Addio a Charlie Watts

Il batterista dei Rolling Stones Charlie Watts è morto oggi all’età di 80 anni. Insieme agli altri membri del gruppo ha percorso una carriera di 60 anni e solo negli ultimi tempi aveva annunciato il ritiro dalla prossima tournèe per le cattive condizioni di salute.

E’ considerato uno dei più grandi batteristi della musica Rock, e, come capita spesso ai batteristi che devono stare dietro gli altri componenti del gruppo, a volte è stato unpo’ oscurato dai suoi compagni, ma sempre mantenendo un sorriso ed una eleganza unici.

Come si dice in queste occasioni: che la terra gli sia lieve.

La morte di Charlie Watts mi porta da una triste riflessione: i grandi interpreti della musica rock e pop hanno tutti un’età avanzata, tale che consiglierebbe un meritato riposo. Bob Dylan ha compiuto mesi fa gli 80 anni, i due Beatles rimasti hanno Ringo Starr 82 anni, Paul McCartney 79. Degli Stones, Mick Jagger e Keith Richards hanno 78 anni.

Tina Turner è la “decana” avendo compiuto 83 anni. Dei Beach Boys originali, tre sono over-80: Al Jardine, Brian Wilson e Bruce Johnston.

E tra i 70 e gli 80 anni: Bruce Springsteen, Roger Waters e David Gilmour (Pink Floyd), Robert Plant e Jimmy Page (Led Zeppelin), Donovan, Brian May e Roger Taylor (Queen), Paul Simon ed Art Garfunkel, Carlos Santana.

E tanti altri.

Speriamo che durino ancora a lungo, visto che negli anni successivi la musica Rock e Pop non ha certo prodotto artisti di questi livelli.

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Gino Strada

E’ morto Gino Strada

E’ improvvisamente morto, all’età di  73 anni, il dottor Gino Strada, fondatore della ONG Emergency. Dopo gli studi di medicina si era dedicato alla chirurgia delle ferite da guerra, soprattutto nei confronti dei civili inermi. Iniziò a collaborare con la Croce Rossa Internazionale in vari teatri di guerra, dai Balcani all’Afghanistan fino al Corno d’Africa.

In seguito Gino Strada aveva fondato la ONG Emergency per la riabilitazione delle persone con danni di guerra. Emergency nel corso degli anni si è sempre distina per la sua presenza, spesso come unico presidio sanitario, nei teatri di guerra, con la costruzione di ospedali e cliniche di riabilitazione.

Una volta Gino Strada affermò di non essere un pacifista, ma di essere contrario alle guerre. Una fine distinzione che gli rende merito.

Vorrei ricordarlo con una sua frase: “Se la guerra non viene buttata fuori dalla storia dagli uomini, sarà la guerra a buttare fuori gli uomini dalla storia”.

Spero sia doverosamente ricordato dallo Stato Italiano come uno degli Italiani migliori degli ultimi decenni, anche da coloro che spesso lo hanno denigrato per la sua opera.

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Pista ciclabile

Ci sono ciclisti a Genova ?

Una domenica pomeriggio a Genova per vedere quanti ciclisti si incontrano partendo da Circonvallazione a Monte e arrivando ai Parchi di Nervi, in entrambi i sensi di marcia, ove possibile

In particolare ho voluto osservare quanti utilizzino le piste ciclabili delle zone di Foce ed Albaro in un giorno festivo ed in un’ora in cui dovrebbe esserci traffico di ogni tipo.

Quelle dell’asse della Val Bisagno le conosco, passando da quelle parti quasi tutti i giorni, e le vedo desolatamente vuote.

Come è noto l’idea delle piste ciclabili è dell’attuale sindaco di Genova Bucci, il quale ha inteso così acquisire la benevolenza, e forse i voti, di uno sparuto numero di ciclisti. E non parlo di quelli che praticano il bellissimo sport del ciclismo, atleti che non si sognerebbero mai di passare per delle piste verniciate con vernice scivolosa (detto da molti di loro), ma di quelli che vorrebbero utilizzare la bicicletta come mezzo di trasporto urbano. Esattamente come accade in molte città italiane, Ferrara, Reggio Emilia, o nel mondo, come Amsterdam, Copenaghen. Ma la differenza è che Genova è una città fatta di saliscendi, constrade spesso strette, marciapiedi a volte inesistenti. In più la maggior parte delle zone residenziali sono in collina, per cui risulta molto difficile risalire al termine della giornata.

