La Liberazione di Genova

La Liberazione di Genova

Il 23 aprile 1945 ebbe inizio l’insurrezione che portò nei due giorni successivi alla resa delle forze armate tedesche nelle mani del Comitato di Liberazione Nazionale.

La presenza di militari tedeschi era cospicua per numero, dai 25 ai 30 mila, che per armamenti.

Le forze partigiane di città , inquadrate nei GAP, Gruppi di Azione Patriottica (formazioni legate ai diversi schieramenti politici), utilizzate prevalentemente per azioni di sabotaggio e delle SAP, Squadre di Azione Patriottica simili alle precedenti ma più ridotte nel numero di aderenti. A questi erano pronte ad unirsi le formazioni di montagna, prevalentemente inquadrate nelle Brigate Garibaldi.

Il numero complessivo di insorti non superava, al momento i 5000, con armamenti quasi sempre leggeri.

Nonostante la predominanza di uomini e mezzi il comandante della piazza di Genova, il generale Günther Meinhold, si rese conto che la difesa della città non era possibile e difficile anche la fuga, in quanto le strade che portavano a nord, a partire dalla Camionale per Milano, erano bloccate dai Partigiani. Da sud, pur lentamente, stavano muovendosi le truppe alleate, per cui il generale tentò una mediazione che consentisse ai tedeschi di allontanarsi, in cambio non sarebbe stato distrutto il porto, già minato.

La mediazione fu condotta  dal cardinale Boetto e dal vescovo ausiliare Siri, ma, nella notte del 23 aprile, il CNL bocciò tale proposta dando al contempo l’ordine di sciopero generale e di insurrezione.

Il giorno successivo, il 24 aprile, dalla prima mattina iniziarono gli scontri sia con armi leggere che con mortai. I Partigiani conquistarono diverse posizioni strategiche, seppur non ancora sufficienti a dare il controllo a tutta la città.

Il 25 aprile, dall’alba, ripresero cruenti gli scontri e le formazioni partigiane conquistarono diversi punti strategici. Nel frattempo una buona parte dei militari tedeschi, compreso il comandante, era bloccato nella fuga a Savignone dalle brigate partigiane ivi operanti. Meihnold fu raggiunto da un giovane partigiano, Carmine Alfredo Romanzi, successivamente docente di Microbiologia all’Università di Genova e per anni Rettore magnifico, che gli consegno una lettera del cardinale Boetto ed una proposta di resa al CNL.

Meihnold, vedendo che non vi era possibilità alcuna di ritirata, fece ritorno a Genova e alle 19.30 del 25 aprile si incontrò a Villa Migone, nel quartiere di San Fruttuoso, con i rappresentanti del CNL, e firmò insieme al comandante partigiano Remo Scappini l’atto di resa incondizionata.

Genova fu la prima città italiana a liberarsi da sola imponendo ai tedeschi la resa senza condizioni.

Tre giornate tra le più luminose della storia del ‘900 che oggi, di fronte ai rigurgiti neofascisti, favoriti dal governo fascio-leghista, devono essere degnamente celebrate, in quanto da quella lotta sono nate la Repubblica democratica ed antifascista e la sua Costituzione, considerata una delle migliori al mondo.

Purtroppo l’errore che fu fatto alla fine della guerra fu quello di non estirpare completamente il cancro del fascismo, credendo che una riconciliazione nazionale fosse possibile. Invece, dopo 70 anni, le metastasi si sono riprodotte, sotto una diversa e per certi versi più subdola forma. Questo si evidenzia con il ridimensionare la valenza storica della Resistenza, utilizzando anche falsi storici, cercando di equiparare dal punto di vista ideale sia chi combatté dalla parte giusta che ci fu alleato e complice dei nazisti.

Sappia chi sta portando avanti questo osceno progetto che i nipoti dei Partigiani, educati ai valori della Democrazia e della Resistenza, sapranno fare come i loro nonni, affrontando e sconfiggendo ancora una volta, senza paura né remore, il fascismo in tutte le sue forme.

Atto di resa

“In Genova il giorno 25 aprile 1945 alle ore 19:30, tra il sig. Generale Meinhold, quale Comandante delle Forze Armate Germaniche del settore Meinhold, assistito dal Capitano Asmus, Capo di Stato Maggiore, da una parte; il Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria, sig. Remo Scappini, assistito dall’avv. Errico Martino e dott. Giovanni Savoretti, membri del Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria e dal Maggiore Mauro Aloni, Comandante della Piazza di Genova, dall’altra; è stato convenuto:

  1. Tutte le Forze Armate Germaniche di terra e di mare alle dipendenze del sig. Generale Meinhold si arrendono alle Forze Armate del Corpo Volontari della Libertà alle dipendenze del Comando Militare per la Liguria;
  2. la resa avviene mediante presentazione ai reparti partigiani più vicini con le consuete modalità e in primo luogo con la consegna delle armi;
  3. il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria si impegna ad usare ai prigionieri il trattamento secondo le leggi internazionali, con particolare riguardo alla loro proprietà personale e alle condizioni di internamento;
  4. il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria si riserva di consegnare i prigionieri al Comando Alleato anglo-Americano operante in Italia.

