Con i fascisti non si discute, con ogni mezzo li si combatte
Nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso, agli inizi della mia carriera di docente, ebbi l’occasione di conoscere e di frequentare per un paio d’anni un anziano collega. Il suo nome era Carlo, ci accomunava, oltre il lavorare nel medesimo corso, pur in materie diverse, il fatto di essere entrambi iscritti al Partito Socialista Italiano.
Ovviamente le nostre storie erano diverse: io proveniente dall’esperienza del ’68 e degli anni successivi, lui da quella ben più difficile di confinato durante gli anni ’30, a causa delle sue idee, e poi Partigiano nelle Brigate Matteotti.
Nelle “ore buche” o in attesa di consigli di classe e scrutini, avemmo l’occasione di parlare. Lui era molto interessato al momento politico che si stava vivendo, in particolare all’interno del PSI: l’avvento di Craxi, all’elezione di Pertini a Presidente della Repubblica, il governo di centro-sinistra, le lotte operaie. Io, oltre a ciò, a conoscere il suo passato: la vita al confino, se ben ricordo per 2 anni in un paesino dell’Appennino, la sua esperienza nelle file della Resistenza.
Ma non è di questo che intendo parlare, ma di alcune considerazioni da lui fatte e che mi tornano in mente in questo complicato periodo della storia del nostro Paese.
Carlo, mi disse una volta, con voce ferma quanto seria: “Sai quale è stato il nostro più grande errore dopo il 25 Aprile ? Quello di esser e stati troppo buoni, di aver pensato che dopo la guerra bisognava per forza pacificare il Paese, lasciando nel dimenticatoio molte delle responsabilità che hanno avuto i nostri nemici. A differenza del nazismo, per il fascismo non c’è stata una Norimberga, solo pochi sono stati giudicati, ancor meno quelli che hanno pagato con la vita le loro efferatezze, le loro responsabilità. Poi c’è stata anche l’amnistia di Togliatti, e tutto è finito lì.
D’accordo, c’era da ricostruire l’Italia, c’erano forti condizionamenti da parte degli Stati Uniti che paventavano l’avvicinamento dell’Italia all’URSS, forse anche un desiderio di dimenticare in fretta, ma è stato un errore gravissimo, perché i fascisti rimasero tali, o appena trasformati esteriormente, come il MSI. Le leggi contro la ricostruzione del partito fascista c’erano, Costituzione e Legge Scelba, ma applicate non completamente. E quelli, liberi, hanno avuto figli che spesso hanno educato a quella criminale ideologia.Ed i loro nipoti, ugualmente.
Vedrai, prima o poi ritorneranno, magari non più con la camicia nera, ma sempre con le stesse idee liberticide e antidemocratiche, contro le quali abbiamo combattuto e molti nostri compagni sono morti.
Il fascismo è stato un cancro, bisognava estirparlo alla radice, non lasciando viva alcuna delle sue cellule, affinché non nascessero metastasi.”
A distanza di 40 anni e più mi vengono in mente queste parole. Carlo aveva ragione: le cellule metastatiche si sono riprodotte, alcune in modo più evidente, utilizzando la simbologia e le parole del fascismo del ventennio, altre in modo più subdolo, sotto le spoglie del sovranismo, del razzismo e del suprematismo.
E contro di queste bisogna essere pronti a difendere la democrazia, la libertà, i diritti umani, esattamente come fecero nel 1943 gli uomini e le donne che diedero vita alla Resistenza.
Non bisogna aver paura di dirlo: come scrisse il Partigiano Sandro Pertini “Con i fascisti non si discute, con ogni mezzo li si combatte”.