Certo, ora esistono le biciclette elettriche, ma sono in numero esiguo rispetto, ad esempio, i motocicli e gli scooter che a Genova sono circa 150.000 e sono il mezzo di trasporto più utilizzato specie nel centro città.

Sorge spontanea una domanda: “perchè rubare spazio al trasporto pubblico e privato e a quello su due ruote (con motore) per agevolare quello di pochissimi ciclisti ? Ne è un esempio lampante Corso Italia, dove da due corsie per senso di marcia con la apertura di una larga pista ciclabile, ora si assiste a perenni code di auto, moto, autobus, etc. E l’ineffabile sindaco (spero per più poco) ha pure partorito l’insana idea di mettere il limite a 30 km/h. Chiunque conosca appena Corso Italia sa benissimo che nessuno rispetta il limite, anzi se qualcuno tendesse rallentare si troverebbe coperto da insulti di chi è dietro, in quanto non è possibile sorpassare.

Comunque per curiosità ho provato a vedere quanti ciclisti incontravo nel tragitto da Piazza Manin a Capolungo, passando per le strade a mare. Una giornata non bella ma calda, molta gente con moto ed auto in giro ma di ciclisti in giro ben pochi. Il primo l’ho incontrato in Corso Marconi, tre, un padre e due bambini in Corso Italia lato mare, poi in Via Cavallotti un ciclista sportivo, e di seguito altri 10 tutti nel senso di marcia levante-centro. In totale 15 ciclisti e nemmeno tracce di biciclette nei vari posteggi incontrati.

Ovviamente le moto e le auto erano molte di più, sia in circolazione che in parcheggio.

Ribadisco il concetto: Genova non è una città di ciclisti. Il servizio pubblico, specie nelle zone collinari è carente, e l’unico mezzo di trasporto urbano per chi si deve recare in centro è quello a due ruote, con motore sia termico che elettrico.

Pertanto avrebbe molto più senso aumentare i parcheggi per moto, favorire la mobilità permettendo di usare alcuni tratti di strisce gialle, levando gli inutili limiti di velocità a 30 km/h tranne che per strade del centro ad alta frequentazione di pedoni.

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Villetta Di Negro

La Villetta Di Negro: un gioiello abbandonato

Villetta Di Negro, per molti genovesi “Dinegro” giusto per risparmiare uno spazio, è un parco comunale al centro della città di Genova, su una piccola collina sovrastante Piazza Corvetto e Piazzale Mazzini, inglobando un tratto i bastioni, detti di “Luccoli”, delle Mura secentesche.

La Villetta su fatta costruire agli inizi del XIX secolo dal marchese Gian Carlo Di Negro ed il parco adornato sia di piante di alto fusto, sia di vialetti con aiuole, che portavano alla villa padronale dalla quale la vista spaziava fino al mare, e con la presenza di numerose statue, secondo lo stile classicheggiante di quel periodo.

Nella seconda metà del XIX secolo, a seguito della morte del marchese Di Negro, il complesso fu acquistato dal e la villa fu utilizzata Comune di Genova, come Orto botanico dell’Università di Genova.

Con i bombardamenti della seconda guerra mondiale, la villa fu  praticamente distrutta, tranne il terrazzamento che dà verso i palazzi di Piazza Fontane Marose, e ricostruita, in stile moderno, negli anni successivi al fine di ospitare il Museo di arte orientale Edoardo Chiossone.

Nel periodo intercorrente tra le due guerre mondiali il giardino fu arricchito sia di piante non autoctone sia di due grotte finte “grotte”, una grande ed una piccola. Fu, inoltre, sistemata la Cascata con la creazione di sbalzi e conche, tali da rendere più scenografico il flusso dell’acqua.

Risale a quel periodo anche la costruzione della “Casa dei giardinieri”, in finto legno ed arroccata tra la voliera grande e la cascata. Ora è del tutto abbandonata o utilizzata come deposito.