Documento in quattro esemplari di cui due in italiano e due in tedesco

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Euroflora 2022

Il prossimo weekend nei Parchi di Nervi avrà luogo la seconda puntata di Euroflora dell’epoca Bucci. Come è noto dall’edizione 2018 il sindaco decisionista ha voluto spostare la floralie dalla Fiera del Mare, ove si svolgeva dal 1966, ai Parchi di Nervi.

Come è noto i Parchi di Nervi sono dei parchi storici legati alle ville che ancor ora sono presenti e utilizzate a scopi museali. Un bene comune, utilizzato sia dai residenti che da altri genovesi, per l’ampiezza dei prati, la presenza di numerosi specie vegetali catalogate, ampi vialetti ove passeggiare e, last but not least, sede del bellissimo Roseto Viacava.

L’edizione del 2018 sarà ricordata per l’intasamento di auto e autobus dei visitatori, visto che la zona di Nervi non dispone di molti parcheggi, ma soprattutto per i gravi danni apportati alla vegetazione. I prati sono stati calpestati, coperti da alcune strutture espositive spesso di pessimo gusto, tubazioni provvisorie, impianti elettrici.

Più di un anno di lavoro dei pochi giardinieri ci è voluto per riportare i Parchi al loro aspetto naturale. Si sperava che l’esperienza negativa avrebbe condotto l’ineffabile sindaco a riflettere sulla inopportunità di ospitare una fiera all’interno dei Parchi, ma spostarla in luoghi ove fossero meno dannosi gli allestimenti. Invece no, l’ineffabile, visto che le elezioni comunali sono alle porte, ha pensato bene di riproporre la cosa, sperando di arraffare qualche voto da chi ha interessi economici in zona, mentre di certo ne perderà da quelli che sono abbastanza incazzati per la chiusura di oltre due mesi dei Parchi per gli allestimenti e per come verranno lasciati, ovvero da coloro che ritengono che le Ville e i Parchi pubblici siano un bene comune da mantenere, curare e lasciare alla completa e gratuita fruizione dei cittadini.

Per molti anni Euroflora è stata una interessante e sobria iniziativa che si svolgeva alla Fiera del Mare, dove si potevano osservare in allestimenti scenograficispecie vegetali note ed altre sconosciute provenienti da altri paesi.

Personalmente spero che non vi sia una ulteriore Euroflora a Nervi, per lasciare tranquilli i Parchi che meritano di essere visti e vissuti per quello che sono, una testimonianza del passato di una grande città, esattamente il contrario di ciò che vuole Bucci, il peggior reggitore del comune a partire dal Doge Simone Boccanegra ad oggi,

In ricordo di due passate edizioni, 1976 e 1981, pubblico qui delle foto che scattai allora. Si tratta, come è logico, di foto analogiche, nello specifico diapositive, che ho convertito in digitale e, quindi, con una certa perdita di particolari e colori a volte un po’ alterati. Ma sono documenti che ritengo interessanti.

EUROFLORA 1976

EUROFLORA 1981

 

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Lucio Dalla

10 anni senza Lucio Dalla

Il 1 marzo 2012 improvvisamente a Montreux in Svizzera moriva Lucio Dalla.  Ricordo di aver appreso la notizia dalla radio in auto, notizia che veniva data ancora non certa, ma che lo diventò in breve tempo.

Non sto certo qui a celebrare la grandezza di Lucio, lo faranno di certo altri più titolati di me nel campo musicale, ma solo ricordare un incontro che ebbi con lui.

Non ricordo la data, probabilmente nella seconda metà degli anni ’70, o forse i primi anni ’80, il PSI aveva organizzato la festa dell’Avanti! alla spianata dell’Acquasola. Alla Federazione giovanile, della quale ero un dirigente, era stato demandato il compito di coordinare la vigilanza agli ingressi. Come in tutte le feste di partito erano attivi bar, stand gastronomici, librai e, ovviamente, spazio per i dibattiti politici. Clou della festa sarebbe stato il concerto di Lucio Dalla. Si sarebbe dovuto svolgere una sera ed il pomeriggio precedente ero là nel retro del palco dove vedevo i tecnici montare le strumentazioni.

