Fabrizio De Andrè

Le cinque più belle canzoni di Fabrizio De Andrè (secondo me…)

Oggi è una tipica giornata autunnale: cielo grigio, pioggia. Visto che di uscire non ne viene voglia, ho ascoltato un po’ di canzoni di Fabrizio De Andrè e mi sono chiesto: “Quali sono le cinque più belle, ovviamente secondo me ?”. Ci ho messo un po’ a decidere,visto che sono moltissime quelle che mi piacciono, ma alla fine…eccole.

La canzone dell’amore perduto (1964)

 

Crêuza de mä  (1984)

 

Amore che vieni,amore che vai (1966)

 

 

La Domenica delle Salme (1990)

 

La canzone di Marinella (1964)

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Eugenio Montale

Eugenio Montale: 125 anni dalla nascita

Il 12 ottobre 1896 nasceva a Genova, in Corso Dogali, Eugenio Montale, uno dei più grandi poeti del ‘900 italiano. Vorrei ricordarlo con una delle sue più famose poesie tratta dalla raccolta “Ossi di seppia” del 1925.

 

Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

 

Vorrei anche consigliare la lettura del testo “Eugenio Montale, Poesie” curato dal mio insegnante di Lettere del liceo, Angelo Marchese:

Eugenio Montale

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John Lennon

Imagine: 50 anni

Il 9 settembre 1971 uscì negli USA il secondo LP di John Lennon dopo lo scioglimento dei Beatles. L’album conteneva 10 tracce e la prima del lato A era Imagine, che avrebbe dato il nome al disco stesso.

L’11 ottobre 1971 venne pubblicato negli USA ed in Europa il 45 giri di Imagine. E’ da molti (e da me) considerata una delle più belle (forse la più bella) canzone della seconda metà del ‘900. Il disco non ebbe in Italia il successo che avrebbe meritato e che ha avuto postumo, tanto che nella Hit Parade fu superato dal “Ballo del tuca tuca” di Raffaella Carrà e da una canzone di Nicola di Bari.

Il testo di Imagine è un grande inno alla convivenza, alla pace, e contro tutto ciò che divide gli uomini, a iniziare dalle religioni, e può considerarsi il testamento di quel grande autore che è stato John Lennon.

john-lennons-imagine-lyrics

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Vajont

9 ottobre 1963: la tragedia del Vajont

In quell’anno, il 1963, facevo la V elementare. Ricordo benissimo che tornavo a casa da scuola intorno alle ore 17, come sempre di corsa per poter vedere la “TV dei ragazzi” nell’unico canale allora esistente. Accesi la televisione e vidi una scritta che diceva che le trasmissioni erano state interrotte a causa di una tragedia avvenuta in provincia di Belluno e che veniva trasmessa solo musica sacra.

Lì per lì non capii, anzi fui abbastanza contrariato della cosa. Come molti sanno allora le notizie circolavano poco, i giornali del mattino del 10 ottobre non riportavano la notizia in quanto chiusi più o meno all’ora della tragedia, le 22.39, quando dal Monte Toc si staccò l’enorme frana che cadendo nel lago artificiale del Vajont produsse la fuoriuscita dell’acqua che rovinò giù per le valli, distruggendo ogni cosa al suo passaggio.

Solo al tardo pomeriggio del 10 ottobre la televisione iniziò a trasmettere immagini da Longarone ed allora mi resi conto di quanto era successo. Lo stesso avvenne nei giorni successivi, ma ricordo che le riprese ed i commenti erano tutti edulcorati, e già si dichiarava che la frana non poteva essere prevista, che i soccorsi erano stati efficaci, che lo Stato (democristiano) era presente.

In realtà dalle foto apparse sui giornali non di regime il giorno successivo si potevano vedere solo dei soldati con la pala che scavavano nel fango per recuperare corpi inanimati, solo qualche ruspa, qualche camion. E si vedevano anche i superstiti aggirarsi là dove erano le loro case alla ricerca di qualcosa da salvare.

Alla fine i morti furono circa 1900, ma i cadaveri recuperati solo 1500.

La tragedia del Vajont fu la prima accaduta in Italia per la quale, pur con le tecnologie di allora, vi fu una copertura mediatica.

Una tragedia che poteva essere evitata, non costruendo una diga, allora la più alta d’Italia, in un luogo ove erano già avvenute frane. Un’opera voluta per poter coprire le necessità di energia elettrica del Nord-Est dell’Italia, una vera e propria speculazione.