Fino agli anni ’60 del XX secolo il giardino presentava diverse specie di uccelli, a partire da cigni e oche nel laghetto accanto all’ingresso di Piazzale Mazzini, per passare ad altri volatili, con diverse specie di pappagalli, nella voliera grande ed in quella piccola.

Alla fine del XX secolo la Villetta Di Negro andò incontro ad un continuo degrado, sia delle strutture, sia per il fatto che non vi erano più giardinieri residenti e, tanto meno, non veniva più effettuato alcun controllo da parte della Polizia municipale.

L’unico spazio utile per il gioco dei bambini, un tempo chiamato “Il Quadrato”, composto da bellissime aiuole, da larghi passaggi e da numerose panchine, divenne, come è ora, una spianata polverosa e coperta di foglie cadute negli anni.

La sommità della collina è forse al momento l’unica frequentata da bambini e loro genitori, in quanto è l’unico spiazzo, e presenta il belvedere detto “La Pagoda”, purtroppo inaccessibile da molti anni, e l’alto pennone della bandiera di Genova.

La parte più nota e visitata da turisti è senz’altro la Cascata scenografica: è stata ripristinata dopo un periodo di abbandono, e meriterebbe un po’ più di manutenzione e pulizia, ad esempio mettendo dei filtri per l’acqua che, come è noto, è in circolo, pompata dal basso all’alto.

Le grotte sono state chiuse da molti anni, sbarrando gli ingressi con cancellate ed ora sono, le grandi, un ricettacolo di immondizia indegna di una città civile, le piccole, essendo fuori dal passaggio, usate da latrina da alcuni visitatori.

Sembra che il motivo della chiusura sia stato l’utilizzo “improprio” in particolare della grotta grande, da parte di tossicomani, sbandati, coppie di vario genere. In effetti in quelle grotte, negli anni che ho frequentato erano luogo di scambio di effusioni tra adolescenti, con relativo passaggio di “osservatori”, ma tutto si svolgeva senza eccessi e senza pericoli.

Lo stato delle aiuole è precario, tranne alcune, la maggior parte sono incolte, i viali sono ricoperti da uno strato di foglie cadute da diversi anni.

Lo stato di incuria delle aiuole ha fatto sì che siano proliferati colonie murine, probabilmente dei ratti, come documentato nel video. In compenso non ci sono più gatti, come un tempo.

I busti degli eroi del Risorgimento, sono stati restaurati da privati, mentre quelli verso ponente, dedicati a personaggi importanti della storia genovese, un tempo sfregiate nel naso per un motivo che non conosco, e note come “I nasi rotti”, sono state rimosse, tranne una, dai piedistalli che ora restano lì testimoni dello scempio.

Nel lato verso l’ingresso prospicente Piazza dei Cappuccini, dopo la prima rampa di scale, vi è una sorta di gazebo metallico con sedili e panchine, un tempo chiamato “Tucul”. Era un luogo di ritrovo, tra gli ann’60 e ’70 del secolo scorso, di molti giovani, in particolare alternativi che colà discutevano di temi sociali e pianificavano le proteste studentesche di quegli anni. Alcune di quei giovani rimasero nel solco della lotta democratica, altri presero la strada della protesta violenta.

In conclusione la è un luogo bellissimo, al centro della città dalla quale si estranea dei rumori, un’oasi di quiete che Villetta Di Negro dovrebbe essere valorizzata molto di più di ora.

In particolare con la pulizia dei viali, la cura delle aiuole e degli alberi, specie quelli monumentali, l’apertura delle grotte, eventualmente con illuminazione, il ripristino della “Pagoda” del belvedere, la vigilanza da parte di agenti della Polizia locale o di volontari, il divieto di accesso ai cani non essendoci un’area destinata (possono sempre andare all’Acquasola), il ripristino del “Quadrato” e la cartellinatura delle piante più importanti con nome linneiano della specie e quello comune.

Ultimo ma non per importanza, il ripristino funzionale dei WC automatici, magari rendendoli a piccolo pagamento.

Sapendo come vanno le cose, come siano insensibili gli amministratori pubblici allo sviluppo e mantenimento del verde pubblico e delle ville e parchi urbani, temo che non farò in tempo a rivedere come era la Villetta Di Negro. Anzi “Dinegro”, come sempre l’ho chiamata.

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Villa Croce

C’era una volta a Villa Croce…..

