni regionali ed è evidente che Toti candidato sollevi questo problema per un mero interesse politico, ma qualche dubbio su come siano andate le cose mi sovviene.
Il primo dubbio è che nella scuola in oggetto, probabilmente il Comprensivo di Castelletto, non siano state predisposte le procedure per lo svolgimento delle attività didattiche e, ovviamente, quelle relative al contrasto alla diffusione del Covid-19. Tali procedure sicuramente non possono contemplare lo stare in ginocchio sul pavimento.
Oppure tali procedure sono state predisposte accuratamente, come spero, ed allora sarebbe interessante sapere per quale motivo l’insegnante in classe ha autorizzato se non invitato gli alunni a disporsi in tal modo.
Ma non è finita. Della situazione è stata fatta una, forse più, fotografie. Da chi ? Dando per scontato che non sia stata la docente, che nessun genitore abbia potuto accedere all’aula, non resta che pensare ad un alunno.
Però gli alunni sembrano di età tra i 7 e i 9 anni, quindi mi è difficile pensare che sia stata un’idea di un ragazzino o di una ragazzina. Piuttosto mi verrebbe da pensare che la scena sia stata un po’ costruita, tanto è vero che i genitori degli alunni in poche ore si sono mobilitati in qualche social per diffondere la notizia.
Vedremo l’evoluzione, vedremo se il Dirigente scolastico dirà qualcosa, se l’alunno/a che abbia scattato la foto sarà sanzionato in base alla normativa vigente che vieta assolutamente le riprese foto e video in classe e, ultima, la docente sia sottoposta a provvedimento disciplinare.
UPDATE: da un quotidiano online genovese arriva la notizia che la foto è stata scattata da una docente che l’ha inviata, immagino attraverso una chat di classe, ai genitori. Lo scopo era quello di mostrare ai genitori lo spirito di adattamento dei loro bambini, di fronte alla mancanza di suppellettili.
Quindi la docente è stata davvero poco accorta, ignorando le norme che vietano le riprese in classe e non pensando che la foto sarebbe stata divulgata ed avrebbe sollevato, come ha fatto, un vespaio di polemiche contro il Governo. E per questo merita di essere sanzionata.
Oppure, ed io penso sia così, lo ha fatto scientemente con lo scopo di sputtanare il Governo prestando il fianco al candidato Toti a pochi giorni dalle elezioni.
Buon inizio delle lezioni
E’ sempre stato l’augurio che ci si faceva tra colleghi il primo giorno delle lezioni. Chi era un po’ avanti con gli anni lo usava spesso nei confronti dei più giovani, meglio se supplenti, per marcare una certa superiorità, come dire “ancora un anno davanti“.
Ieri ho inviato ad alcuni ex-colleghi lo stesso augurio per email. Alcuni mi hanno ringraziato, un paio mi ha risposto con frasi che potrei riassumere in: “Ci stai prendendo per il culo ?“
In effetti riprendere le lezioni dopo un anno travagliato, fatto di Didattica a Distanza (E-Learning, per i più colti), di collegi dei docenti con “Team” o simili, ed avere di fronte lo spettro di una recrudescenza della pandemia e dover convivere con altre persone in ambiente ristretto, magari con il famoso metro di distanza tra le rime buccali, non è una situazione facile da gestire.
Chi ha un minimo di conoscenza della scuola, specie della secondaria superiore, sa benissimo che la distanza interpersonale e l’uso della mascheria non sono possibili in ambiente scolastico. In 44 anni di scuola come docente, ai quali si potrebbero aggiungere i 13 di scuola, e l’università, non ho mai visto in un cambio d’ora gli alunni restare al loro posto, bensì alzarsi, recarsi dal docente uscente per un chiarimento, scambiare qualche parola con un compagno, magari bere un po’ d’acqua dalal sua bottiglietta, aprire la finestra, etc.
