Alcuni fatti preoccupanti sono avvenuti nei giorni scorsi: Il primo è avvenuto una decina di giorni fa a Salerno, nei pressi di una piazza ove doveva tenere un comizio il ministro leader della Lega (Nord ?) Salvini. Dai balconi di una casa è stato esposto da alcuni ragazzi uno striscione rosso che riportava un verso della celebre canzone di Pino Daniele ‘O scarrafone, scritta nel 1991, “Questa lega è una vergogna“.
Una semplice frase di dissenso politico, non certo un insulto. Ciò nonostante alcuni agenti della Digos sono entrati nella casa ed hanno rimosso lo striscione sotto lo sguardo impaurito della anziana proprietaria dell’appartamento.
Qualche giorno dopo, a Brembate, in provincia di Bergamo, altri giovani hanno appeso a due finestre un lenzuolo con la scritta “Non sei il benvenuto“. Anche in questo caso, dovendosi tenere lì vicino un comizio dell’onnipresente Salvini, altri agenti della Digos hanno fatto intervenire i vigili del fuoco che, utilizzando una gru a cestello, hanno levato lo striscione.
Proteste da parte dei dissidenti, ma anche dei rappresentanti sindacali dei vigili del fuoco che hanno sottolineato che la rimozione non rientra nei loro compiti, non essendoci una situazione di pericolo.
Solo dopo qualche giorno il questore di Bergamo ha chiarito che la rimozione del lenzuolo/striscione è avvenuta solo per precauzione, per impedire che la scritta potesse creare risentimenti da parte dei leghisti accorsi (sempre meno) al comizio.
Le domande che mi sento di fare e che giro al questore di Bergamo ed al Capo della Polizia Gabrielli, anche se difficilmente leggeranno, è questo: Chi ha deciso che la scritta potesse essere causa di risentimenti, quando nemmeno c’era scritto chi non fosse benvenuto ? Poteva essere indirizzata al maltempo, alla suocera, alla parietaria ? Perchè immaginarla destinata a Salvini ? Forse troppa accondiscendenza nei confronti del proprio ministro ?
E poi, perchè ogni critica o civile contestazione nei confronti del leader leghista è subito repressa, sia anche semplicemente un fischio o cantare “Bella ciao“, mentre a Verona a fine marzo un leghista ha minacciato ed insultato una poliziotta e non è stato nemmeno fermato ? O perchè striscioni di organizzazioni nazifasciste come CasaPound o Forza nuova insultanti Papa Francesco in via della Conciliazione sono stati tollerati ? Per non dire di quelle ridicole commemorazioni in orbace e con saluti romani presso la tomba del criminale Mussolini, fatti che, comunque, configurano il reato di apologia del fascismo ed i cui responsabili mai sono fermati e denunciati dai prodi agenti della Digos ?
Ma veniamo al fatto più grave. Una docente di Lettere dell’ITIS Vittorio Emanuele III, in Palermo, (a proposito: ma esistono ancora scuole intitolate al secondo criminale che firmò le leggi razziali e che scappò vigliaccamente da Roma ?) nell’ambito delle attività per la Giornata della Memoria fece fare ad una delle sue classi, se non erro una prima, una ricerca sulle leggi razziali del 1938. La ricerca, svolta in autonomia e solo con la supervisione della docente si completò in una presentazione. In tale presentazione una slide, qui riportata, metteva a confronto le leggi razziali del 1938 con il “decreto sicurezza” del governo attuale.
Non risulta che vi fossero esplicite accuse di fascismo per gli attuali governanti, in particolare per Salvini; tuttavia in un account social legato al mondo neofascista è stata riportata la notizia e subito esponenti leghisti sono insorti chiedendo al ministro dell’Istruzione di intervenire. Alla fine di una veloce inchiesta l’Ufficio scolastico provinciale ha sanzionato la docente per “Omessa vigilanza degli alunni” con la sospensione per 15 giorni.
Per prima cosa vorrei dichiarare la mia totale solidarietà alla Collega ed ai suoi alunni e la più completa disapprovazione a quanto deciso dal MIUR.
La mia solidarietà in quanto non vedo nulla di male confrontare le leggi razziali del 1938 con il “decreto sicurezza” e con quello che sta per essere proposto, per evidenziarne le differenze ma anche le simili connotazioni razziste.
Se le leggi del 1938 erano indirizzate agli Ebrei, espellendoli dalle scuole, dalle università e dalle professioni liberali, ponendo le basi per quello che accadde pochi anni dopo con le deportazioni, i decreti attuali hanno come obiettivo colpire esseri umani provenienti da paesi in guerra, ove vi siano discriminazioni religiose o, semplicemente, la fame, ostacolando ogni possibile inserimento nel tessuto sociale, bloccando le iniziative di salvataggio in mare, contro ogni legge del mare e ogni sentimento di umanità.
L’articolo 33 della Costituzione ha nel suo incipit: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.” Ne consegue che la docente di Palermo aveva ed ha tutto il diritto di insegnare, in modo assolutamente libero, cosa fossero le leggi razziali ed anche di raffrontarle con altre leggi o decreti dei giorni nostri. Un raffronto non prevede che vi sia uguaglianza totale, ma, appunto, vedere se vi siano delle correlazioni o delle differenze.
Non risulta che la collega abbia cercato di inculcare nei suoi alunni le proprie idee, tanto è vero che la sanzione è per “omessa vigilanza degli studenti”. In pratica le si dice: “Doveva stare attenta che nessun alunno criticasse Salvini“.
Quanto accaduto è davvero scandaloso: la frazione leghista del governo sta cercando in tutti i modi di silenziare le critiche e le contestazioni che, invece, stanno montando sempre più. Vorrebbero nella scuola il ritorno ai “balilla”, al “pensiero unico: Dio, Patria, Famiglia”, al negazionismo sugli orrori del nazifascismo e al minimizzare l’importanza della Resistenza nella liberazione dell’Italia.
Non ho alcuna intenzione nel nascondere la mia completa avversione a Salvini, che giudico razzista, anti-democratico, anti-europeista, sovranista, cinico, misogino, omofobico e odiatore seriale; e queste, per me, sono le caratteristiche di un fascista. Forse un fascista diverso da quelli delll’avvento della dittatura o da quelli repubblichini, ma non di meno pericoloso per la democrazia.
Quindi ben venga chi lo contesta in modo non violento, chi ne metta in evidenza le malefatte (vedi ad esempio l’uso indiscriminato di mezzi della polizia per recarsi a comizi di partito), sperando che questa forma di Resistenza sia sufficiente.
Se ciò non dovesse essere sufficiente, bisognerà ripercorrere le strade dei nostri padri o nonni che seppero con indomito coraggio e senza pensare alle conseguenze, lottare fino alla vittoria finale contro i nazisti ed i fascisti.