Alla tragedia seguì un lungo processo, fatto anche di intimidazioni di testimoni, di rifiuto da parte di consulenti a formulare perizie difformi da quella ufficiale. Processo che si concluse dopo molti anni con lievi condanne; si disse che le condanne erano di un giorno per ciascuno dei morti.

Sulla tragedia del Vajont sono state scritte molte pagine e prodotti film, pieces teatrali, canzoni. Suggerisco a chi non fosse a conoscenza dei fatti di dare un’occhiata, ad esempio, alla completa voce di Wikipedia dalla quale si può partire per saperne di più.

https://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_del_Vajont

 

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Cesare Pavese

Ricordando Cesare Pavese

Il 27 agosto del 1950 in una stanza dell’albergo Roma di Torino decideva di lasciare questo mondo lo scrittore Cesare Pavese.

E’ stato scrittore di romanzi, racconti, poeta e traduttore e con la sua opera ha percorso gli anni difficili del fascismo, della guerra e della ricostruzione.

A mio avviso è stato uno dei più grandi scrittori del ‘900, raccontando in modo avvincente le Langhe e Torino. La sua poesia è stata innovativa rispetto quella di altri autori del periodo.

Fu fermamente antifascista e per questo fu confinato in un paesino della Calabria.

Purtroppo di Pavese se ne parla poco nella scuola: alcuni docenti ritengono che non sia di facile comprensione, altri semplicemente sostengono di non aver tempo per trattare la seconda metà del ‘900 se non per i “classici” Pirandello, Quasimodo, Ungaretti e Montale): un vero peccato.

 

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Addio a Charlie Watts

Il batterista dei Rolling Stones Charlie Watts è morto oggi all’età di 80 anni. Insieme agli altri membri del gruppo ha percorso una carriera di 60 anni e solo negli ultimi tempi aveva annunciato il ritiro dalla prossima tournèe per le cattive condizioni di salute.

E’ considerato uno dei più grandi batteristi della musica Rock, e, come capita spesso ai batteristi che devono stare dietro gli altri componenti del gruppo, a volte è stato unpo’ oscurato dai suoi compagni, ma sempre mantenendo un sorriso ed una eleganza unici.

Come si dice in queste occasioni: che la terra gli sia lieve.

La morte di Charlie Watts mi porta da una triste riflessione: i grandi interpreti della musica rock e pop hanno tutti un’età avanzata, tale che consiglierebbe un meritato riposo. Bob Dylan ha compiuto mesi fa gli 80 anni, i due Beatles rimasti hanno Ringo Starr 82 anni, Paul McCartney 79. Degli Stones, Mick Jagger e Keith Richards hanno 78 anni.

Tina Turner è la “decana” avendo compiuto 83 anni. Dei Beach Boys originali, tre sono over-80: Al Jardine, Brian Wilson e Bruce Johnston.

E tra i 70 e gli 80 anni: Bruce Springsteen, Roger Waters e David Gilmour (Pink Floyd), Robert Plant e Jimmy Page (Led Zeppelin), Donovan, Brian May e Roger Taylor (Queen), Paul Simon ed Art Garfunkel, Carlos Santana.

E tanti altri.

Speriamo che durino ancora a lungo, visto che negli anni successivi la musica Rock e Pop non ha certo prodotto artisti di questi livelli.

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Gino Strada

E’ morto Gino Strada

E’ improvvisamente morto, all’età di  73 anni, il dottor Gino Strada, fondatore della ONG Emergency. Dopo gli studi di medicina si era dedicato alla chirurgia delle ferite da guerra, soprattutto nei confronti dei civili inermi. Iniziò a collaborare con la Croce Rossa Internazionale in vari teatri di guerra, dai Balcani all’Afghanistan fino al Corno d’Africa.

In seguito Gino Strada aveva fondato la ONG Emergency per la riabilitazione delle persone con danni di guerra. Emergency nel corso degli anni si è sempre distina per la sua presenza, spesso come unico presidio sanitario, nei teatri di guerra, con la costruzione di ospedali e cliniche di riabilitazione.

Una volta Gino Strada affermò di non essere un pacifista, ma di essere contrario alle guerre. Una fine distinzione che gli rende merito.

Vorrei ricordarlo con una sua frase: “Se la guerra non viene buttata fuori dalla storia dagli uomini, sarà la guerra a buttare fuori gli uomini dalla storia”.

Spero sia doverosamente ricordato dallo Stato Italiano come uno degli Italiani migliori degli ultimi decenni, anche da coloro che spesso lo hanno denigrato per la sua opera.

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