E non immagino certo che la mascherina sia rapidamente collocata al giusto posto in quei momenti, così come nelle ricreazioni, all’entrata e all’uscita, nei laboratori, in palestra.
Parliamo dell’intervallo o pausa di socializzazione (escamotage per poter inserire quei minuti nel monte ore e non doverli, altrimenti, recuperare). Le istruzioni ministeriali dicono che l’intervallo deve essere svolto in tempi diversi per classi o gruppi di classe, al fine di prevenire al massimo i contatti tra alunni di classi diverse. Quindi un plesso che abbia, ad esempio, 15 classi poste su due piani dovrebbe far svolgere l’intervallo in sette momenti diversi per un piano, in 8 per l’altro; questo perchè non vi è altro modo di separare alunni di classi diverse che si recheranno nei pochi servizi esistenti, o ai pochi distributori di bevande e merendine. Quindi ci sarebbe da immaginare, ad esempio, una campanella che suoni 8 volte per indicare l’inizio dei vari intervalli, 8 volte la loro conclusione. In pratica un concerto di campanelle per metà mattinata.
Anche ingressi ed uscite scaglionate creeranno ben pochi problemi, anche perchè così facendo le ore di lezione risulteranno sfalsate per diverse classi. Altro concerto di campanelle.
Infine il problema dell’accertamento della temperatura per gli alunni. Le istruzioni demandano alle famiglie la cosa: i genitori devono misurare la temperatura ai loro figli per accertarsi che sia sotto i fatidici 37.5 °C.
Peccato che molti genitori escono di casa per recarsi al lavoro ben prima dei figli, spesso si tratta di un solo genitore presente, quindi alla fine o lo farà l’alunno, oppure se ne fregherà e andrà a scuola senza misurarsi la temperatura.
Teniamo anche conto che nelle superiori ci sono alunni (meritevoli) che provengono da località non vicine. Quando insegnavo a Chiavari, ho avuto alunni provenienti dall’Appennino Parmense o dall’alta Val d’Aveto, con oltre un’ora e mezza di viaggio in autobus. Più di una volta è capitato che arrivati a scuola dicessero di non sentirsi bene, magari per una banale influenza, ma quando erano partiti non se ne erano accorti.
Poi ad essere malpensanti, potrebbe accadere che qualche genitore di fronte ad una temperatura di 37.7 °C dica al figlio di andare lo stesso “tanto sarà solo un’alterazione” per evitare lo scompiglio della vita famigliare.
Quindi davvero l’augurio da fare ai Docenti, al personale non docente e agli studenti è quello di avere molta fortuna, oltra al consiglio di applicare con costanza le norme di sicurezza.
Concludo con una considerazione: si poteva fare di meglio ? Sicuramente qualcosa si poteva fare, nei 6 mesi in cui il problema è esploso. Si sono acquistati i banchi singoli, ci sarà una dotazione quotidiana di mascherine e DPI per i dipendenti, si sono aperti alcuni spazi nelle scuole, ma non si è pensato di recuperare spazi alternativi in modo da ridurre il numero di alunni nei plessi esistenti. Possono andare bene le biblioteche, i musei, qualche teatro, ma sarebbe stato più utile recuperare spazi non provvisori, magari partendo da caserme dismesse, depositi, fabbricati industriali dismessi, o anche utilizzando prefabbricati che potrebbero in futuro essere riutilizzati in caso di calamità naturali.
E poi superare una volta per tutte il “Digital Divide“, in modo che tutte le località e le abitazioni siano raggiunti dalla banda larga, sia cablata o Wifi, in modo che parte della didattica sia svolta in modalità a distanza, con opportuna formazione sia dei Docenti che degli studenti, ai quali dovrebbe anche essere garantito l’uso in comodato di notebook, tablet, router, e quanto sia necessario per accedere a Internet.
E di conseguenza assumere Docenti ed ATA per consentire di sdoppiare le classi in gruppi di non più di 10/12 alunni, creando quelle “bolle sanitarie” che potrebbero confinare eventuali infezioni.