Ad un certo momento vidi arrivare Lucio Dalla, da solo, proveniente dall’hotel in cui soggiornava, il Plaza di Piazza Corvetto. Parlò con i tecnici, fece una prova del microfono e poi scese dal palco e si diresse verso di me ed altri compagni. Con la sua cadenza bolognese chiese: “C’è un tabacchino qui vicino”. Io risposi: “Ce ne è uno  in Piazza Corvetto”. E lui: “Mi fai vedere dove ?”.

Al chè ci avviammo verso uno dei cancelli dell’Acquasola su Via IV Novembre e giù verso Corvetto. Nel breve tratto non avevo idea di cosa dirgli se non che possedevo molti sui dischi (vero in parte: ne avevo sì, ma non tutti), lui annuì sorridendo e quando arrivammo nell’ultimo tratto di Via XII Ottobre, poco prima di Corvetto, vide il busto dedicato ad Aldo Gastaldi, si fermò e mi disse: “Ma chi è?”. Io risposi che era un partigiano, anzi il primo partigiano italiano e che era morto subito dopo la Liberazione in un incidente stradale.

Da lì arrivammo alla tabaccheria, entrò, ne uscì subito e mi disse: “Grazie, vado a riposare in albergo”. Mi diede la mano e ci lasciammo.

Alla sera ci fu il concerto, molta gente, ricordo diverse canzoni tratte dall’album “Automobili” e la famosissima “4 marzo 1943“.

 

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In cima cocci aguzzi di bottiglia

Una delle poesie di Eugenio Montale che quasi tutti gli studenti italiani hanno avuto il piacere di affrontare (quelli della mia età anche studiare a memoria) è “Meriggiare pallido ed assorto“. Una bellissima poesia dei oltre 100 anni fa, esattamente del 1916, pubblicata nel 1925 nella raccolta “Ossi di Seppia” in cui il Poeta espone .

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Lungi da me l’idea di farne la parafrasi, di interpretare il testo, parlare della mancata armonia tra l’uomo e la natura, il “male di vivere“,  la solitudine dell’uomo, chiuso da un’impenetrabile muraglia che sl colmo ha “cocci aguzzi di bottiglia“.

Proprio di quei cocci voglio parlare, in quanto proprio oggi sono passato in una breve crêuza che congiunge Corso Magenta a Via Goffredo Mameli. La crêuza è delimitata nei primi dua tratti da muri di confine oltre i quali vi sono giardini privati. Su quei muri bianchi di calce sono cementati frammenti di bottiglia, colli spezzati, taglienti rivolti verso l’alto ad incutere timore agli incauti violatori delle proprietà che sono oltre il muro.

I cocci di bottiglia sui muri sono tipici dei paesaggi liguri, a Genova anche in piena città. Erano un tempo, ma spesso anche ora, usati in quanto non costavano nulla, rispetto a filo spinato o punte metalliche, bastava un po’ di malta sl colmo del muro e lì si cementavano i cocci. E duravano, non si arrugginivano, erano sempre taglienti anche dopo decenni.

In conclusione non posso esimermi da un ricordo del prof. Angelo Marchese, mio docente di Lettere al Liceo Colombo nei primi anni ’70 del Novecento, purtroppo scomparso da molti anni. Devo a lui, uno dei più importanti studiosi di Montale e il più importante esponente della critica letteraria semiologico-strutturalista, l’interesse che coltivo per la poesia montaliana (e per molte altre cose…).

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I marciapiedi di Via Mameli in Genova

Qualche tempo fa ho percorso Via Goffredo Mameli per recarmi alla Villetta Dinegro. La via è una di quelle che nella mia vita avrò percorso migliaia di volte, avendo abitato per molti anni nei pressi. E’ una salita che porta da Piazza dei Cappuccini a Corso Megenta; nel primo tratto fino all’incrocio con Via Pastrengo (n.b. tutte le strade di quella zona hanno nomi che richiamano il Risorgimento), ed  ai due lati della strada vi sono dei palazzi signorili ottocenteschi, mentre nel tratto superiore il lato di levante è il terrapieno su cui insiste il Corso Magenta e, se ben ricordo, sede della diramazione dell’acquedotto storico, nella parte che poi terminava nel porto di Genova.

La via nel lato di ponente presenta alberi di alto fusto, se non erro Sophora Japonica, con ampie chiome che danno una piacevole ombra nei mesi più caldi. Purtroppo le radici di questi alberi, mai curati nel passato, hanno sollevato le selci del marciapiede in diversi punti. Questo comporta un pericolo evidente di inciampo tanto che costringe a camminare con gli occhi ben fissi a terra.