Villa Croce è una villa ottocentesca con un piccolo parco che si trova nel quartiere di Carignano, un tempo, prima che fossero costruiti il Corso Aurelio Saffi e poi la Fiera del Mare, praticamente sul mare.

A Villa Croce ho passato molte giornate da bambino, accompagnato da mia nonna, e ricordo in particolare una piccola fontana scenografica con una cascatella. L’insieme appariva (ed appare tutt’oggi) come una roccia naturale, scavata dall’azione dell’acqua. In realtà è costruita con pietre legate da malta cementizia.

L’acqua arrivava dall’alto,  scendeva in una vasca dove, se ricordo bene, erano dei pesci rossi, poi attraverso un cunicolo arrivava, con piccola cascata, alla base dove si disperdeva in un tombino.

Niente di straordinario, ma ricordo che giocavo a mettere delle foglie nella vasca e notare quanto ci mettessero ad arrivare alla cascatella. Oppure,con altri bambini, a fare gara a quale foglia arrivasse per prima alla base. Un modo fanciullesco di imparare l’idrodinamica.

Da molti anni la fontana è asciutta, ricettacolo di spazzatura, foglie mai rimosse: un vero schifo. Quella dei giochi d’acqua abbandonati è una costante delle ville e dei parchi storici genovesi. Si salva la cascata di Villetta Dinegro, mi dicono sia stata da poco ripristinata quella di Villa Duchessa di Galliera, ma nelle altre ville, i giochi d’acqua sono ….senza acqua. Anche nei Parchi di Nervi vi sono delle passerelle sui dei piccoli rivi artificiali, tipici dei giardini giapponesi, ma da molti anni aridi come il deserto.

Eppure ci vorrebbe poco per sistemarli, non sarebbe nemmeno uno spreco d’acqua in quanto con una piccola pompa si potrebbe riciclare, ma manca la volontà politica.

Il sindaco Bucci è interessato solo a far aprire supermercati, a creare piste ciclabili in una città dove i ciclisti non ci sono o quasi, ma della manutenzione, pulizia e controllo delle ville e parchi storici non se ne occupa minimamente.

Genova ha bisogno di persone serie e capaci e non di personaggi che mal sopportano la democrazia e le prerogative degli eletti al comune o ai municipi, e che pensano che le decisioni debbano essere prese solo da loro stessi.

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Franco Battiato

In ricordo di Franco Battiato

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Dopo lunga malattia il Maestro Franco Battiato oggi si è spento. Uno degli ultimi grandi autori, compositori e cantanti  della seconda metà del ‘900 e dei primi 20 del XXI secolo.

Artista poliedrico ha spaziato dalla musica d’autore, a quella impegnata -specie nei suoi primi anni di attività-, ad esperimenti di avanguardia, fino alla musica classica e alla ricerca delle sonorità mediterranee.

Alcuni suoi brani sono considerati capolavori unici; per me lo sono “La Cura“, “Prospettiva Nevski“, “I treni di Tozeur“, “Povera Italia” e “Centro di gravità permanente” nei quali l’intreccio tra musica e parole hanno raggiunto vette inarrivabili per molti che oggi si definiscono “Cantautori”.

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Claudio Baglioni

Buon compleanno Claudio Baglioni

Oggi Claudio Baglioni compre 70 anni. Una lunghissima carriera iniziata molto giovane, che ha attraversato diversi periodi della storia recente e che, ci auguriamo, possa continuare a lungo.

Confesso che da giovane Claudio Baglioni non mi piaceva per nulla. Trovavo le sue canzoni melense, troppo leggere, buone solo per i balli alle feste. Per uno che è vissuto nel culto di Fabrizio De Andrè, di Francesco Guccini, Francesco De Gregori e, in parte, di Roberto Vecchioni, canzoni in cui si parlava di “maglietta fine” con accenni di voyeurismo, di “piccolo grande amore” o di “passerotto non andare via“, erano l’esaltazione di una società frivola e disimpegnata nei temi sociali; esattamente il contrario di ciò in cui credevo.

Solo dopo qualche anno, tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, alcune sue canzoni come “Strada facendo“e  “Io sono qui” ed il suo diverso impegno sociale mi hanno fatto rivalutare Baglioni soprattutto come compositore.

Buon compleanno.

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