Sarebbe opportuna una manutenzione straordinaria, ma il Comune di Genova non pare interessato.

AGGIORNAMENTO

Un doveroso aggiornamento. Passando oggi 21 aprile in via Mameli ho visto operai e tecnici di ASTER al lavoro. La maggior parte dei vecchi alberi è già stata tagliata e le radici tolte dal sottosuolo. E’ in avanzato stato la messa a dimora con alberelli di Sophora Japonica che si spera possano ridare dignità alla strada, anche se ci vorranno diversi anni di crescita.

Anche le selci sollevate dalle radici sono state sistemate quasi tutte in modo apprezzabile ed al momento in cui scrivo, 21 aprile 2022, restano da sistemare solo le piante in prossimità dell’innesto con Corso Magenta.

 

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Degrado

Degrado o alluvione ? A Genova basta poco per finire a mollo….

Il 13 Novembre 2021 a Genova, in particolare nelle due principali valli, quella del Polcevera e quella del Bisagno è piovuto, pur non a livello di alluvione, per diverse ore. In alcune zone si sono avuti strade e crêuze ridotte a torrenti e conseguenti allagamenti sia delle strade e delle auto parcheggiate, sia di alcune abitazioni o autorimesse.

Naturalmente i prodi reggitori della città, partendo dal sindaco (“s” volutamente minuscola) Bucci e dei suoi assessori si è scaricata ogni responsabilità sulla imponderabilità dell’evento.

In realtà non si può dare la colpa a Giove Pluvio, in quanto da sempre a Genova a Novembre piove e, a volte anche più del normale. Ma, ripeto, la pioggia del 13 Novembre non è stata eccezionale.

Ed allora di chi è la colpa ?

Indubbiamente la prima colpa risale alla selvaggia urbanizzazione e cementificazione delle colline genovesi, perpetrata negli anni della ricostruzione postbellica, ed ancor più negli anni ’60 del secolo scorso.

Ma la seconda colpa, non meno grave, è da attribuirsi alla scarsa manutenzione dei rivi, delle crêuze, dei sistemi di scarico dell’acqua piovana. Proprio quest’ultima causa è forse la preminente.

Da sempre in autunno cadono le foglie ma a Genova nessuno le raccoglie. Ovvero, se cadono in strade dove possa effettuarsi lo spazzamento meccanico, è possibile che uno o due passaggi annui si verifichino, ma se le foglie cadono ed ostruiscono i tombini là dove lo spazzamento e la raccolta dovrebbe essere manuale, la cosa non avviene o avviene in modo insufficiente.

Ho voluto documentare in un breve video la situazione in uno dei tratti della Circonvallazione a Monte, quello di Corso Solferino adiacente a Villa Gruber. SI vede sul marciapiede e sulla cunetta di raccolta dell’acqua montagne di foglie, terriccio, financo pezzi di manifesti pubblicitari caduti dai loro pannelli.

E tutta la Circonvallazione, fortunatamente ancora alberata, è nelle medesime condizioni.

Ma i responsabili dell’amministrazione comunale non provano un senso di vergogna nel vedere tutto ciò ? Per fortuna tra non molti mesi ci saranno le elezioni e spero che i genovesi abbiano un sussulto di orgoglio e chiamino a governare la città persone oneste e competenti, non certo quelli attuali.

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Fabrizio De Andrè

Le cinque più belle canzoni di Fabrizio De Andrè (secondo me…)

Oggi è una tipica giornata autunnale: cielo grigio, pioggia. Visto che di uscire non ne viene voglia, ho ascoltato un po’ di canzoni di Fabrizio De Andrè e mi sono chiesto: “Quali sono le cinque più belle, ovviamente secondo me ?”. Ci ho messo un po’ a decidere,visto che sono moltissime quelle che mi piacciono, ma alla fine…eccole.

La canzone dell’amore perduto (1964)

 

Crêuza de mä  (1984)

 

Amore che vieni,amore che vai (1966)

 

 

La Domenica delle Salme (1990)

 

La canzone di Marinella (1964)

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Eugenio Montale

Eugenio Montale: 125 anni dalla nascita

Il 12 ottobre 1896 nasceva a Genova, in Corso Dogali, Eugenio Montale, uno dei più grandi poeti del ‘900 italiano. Vorrei ricordarlo con una delle sue più famose poesie tratta dalla raccolta “Ossi di seppia” del 1925.

 

Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

 

Vorrei anche consigliare la lettura del testo “Eugenio Montale, Poesie” curato dal mio insegnante di Lettere del liceo, Angelo Marchese:

Eugenio Montale

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